Com'era
Socrate? Dice Alcibiade nel Simposio che in apparenza
era come quelle scatole in terracotta in forma di satiro
che aperte mostrano l'immagine in oro di un dio.
“APOLOGIA” di Socrate – riferita dal
testimone PLATONE
nuova lettura italiana di
MARIO PROSPERI
Aiuto Regista:Lavinia
Mochi
Luci:
Valerio Di Filippo
Al TEATRO LO SPAZIO:
Via Locri, 42 (zona San Giovanni) ROMA
Info e prenotazioni: 06 77076486 – 06
77204149 - ore 16/20 - www.teatrolospazio.it
Programmazione: in scena da lunedì 5
Novembre a domenica 11 Novembre 2012
Orario:
dal lunedì al sabato ore 20.45
-
Domenica 11 novembre: ore 17.00
NOTA:
Socrate all’epoca del processo aveva settant'anni; siamo
nel 399 a.C. La sua vita si era intrecciata con
quella della intera democrazia ateniese; pur senza
esercitare cariche pubbliche il suo insegnamento, ovvero
la sua “ricerca del vero”, era stata significativamente
presente in tutti i problemi che riguardano l’onestà
intellettuale e la sovranità della legge in una società
democratica. Attraverso la vita di Socrate è così
possibile tracciare un’anamnesi viva, originale,
palpitante di quella città, che rispecchia mirabilmente
problemi oggi vivissimi.
Socrate è un personaggio conteso da molti autori,
antichi e moderni. Se lo contendono i comici (Aristofane
ne fa il protagonista delle Nuvole) e gli allievi
dichiarati (tra tutti Platone). Si dice che Lisia avesse
offerto a Socrate il sostegno della sua parola –
particolarmente importante perché le accuse fatte a
Socrate venivano da uomini e visioni politiche di parte
democratica e Lisia era autorevole tra i democratici –
ma Socrate abbia voluto difendersi da sé, parlando a suo
modo, interrogando i giudici, facendo ironie sui suoi
accusatori, con la dialettica che in Atene tutti
conoscevano e molti odiavano avendone fatte le spese. Da
episodio giudiziario, il processo fu cioè sfruttato da
Socrate, ormai anziano, per lasciare un messaggio finale
ai suoi concittadini: un messaggio forte, non
compromissorio, non mistificabile, che con la
testimonianza della vita confermasse la dirittura morale
di un insegnamento che egli distribuiva a tutti e non
negò mai a nessuno, senza alcun profitto economico e
senza vantaggi politici, per il solo amore della verità.
Accusato di essere ateo, Socrate si
mostra invece un esperto indagatore dei misteri
dell'anima. Il suo insegnamento iniziale e previo è
l’umiltà intellettuale, ovvero “sapere di non sapere”.
Questo era il passaggio in cui i sofisti del tempo –
professionisti del sapere e spesso mistificatori –
restavano offesi dai modi dell’arte “maieutica” di
Socrate. Si prendevano anche qualche sarcasmo, quando
erano messi in contraddizione con se stessi dalla sua
dialettica. E contro di lui stavano ora in piedi, armati
della presunzione di sapere, tutti i suoi nemici, di
tutti i partiti.
E
Socrate gestì il suo discorso dal vivo: improvvisò,
interrogò, confutò, secondo gli itinerari su cui lo
conduceva il suo intimo interlocutore, quello ch'egli
chiama “il dio”, di lui più forte e luminoso, a cui ha
deciso una volta per tutte di sottomettersi (e a nessun
altro).
Ecco che Platone, dunque, nel
presentarci l’Apologia di Socrate, assume il
ruolo di un testimone: non precede ma segue. E per
mettere in scena Socrate sarà necessario immaginarsi che
Platone abbia – sia pure con devota fedeltà – ordinato
la materia per un effetto di ordine e di sintesi, e che
Socrate dal vivo fosse stato più guizzante e
imprevedibile, più felice nel contraddittorio, scevro da
ogni captatio benevolentiae, da ogni motus affectuum, e
finalmente il sacerdote di una sublime veglia sul
limitare della morte, in cui egli assume tutti gli
impegni di una legge che pur viene usata contro di lui,
ed è perciò lui che giudica dalla sua innocenza,
paradossalmente, chi lo ha condannato, con la libertà e
l'irriverenza di un
satiro:
così lo presenta nel Simposio il suo grande estimatore
Alcibiade: uno di quei piccoli satiri in terracotta che
gli scultori fanno divisibili in due parti e che nel
loro interno celano l'immagine in oro di un dio. O per
citare un autore più vicino a noi il
santo bevitore
di Joseph
Roth.
Ufficio Stampa Associazione Politecnico Teatro:
Maria
Rita Parroccini 339-5219443
mariaritaparroccini@gmail.com
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