Attraversando questo
giardino, qui e ora, dico ai ragazzi, oggi quanto c’è di
nostro? Ogni cosa. Gaiev e Liuba, fratelli
affezionatissimi, devono vendere la casa della loro
vita. Ci sarà un’ asta, ma questa perdita è troppo
grande per pensarci con responsabilità, e allora si fa
passare il tempo, un tempo che scorre diverso per
ciascuno. Si arriva tardi a tutto. Lopachin ha fretta, è
nel presente, vuole far evolvere il suo stato sociale.
Trofimov (Petia) guarda solo avanti, il futuro è sempre
distante, e porta Ania con sé a sognare, così come sogna
Duniasa, fuori luogo, cameriera e dama di compagnia, con
le mani troppo bianche e non abituate alla fatica.
Iepichodov è un contabile di casa, uno che ha sempre
vissuto di soldi virtuali, sfortunato, goffo, buffo, ma
troppo consapevole per non soffrire. Varia, figlia
adottiva, zelante regina della casa, governa e fa
economie, sogna -pure lei- di sposarsi con Lopachin, ma
non può farla lei la dichiarazione, non si fa. Poi c’è
Charlotta, zingara nell’animo, che attraversa le stanze
su fili immaginari, i suoi ricordi sono nel mondo, fra
salti mortali, palloncini trasparenti e giochi di
prestigio, ed è questo che porta alla gente di questa
casa, un po’ di distrazione, lei che distratta non è,
che osserva Gaiev ( con cui forse ha una storia di
compagnia),osserva tutto, e tutto sa. E che “no, questa
volta non parto, ho trovato una casa e resto qui, sola,
come mi sono sentita sempre”. Quanto attuale è allora
questo Giardino?
Le porte di questa casa, di questo presente, si
chiuderanno, ma qualcosa, lì fuori, succederà. |