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Ricchi e gustosi piatti accompagneranno il legume
che verrà servito nella particolare “zuppa di cicerchia in
pagnotta”. Non mancheranno i passati di verdure, piatti poveri e
gustosi che ci ricordano le radici del nostro vissuto. La Festa
della cicerchia sarà un viaggio fatto di ricordi e sensazioni,
di odori e sapori, di calore umano e semplicità, di mani callose
che impastano, che seminano e che raccolgono.
Tanti altri saranno i piatti del menù dell’evento gastronomico:
maltagliati, frascarelli, guanciale, polenta, pancetta in
salmì, vincisgrassi, stoccafisso, tagliatelle con anatra,
cresce, coniglio in porchetta, spezzatino, trippa, la
panzanella, brustenga, nonché vari dolci preparati con farina di
cicerchia, il tutto accompagnato dall’ottimo Verdicchio delle
generose colline marchigiane. |
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Coltura in
via d’estinzione, la Cicerchia è stata recuperata grazie alla volontà di chi non
vuol perdere traccia del nostro passato. Così la cooperativa Bona Usanza,
formata da un gruppo di giovani agricoltori, ha deciso, a fin anni novanta, di
riunirsi per salvare un legume storico del territorio, la cicerchia e per
assicurare la produzione della "lonza di fico" conosciuta anche come salame di
fico.
Attorno a
questi due prodotti principali negli anni si sono aggiunte altre piccole
produzioni, come la sapa: un concentrato di mosto che oggi viene usato per i
dolci, ma nei tempi passati, grazie alla sua capacità nutrizionale veniva
utilizzato per condire la polenta. L’agresto: chicchi piccoli, verdi, duri,
raccolti in piccoli grappoli tondeggianti che i contadini prendevano a fine
novembre per schiacciarli e farne una salsa a base acida per insaporire le
verdure bollite. Il Fagiolo Solfino piccolo, rigonfio, giallo pallido (come lo
zolfo), in passato diffuso nelle regioni dell’Italia centrale (Marche, Toscana e
Umbria), negli ultimi decenni è stato riportato in vita e coltivato in diverse
aree. Ora è tornato che è tornato a rivivere a Serra de’ Conti. Il Quarantino,
tipico granoturco coltivato nelle campagne marchigiane fino agli anni Sessanta
del secolo scorso quando fu sostituito dagli ibridi per la loro maggiore
redditività. Molti però non hanno dimenticato il sapore lieve, le sensazioni
quasi cremose al palato, le note sottili di tostatura, la dolcezza complessiva
della polenta fatta con questa varietà di granoturco.
La
cicerchia, protagonista della festa, ha origine nel Medio Oriente. I greci la
chiamavano lathiros, per i romani era cicercula. In Italia erano diffuse una
ventina di specie, coltivate nel centro e sud. Nel tempo la produzione si è
progressivamente ridotta, fino quasi a scomparire. La varietà preferibile, per
la facilità di cottura ed il sapore, è minuta e giallognola. Si semina in
primavera, all' inizio di aprile, e si raccoglie alla fine di luglio e inizio
agosto. Non ha bisogno di colture particolari, cresce anche in condizioni
difficili, resiste alla siccità, si adatta a terreni poco fertili, a temperature
basse.
Attorno a
questo legume, oggi, si sono riunite numerose attività. La cooperativa Bona
Usanza è una di queste. È nata infatti una rete, definita le Cicerchie d’Italia
che riunisce, ad oggi, i territori di Anacapri (NA), Campodimele (LT),
Castelvecchio Calvisio (AQ) e Frigento (AV) che da sempre producono questo
prezioso legume. La Cicerchia è un presidio Slow Food. E dopo aver soddisfatto a
volontà il palato, vale la pena fare una passeggiata per le vie del paese alla
scoperta delle varie mostre fotografiche e pittoriche, delle lavorazioni di
artigianato artistico e del suggestivo Museo delle Arti Monastiche (www.museoartimonastiche.it)
, che per l’occasione resterà aperto con orario continuato. Tutte e tre le
serate saranno allietate dalla presenza di cantastorie, artisti di strada e
gruppi folkloristici che sfileranno in costume e si produrranno nell’esecuzione
di canti e balli tipici. Per informazioni dettagliate sulle iniziative e sui
menù proposti dalle numerose cantine è possibile visitare il sito
www.cicerchiadiserradeconti.it
Info 3408505381 |