Volti,
talvolta scarni e privi d’identità, atemporali e quasi eterei,
si alternano - scrive il curatore Giovanni Scucces nella sua
presentazione in catalogo - a ritratti dalle linee più distese,
“tarate”, in cui l’adesione al soggetto è scrupolosa, in alcuni
casi sorprendente, segno tangibile di un percorso evolutivo e di
ricerca in pieno svolgimento.
Negli scenari campestri, invece, “potrebbero essere ravveduti
l’influenza e il richiamo esercitati dal proprio luogo
d’origine”, in opposizione alle visuali architettoniche ove
“scorgere la grande voglia di evasione da una piccola realtà
come quella iblea, a favore dell’ambiente cosmopolita di una
grande metropoli, figurata dalle baracche ai margini di
periferia e ancor più dai palazzoni così tanto simili ai
parallelepipedi da lui disegnati”. Si tratta di
“rappresentazioni visionarie di luoghi privi del genius loci,
senza identità”.
La mostra rimarrà allestita fino al 15 febbraio e potrà
essere visitata dal martedì al venerdì dalle ore 17.30 alle
20.30, sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore
17.30 alle 20.30. |
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