Il
concerto-spettacolo, suddiviso in 10 capitoli e
innestato sui testi autobiografici Pier Paolo Pasolini,
Poeta delle Ceneri e Coccodrillo,
ripercorre à rebours i temi ed i tratti più salienti del
poeta, scrittore, critico, regista, drammaturgo e
pittore friulano. Protagonista della performance,
Cosimo Cinieri rivivrà i versi pasoliniani, alla
stregua di un antico-modernissimo rapsodo, accompagnato
da una band di virtuosi solisti diretti dal maestro
Domenico Virgili (anche autore dell’orchestrazione),
che reinterpreteranno le atmosfere sonore di quel mondo
contadino o emarginato tanto amato dal poeta, in un
originale composizione-collage con le musiche dei suoi
film - tra queste Violino tzigano, Fenesta ‘ca lucive,
Il mio canto libero, l’Adagio di Albinoni, il Valzer di
Chopin op.34 N°2, il Blue distorto Dark was the night di
Blind Willie Johnson, Sempre libera degg’io della
Traviata, Amado mio e molte altre.
Nelle maglie della narrazione si intrecciano alcune
delle sue canzoni più belle (Che cosa sono le nuvole?
I ragazzi giù nel campo, Chi è un Teddy Boy? Danza de li
sette veli, Il valzer della toppa, Cristo al Mandrione),
interpretate da Gianni De Feo con lirismo
appassionato e scopertamente ambiguo, testimonianza di
una “diversità” da Pasolini stesso dichiarata, a volte
vissuta come ferita esistenziale e che pagò con la
propria vita.
Lavorando sulle frequenze musicali e vocali, verrà
inoltre visualizzato sullo schermo il calendario
pasoliniano. Per ogni capitolo, una diversa immagine
d’archivio, elaborata mediante un’installazione creativa
ad opera Max Ciogli, una vera e propria “pittura
dinamica del suono”.
Giancarlino Benedetti Corcos è autore degli
elementi scenografici: l’altare/teatrino delle belle
bandiere e l’altare/teatrino delle rose, sorta di
casotto-camerino d’attore.
Di pari originalità creativa sono gli interventi video
di Giannantonio Marcon, l’impianto scenico di
Fabiana Di Marco, i costumi di Gian Maria Sposito
e le foto di Daniele Lanci.
Uno spettacolo aperto, in divenire, tra happening e
performance, proprio come Pasolini, forse, avrebbe
voluto che fosse letta la sua opera.
In
allegato alcune NOTE
CRITICHE SULLO SPETTACOLO
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PIER PAOLO POETA DELLE
CENERI
IL CONCERTO-SPETTACOLO
Note di Regia
“Non bisogna aver paura di avere un cuore”. PPP
E’ con
molto amore che ho affrontato questo spettacolo. Madre
profuga friulana, o meglio, slovena, [nata, cmq, a 50 km
da Casarsa: mia rimozione totale (!) fino a ieri, prima
di dedicarmi allo spettacolo], nonni austroungarici,
famiglia massacrata equamente da nazisti e partigiani,
padre meridionale da infinite generazioni, nata in
Francia durante l’emigrazione dei miei, e poi sbattuta
negli anni ’60 al Cep di Bari che, al confronto, le
borgate pasoliniane mi sembrarono, una volta a Roma, dei
villaggivaltur. Posso considerarmi, insomma, un prodotto
tipico del sottoproleriato acculturato che PPP non
amava, un pastiche antropologico.
Nichi
Vendola, a ragione, sostiene che PPP è il poeta di una
transizione, di un trauma. Ecco, io sono figlia di
quella transizione, di quel trauma. Va da sé che lo
spettacolo urgeva.
Sono a
Roma dal ’75 e ho fatto in tempo a vedere Pasolini alla
manifestazione per la Spagna libera in piazza di Spagna.
Quella famosa con tutta la FGCI schierata in veste
d’alfieri e pronti a prenderne il testimone. E si sa che
il poeta molto si aspettava dai giovani Borgna,
Veltroni, Adornato, ecc.
Me lo
ricordo PPP, urlare e sbraitare come un pazzo profeta
biblico, affinché ‘prendessimo coscienza’ e ci
fermassimo. E, rileggendolo, ancora oggi, un senso di
colpa: sono abbastanza in trincea? Siamo, chi più chi
meno. Nella pseudoatarassia dilagante, in questo vuoto
barocco – mi si perdoni l’ossimoro - lo scandalo
terribile è che non ci scandalizza più nulla. A PALAZZO
qualcuno scappa con la cassa, arrogandosi poi il diritto
di tenersi la poltrona. E allora? Depredati ci
chiediamo: ma la Chiesa l’ICI la paga o non la paga? Ni.
E allora? Ma ‘sta montagna in Val di Susa è davvero
piena d’amianto? Sondaggi TV proposti al pubblico:
digitare sì o no. E allora? Immigrate dalla Cina 900
scimmie per la vivisezione. E allora? Le rosse bandiere
nella grande, nobile, santa madre Russia si sono
dissanguate per tentare l’ultimo assalto per la libertà,
ma porcaloca ancora quanto poco sventolate, visto che
dopo i brogli son buone per farne migliaia di
mouchoires. E allora?
Ci
sono morti che ci appartengono più delle altre, perché
ci lasciano rabbiosamente orfani. E’ il caso di PPP. La
sua voce ci manca, il suo coraggio, la sua rabbia, ci
mancano le sue appassionate e profetiche analisi
sociologiche, le sue violente polemiche che nessuno
risparmiavano, neanche gli amici più cari, gli
intellettuali in auge. Ci mancano i suoi ammonimenti. E
il suo onnivoro e vitale ‘sperimentare’.
Furente Cristo, per spaventarci ben bene all’ultimo atto
del martirio, PPP dà in pasto il proprio corpo. Ecce
homo. E difatti ancora ci esorta -a chi vuol
sentire- alla rabbia, non quella che sfila soltanto un
giorno, no, quella che invece ogni giorno mette in gioco
realmente la vita e agisce per sacrosanto pane certo
oggi e per il desco di tutti i figli di domani. In India
vige il monito che alla vita abbisogni un soldo per il
pane e un soldo per la rosa, alias poesia. PPP, poeta,
incita alla rivolta permanente (Camus docet) e
invoglia alla pietas delle proprie insanabili
contraddizioni. Per tutto questo e altro ancora, a tanti
anni di distanza, ci è dato di ritrovarcelo accanto,
vivo compagno di viaggio.
Quel
VUOTO in cui ci lasciò è ancora intatto. Ebbene, questo
Concerto-spettacolo parte da quel Vuoto. Rigurgito
magmatico e sfilacciato, suddiviso in 10 capitoli che,
dalla morte di PPP vanno à rebours, palesando
alcuni dei suoi temi più emblematici, con un prologo
profetico e un epilogo friulano in un campo di lucciole.
Il testo è innestato su Pier Paolo Poeta delle ceneri
e Coccodrillo, usati come griglia autobiografica.
Del corpus pasoliniano, della sua imponente e
torrenziale logorrea poetica, vitale piano-sequenza
interrotto dalla morte violenta, sopravvivono in collage
resti, brandelli d’un furente e amorevole pasto
dionisiaco, frammenti ridotti a volte a capitoletti
buoni per FB (su cui è molto citato) o a slogan per
Twitter, veicoli dell’immaginario collettivo di oggi.
Uno spettacolo aperto, tanto abile da ‘fingere’ una
sorta di mood tra happening e
performance (per PPP, la vita come espressione di
sé), e che abbia l’aria del non finito, di una cosa in
fieri, in divenire, così come lui, forse, avrebbe voluto
che fosse letta la sua opera. Un affresco.
a mia madre, quella parte di Friuli che è in me
Irma Immacolata Palazzo
L’Idea
La voce poetica di Pier Paolo Pasolini è
stata una delle più forti e più lucide nel denunciare i
mali del mondo moderno e la violenza del potere, di ogni
potere. Per questo è stata anche una delle voci meno
assimilabili e accettabili. Tutta la sua opera e la sua
vita sono state un corpo a corpo con la realtà e un duro
atto d’accusa contro la società dei consumi e la
borghesia, da lui considerata una “malattia”. Pasolini,
però, non era in senso stretto un filosofo o un
ideologo; era un artista particolarmente poliedrico
(poeta, scrittore, critico, regista, drammaturgo,
pittore) e di straordinaria sensibilità. Le sue analisi
– anche le più oggettive e “corsare” – erano sempre
frutto di questa sua capacità visionaria, che
trascendeva e sublimava tutto quello che egli
sperimentava vivendo. Noi vogliamo proporre proprio
questo Pasolini. Il Pasolini che in versi a volte
purissimi, a volte accesamente sperimentali, cerca di
trarre in prima persona un bilancio della sua vita e di
comporre un ritratto di sé di una sincerità
sconvolgente. Sono tra l’altro i versi di Una
disperata vitalità, il poemetto compreso nella
raccolta Poesia in forma di rosa del 1964, di
Who is me?, noto in Italia come Poeta delle
ceneri, composto nell’estate del 1966 dopo un
viaggio a New York come risposta alle domande postegli
da una giornalista americana, in realtà un autoritratto
dei più profondi e dei più crudeli, e di Coccodrillo
(nel gergo giornalistico un necrologio scritto in
anticipo per averlo pronto al momento del bisogno), che
Pasolini scrive nel 1968 su sé stesso, senza riuscire
mai a concluderlo, data la complessità e
l’imprevedibilità della vita.
La Colonna Sonora
Si
prevede un concerto con un’alta valenza comunicativa
oltre che culturale. Valenza culturale intesa come
riferimenti, celebrazioni e memoria diverse, ma con un
unico comune denominatore: la timbrica strumentale
dall’opera teatrale alle canzoni di PPP. La definizione
solo apparentemente semplicistica vuole rappresentare un
aspetto poco celebrato della scrittura musicale
italiana. Il concerto celebra l’ambivalenza propria
della storia della musica italiana dove, attraverso
l’elaborazione di magnifici codici “leggeri e popolari”
ed una estetica musicale appropriata, si cercherà di
rappresentare una intensa comunicazione distante quasi
due secoli. Storia e arte. Quasi un rapporto visionario
fra PPP e il resto ”musicale” creando, anzi individuando
una eccellenza tra i personaggi in questione: gli
strumenti, dove verrà celebrata la dicotomia attraverso
uno scambio continuo, un dialogo di soli e di insiemi
visionari tra gli strumenti, in un'unica cantata
classica, dove si elucubra una didascalia personale
mediante modalità e citazioni desunte da interpretazioni
personali, la musica scritta la farà da padrona,
modificando quasi nulla, cercando un semplice rapporto
timbrico, in quello che è già stato scritto
precedentemente. Quindi un lavoro minuzioso sotteso da
un fil rouge affidato alla presenza costante
della melodia sola. Il lavoro verrà arricchito da
storiche quanto preziose citazioni, e originali
scritture. La distanza percepibile tra PPP e le
citazioni liriche, le canzonette, nell’interpretare il
proprio tempo, nell’immediatezza espressiva di forme
libere e nella progressiva elaborazione motivico -
tematica e consecutivamente armonica, lascia integra
l’essenza mistica nella continua dialettica e con il
grande ideale della classicità, e viene sublimata dal
cromatismo e dalle vertiginose temperie formali
sedimentate nel tempo. Una particolare valenza simbolica
avrà la figura della vocalità, fascino nella sua essenza
trasfigurata e celebrata attraverso il lirismo poetico.
Il programma è stato selezionato per il Concerto, sia
per l’intensa vocazione coinvolgente che per l’alta
valenza storico-filmica (Pasoliniana). Concludendo, un
programma altamente significativo e tematico, con il
quale speriamo di coinvolgere con un’ azione concertata
il pubblico capitolino. Una attenzione particolare sarà
dedicata alla musica elettronica e transavanguardia,
perseguendo le finalità culturali tese ad avvalorare
l’importanza dell’arte musicale sia nella storia che
nella società moderna. L’impegno musicale sarà in
funzione delle collaborazioni professionali scelte:
Flauto Traverso e Dolce, Sax Soprano, Chitarra Classica
ed elettrica, Percussioni e Batteria, Pianoforte e
Tastiere, Violino e Contrabasso, e quant’altro servirà
alla realizzazione musicale dell’evento: Sample,
Effettistica, e …Silenzio.
Direttore Musicale M°Domenico
Virgili
1-TAMBURI JAP-RIKI-MARU su video
2-VENTO+MARE+RISATE BAMBINI (contenuti nel CD: 5 brano9.
3-COSA
SONO LE NUVOLE? Gianni.
4-Violino tzigano (Bixio-Cherubini), solo suonato.
5-Il
mio canto libero (Lucio Battisti)
6-Albinoni, Adagio
7-I
RAGAZZI GIU’ NEL CAMPO, Gianni
8-Chopin, Valzer op.34 n°2
9-Insieme a te non ci sto più (Caterina Caselli)
10-Fischia il vento
11-1968- BLUE DISTORTO: DARK WAS THE NIGHT di Blind
Willie Johnson
12-CHI
E’ UN TEDDY BOY? Gianni
13-FENESTA ‘CA LUCIVE di base con contaminazioni: ritmi
orientali, nordafricani.
14-Valzer di mezzanotte
16-La
terza luna, Neil Sedaka (Migliacci-Enriquez)
17-SEMPRE LIBERA DEGG’IO,
TRAVIATA - deformato nel tempo, nella dinamica, nell’uso
filologicamente non ortodosso degli strumenti, tutti
elementi trattati nelle scene del film con intenti
ironici e per qualche verso evocativi delle comiche
degli anni Venti e Trenta.
Usato ne LA RICOTTA
18-TANGO DE LI SETTE VELI- Gianni
19-TIMOR DI ME, D’amor sull’ali rosee, Trovatore
20-IL
VALZER DELLA TOPPA-Gianni
21-AMADO MIO (solo suonata)
22-CRISTO AL MANDRIONE-Gianni
23-Mozart, Flato magico:k620 Duetto Papageno e Pamina
24-Bach, La ciaccona della Partita n.2 x violino solo
25-Nenia per flauto di Luigi Malatesta (Edipo Re)
26-BACH, SONATA, FLUTE N°2, IL SICILIANO
-VENTO+MARE+RISATE BAMBINI (quello dell’inizio)
27-Valzer finale in Salò. DANZI: Son tanto triste.
L’installazione Pier Paolo Poeta delle ceneri del
progetto “Immagine dinamica del suono” di Max Ciogli
Pittura dinamica del suono, il progetto dell’artista
contemporaneo e compositore Max Ciogli - basato sul
rapporto suono, colore, musica e pittura - diventa
installazione d’arte contemporanea al servizio della
musica e della poesia.
In
ogni capitolo dei 10 rappresentati, Ciogli realizza per
la prima volta la traduzione del testo letterario e
della relativa musica in un nuovo linguaggio con le
immagini dei colori del suono.
L’opera pittorica, che rappresenta per l’artista il
teatro ed il palcoscenico dei colori corrispondenti al
suono, scompare a favore di una più profonda quanto
sorprendente comunicazione, fondata esclusivamente sulla
percezione di un immagine che si compie attraverso un
codice di zone-colore legate al suono.
Determinare un’immagine è quindi per l’artista la
risultante di un accadimento ben preciso ma,
soprattutto, la somma di più sensazioni che svelano
nella stessa percezione le vere identità di un processo,
dove l’opera pittorica diventa l’origine e lo stampo
dei colori del suono.
Immagine ed immaginare sono gli aspetti che conducono
quindi lo spettatore verso l’universalizzazione di un
linguaggio avanguardistico al punto di divenire
assoluto e primordiale. |