Il
mito della razza ariana veniva profondamente messo in
crisi da questo "catalogo" di umanità, suddiviso in
sette sezioni: i Contadini, i Commercianti, le Donne,
Classi e Professioni, gli Artisti, le Città e gli Ultimi
(homeless, veterani, ecc.). Una visione plurale della
società degli anni della Repubblica di Weimar, che tanto
cozzava con gli ideali del partito di governo.
Michael Somoroff ha voluto interpretare a livello
fotografico e video l'opera di Sander. L'autore
americano ha lavorato in post-produzione sui lavori
storici, cancellando digitalmente le figure narrate. E'
un lavoro concettuale, ma anche umanista, che vuole
giungere all'essenza dei luoghi ed all'intrinseco
rapporto tra la presenza antropica ed il paesaggio.
Un'azione all'apparenza arbitraria, ma che denota come
Somoroff abbia intimamente compreso la lezione del
tedesco, che non si voleva limitare ad un semplice
ritrattismo, comune a parte della fotografia dell'epoca.
Pur facendo emergere l'horror vacui di strade
silenziose o il silenzio degli interni vuoti delle case,
la figurazione dei tratti tipici di quella determinata
società rimangono inalterati, rendendone un'immagine che
tanto sa parlare di identità. La mostra è curata da
Julian Sander e Diana Edkins
La seconda rassegna "L'uomo e la terra. Luci e ombre" è
dedicata al fotografo contemporaneo Edward Burtynsky
e curata da curata da Enrica Viganò con Carlo Sala.
L'autore canadese, fin dall'inizio della sua carriera
trentennale si è sempre confrontato con la natura in
trasformazione e in particolare con l'effetto del
progresso sul paesaggio.
Pochi autori della contemporaneità, come lui, hanno
saputo cogliere un nuovo senso del sublime nei panorami
manipolati dall'industrializzazione e dallo sfruttamento
delle risorse naturali, portando lo spettatore a
interrogarsi sugli effetti del consumismo esasperato. Le
sue immagini raccontano dello sfruttamento delle risorse
del pianeta, restituendo un paesaggio trasformato e
ferito.
Fotografie che sono una metafora dell'eterna
contraddizione dell'uomo, che da sempre prende dalla
natura ciò che gli serve per "migliorare" la qualità
della vita, ma inevitabilmente ne causa il
deterioramento. Le opere di Burtynsky si fondano su un
sottile equilibrio, figurando questi eventi tramite
immagini dal fortissimo impatto estetico. L'uso di
un'iniziale "bellezza" dell'immagine crea un'empatia tra
opera e fruitore, che spinge inconsciamente verso una
dimensione riflessiva. Un gioco che sfiora la
contraddizione: dietro una magnificenza compositiva, si
celano paesaggi che contengono il dramma di
un'insostenibilità giunta al limite.
Le circa trenta opere di grandi dimensioni esposte nella
mostra, manifestano questo incontro-scontro mediante la
presentazione di luoghi dal valore emblematico come le
miniere di nichel, lo sbancamento delle cave, i cimiteri
di relitti navali o le imponenti costruzioni delle nuove
città asiatiche. Luoghi lontani tra loro come gli Stati
Uniti, la Cina, il Canada o il Bangladesh divengono
teatro delle medesime problematiche universali.
Ultimo membro di una storica famiglia di artisti,
Emma Ciardi si inserisce nell'alveo della trazione
veneta del vedutismo portata avanti anche dal padre
Guglielmo, esponente della "scuola veneziana dal vero".
Nella sua ricerca è evidente il tentativo di sintesi tra
due "mondi" distinti, il realismo dell'Ottocento e
l'avanzarsi della modernità. Nella mostra "Emma Ciardi.
L'opera fotografica tra Venezia e Refrontolo", curata da
Carlo Sala, per la prima volta viene svelata la sua
attività di fotografa grazie alle immagini proveniente
dal Fondo Pasinetti del CISVe di Venezia.
Per la Ciardi l'uso del mezzo fotografico possiede vari
significati e prima di tutto è sintomo di tradizione:
tutto il vedutismo lagunare si approccia alla fotografia
(o protofotografia) come inevitabile strumento per
catturare la realtà. Ma per l'artista il vero è
l'imprescindibile base di partenza di ogni quadro, anche
quando viene stratificato e implementato da elementi
narrativi, come nei suoi famosi personaggi
settecenteschi. La sua struttura pittorica viene creata
attraverso una forte sapienza cromatica che rende grande
finezza nella trattazione delle qualità atmosferiche. Un
gioco di luci ed una vividezza dei toni che non è solo
funzionale all'impressione del momento, ma è strumento
per la creazione di una visione che inizia a possedere
dei caratteri introspettivi. In un tale contesto, la
fotografia di Emma Ciardi non può essere vista come una
semplice attività strumentale alla ricerca pittorica.
Accanto ad alcuni scatti prettamente documentativi, vi
sono immagini in cui l'autrice tenta di utilizzare le
funzionalità di questo mezzo avvicinandoli alla sua
poetica di pittrice.
Il percorso composto da trenta lavori, si esplica
attraverso tre tematiche portanti. Innanzi tutto le
visioni della città di Venezia, in cui appaiono colti
canali, navi e bacini indugiando sul fascino dei
riflessi nell'acqua del mare. Molto affascinanti gli
scatti dei giardini - soggetto tipico dei quadri di Emma
- popolati da statue antiche che rimandano a un gusto
per la classicità. Infine gli scatti realizzati a
Refrontolo, paese della campagna trevigiana dove ha
trascorso gli ultimi anni della sua vita. Immagini in
cui appare una visione più rigorosa della realtà e
sembra celarsi un diverso approccio al paesaggio, ora
rurale e spartano, senza i decori e gli elementi
decorativi del passato.
L'intervento di Cristina Treppo, intitolato Lo
stato incerto delle cose, chiude le esposizioni a
Villa Brandolini. L'artista lavorerà con delle opere
ibride, realizzando delle installazioni site specific
che contemplino in esse l'immagine fotografica. Le
sembianze di oggetti quotidiani perdono nel suo lavoro
la loro valenza funzionale, divenendo simulacri evidenti
per la costruzione in senso evocativo di una memoria
collettiva.
Il percorso espositivo della seconda edizione di F4
prosegue nei suggestivi spazi espositivi del
Lanificio Andretta a Follina, attraverso l'opera di due
autori contemporanei italiani della scena emergente:
Michele Cera e Massimo Sordi. Il primo, con
la serie di scatti "Dust" documenta il peculiare volto
dell'Albania odierna. Interrogandosi sulle architetture
"senza qualità", l'autore ci narra di un paese in cui la
vita quotidiana si accompagna ad un profondo senso di
abbandono. Immagini scarne e minimali raccontano di
luoghi marginali popolati da edifici fatiscenti o
incompiuti. Sono raffigurati paesaggi fragili e
perennemente in bilico come le esistenze delle genti che
popolano quelle terre.
Massimo Sordi, autore profondamente legato all'India,
rivela con le sue fotografie la complessità di questa
nazione. Un paese che non vuole abbandonare le proprie
tradizioni e al tempo stesso che sta gestendo delle
profonde mutazioni sociali legate al progresso e alla
globalizzazione. La mostra si compone di scatti in
bianco e nero che sono un lungo viaggio dalle grandi
megalopoli in continua crescita ai remoti villaggi delle
regioni rurali.
F4_un'idea di fotografia
"August Sander - Michael Somoroff. Assenza di Soggetto";
"Edward Burtynsky. L'uomo e la terra. Luci e Ombre";
"Emma Ciardi. L'opera fotografica tra Venezia e
Refrontolo"; "Cristina Treppo. Lo stato incerto delle
cose". Villa Brandolini, Solighetto di Pieve di Soligo
(Treviso), Piazza Libertà n°7.
"Michele Cera. Dust"; "Massimo Sordi. Indian Photographs.
Antico Lanificio Andretta - Nuovi Spazi Espositivi, Via
Padre Anacleto Milani.10 giugno - 16 settembre 2012.
Evento promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri con
Comune di Pieve di Soligo e Follina. Con il patrocinio
di FIAF, GAI e TRA, Centro studi Usine e Enzimi. In
collaborazione con: Admira, Milano; Feroz Gallery, Bonn;
CMC, Milano; CISVe, Venezia e con il supporto di
Associazione Amici Fondazione Fabbri, Associazione Amici
per Solighetto, Associazione culturale Careni e FAST.
Rassegna inserita in RetEventi Cultura Veneto con il
patrocinio di Provincia di Treviso e Regione del Veneto.
Orari di apertura: giovedì, venerdì e sabato 16 - 20,
domenica e festivi 10 -12 e 16 - 20.
Ingresso: Intero euro 6,00. Ridotto euro 4,00 dai 14 ai
25 anni; over 65; studenti universitari; aderenti FIAF;
gruppi di almeno 15 persone. Gratuito minori di 14;
portatori di handicap con accompagnatore; giornalisti
con tesserino.
Info mostra:
tel. +39 334 9677948 -
eventi@fondazionefrancescofabbri.it
www.fondazionefrancescofabbri.it
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