Il
corredo illustrativo della Divina Commedia, disegnato
dal francese Gustave Doré (Strasburgo 1832-1883)
attorno al 1861-68, è certamente il più popolare in
assoluto, ancora oggi: la fama è dovuta anche alla
prevalente attività d'illustratore d'opere letterarie
(Milton, Rabelais, Balzac, La Fontaine, Cervantes,
Bibbia, Ariosto) espletata come pittore e incisore che,
con tratti robusti, marcati e decisi, coglie con
virtuosismo romantico gli aspetti più realistici
dell'opera dantesca, nonostante il predominio dei toni
cupi anche al di fuori dell'Inferno.
Nel 1876, quindici anni dopo la prima pubblicazione di
Doré, Scaramuzza termina le proprie tavole sulla
Commedia. Da allora numerosi critici hanno tentato un
confronto tra i due artisti, con l'obiettivo di
decretare quale fosse il migliore, con esiti non sempre
a favore del grande Doré.
Luciano Scarabelli (1806-1878), letterato, storico e
uomo politico, tiene nel 1869/70 all'Accademia di Belle
Arti di Bologna un corso di lezioni che ha come oggetto
proprio il confronto fra le tavole scaramuzziane e
quelle dell'avversario francese. L'intento di Scarabelli
è dimostrare che il parmense, maggior conoscitore di
Dante, sia riuscito a rendere meglio ambientazioni,
personaggi e pathos della Divina Commedia. Secondo
Scarabelli due sono gli elementi che portano Scaramuzza
a "vincere" la tenzone: la sua profonda conoscenza della
Divina Commedia e la "maledizione del far presto" che
caratterizzava il francese (che riuscì a compiere 30.000
disegni in 18 anni e presentò per primo al pubblico, nel
1861, le proprie opere). Grazie anche alla sua grande
ammirazione per Dante, Scaramuzza riesce a rendere al
meglio anche i minimi particolari che
caratterizzano i versi del Poeta; sintetizza Scarabelli:
"Io vi invito ad esaminare meco quanto giustamente si
rumoreggi in Italia la fama del francese Doré quale
illustratore di Dante, e quanto ingiustamente si lasci
da parte Francesco Scaramuzza, italiano da Parma".
Uno dei più significativi illustratori danteschi del
Novecento è Amos Nattini (Genova 1892 - Parma
1985); a partire dal 1919, incoraggiato da Gabriele
D'Annunzio, egli realizza una grandiosa serie di cento
tavole che costituiscono l'illustrazione d'una speciale
edizione della Divina Commedia e vengono esposte a
Parigi, Nizza e L'Aja, riscuotendo ovunque un notevole
successo.
Nattini usa le tecniche più innovative e un linguaggio
figurativo originale lontano da qualsiasi imitazione,
rinunciando al bianco e nero a favore del colore
(acquerello e olio) per immergere il proprio segno
grafico e potente in una dimensione quasi fantasy di
sospensione e di incanto, dove il dramma è più accennato
che realmente descritto. La sua pittura è minuta e
delicata, con una pennellata lineare da miniatore, ma a
più strati, un velo sull'altro, richiamando così il
Divisionismo, filtrato dal rigore mentale dell'artista,
dalle atmosfere irreali create sapientemente, dove egli
mette a fuoco allucinazioni dello spirito grazie alla
precisione del segno e all'evocatività del colore.
L'interesse di Nattini per Dante si estende per una
ventina d'anni e si estrinseca al meglio quando egli si
ritira nell'ex eremo benedettino di Oppiano di Gaiano
(Parma), dove fissa la sua casa-studio. Le sue figure
dantesche, d'intonazione liberty ed "eroica",
risentono del clima dannunziano dell'epoca e i suoi
personaggi tendono ad apparire quasi superuomini,
attitudine ben espressa proprio da D'Annunzio nella
dedica sul frontespizio delle Laudi: "Ad Amos Nattini,
che sa come l'Arte moderna domandi un'anima eroica,
offro queste grida verso gli eroi" (Parigi, maggio
1914). La sua arte, che rivela grande cultura, affonda
le radici nel Rinascimento, in un senso di perenne
primavera e di giovanile spensieratezza tratto da
Botticelli e mediato da Michelangelo, anche se i modelli
di umanesimo classico sono da lui rivissuti non senza
fascinazione per il Decadentismo. Il suo Inferno ha
un'impostazione cupa e "scottante", ma il suo viaggio
artistico, diversamente da Doré, sa ben differenziarsi
nell'approdare agli esiti luminosi e spirituali del
Paradiso.
DIVINA COMMEDIA. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini
Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi.
Catalogo Silvana Editoriale con saggi di Emanuele
Bardazzi e Francesco Parisi, Mauro Carrera, Cinzia
Cassinari, Anna Mavilla, Stefano Roffi.
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca
4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 31 marzo al 1° luglio 2012. Aperto anche tutti i
festivi.
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la
biglietteria chiude alle 17) -
sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la
biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto il
lunedì di Pasqua.
Ingresso: euro 9,00 valido anche per le raccolte
permanenti - euro 5,00 per le scuole.
Catalogo mostra 330 pagine a colori euro 30,00 (sconto
10% a chi consegna biglietto bus da Parma)
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 /
848148 Fax 0521 848337
info@magnanirocca.it
www.magnanirocca.it
Ristorante nella corte del museo tel. 0521 848135
Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla
mostra con guida specializzata; non occorre prenotare,
basta presentarsi alla biglietteria. Costo euro 12,00
(ingresso e guida).
Ufficio Stampa: Studio ESSECI - Sergio Campagnolo tel.
049 663499 -
www.studioesseci.net
(per ulteriori informazioni e immagini)
info@studioesseci.net
La mostra è realizzata grazie a: FONDAZIONE CARIPARMA,
CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE
Con il sostegno di: CAMPUS S.p.A.
Sponsor tecnici: Angeli Cornici, Aon Artscope
Fine Art Insurance Brokers, Mauro Davoli fotografo,
Gazzetta di Parma, Kreativehouse, Hotel Palace Maria
Luigia, SINA Fine Italian Hotels, TEP,
Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico |