Veniamo ora ai prestigiosi
interpreti di Nûr. Tiziana Fabbricini,
soprano, e Paolo Coni, baritono, veterani
fuoriclasse dell’interpretazione teatrale in musica,
rivelatisi nella storica “Traviata” scaligera del
1990, tornano insieme per dar vita, rispettivamente, a
Luce, con le sue nevrosi emblematiche della crisi
del nostro tempo, e al vecchio Monaco dei monti
d’Abruzzo, diventato papa Celestino V, portatore
di un messaggio di redenzione. Due giovani tenori come
David Ferri Durà e David Sotgiu
impersonano, rispettivamente, il giovane Medico arabo e
l’apparizione del Cavaliere Jacques. Completano il
cast le belle giovani voci della soprano Marta
Calcaterra (l’Infermiera) e del basso Emanuele
Cordaro (il Primario).
L’opera, della durata di
settantacinque minuti, vede impegnato l’ensemble
cameristico di diciannove elementi dell’Orchestra
Internazionale d’Italia e un Gruppo vocale di dieci
giovani cantanti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo
Celletti”. Sul podio, il trentaseienne spagnolo
Jordi Bernàcer, uno dei più interessanti direttori
iberici dell’ultima generazione. La regia è affidata
alla fine sensibilità di Roberto Recchia,
ammirato in penetranti e poetici spettacoli in Italia e
all’estero, che si avvale in questa occasione delle
scene e dei costumi di Benito Leonori.
Ma personaggi e interpreti
non finiscono qui. Lo ha rivelato il Maestro Marco
Taralli nel corso della conferenza stampa di
presentazione di Nûr, svoltasi all’Aquila il 21
giugno 2012 presso la Cartiera del Vetoio, in occasione
della Festa Europea della Musica, organizzata dai
Solisti Aquilani e dalla Società Aquilana dei
Concerti.
“Tutto il lavoro, dai colori foschi e cupi delle prime
scene, passando dalla morbidezza di un ricordo lontano
evocato da una semplicissima nenia araba, fino al
sollievo del primo raggio dell’alba, trova base formale
in una particolare sequenza di note, una sorta di scala
speculare di sette note, da DO# a DO#, interamente
ricavata dai rapporti matematici interni alle geometrie
costruttive della Basilica di Collemaggio. Ne consegue
che la Basilica della Perdonanza, dove è sepolto
Celestino V, ha pieno titolo per essere considerata un
personaggio dell’opera”, dice il Maestro Taralli.
Nûr
ambisce a trasmettere un messaggio di
fondamentale importanza. Nelle intenzioni di Marco
Taralli, “Nûr parla di angoscia e sofferenza, ma è
anche un cammino alla ricerca della luce: la luce della
compassione e dell’accoglimento di chi è diverso da noi
o, più semplicemente, lontano, altro da noi”.
Il tema affrontato è
quindi quello dell’integrazione culturale e del
superamento delle barriere religiose, del valore del
dialogo e della forza salvifica del perdono; con la
provocazione neanche troppo occulta di un messaggio
civile, oltre che spirituale: quello di chi afferma che,
oggi, la salvezza per “noi” può venire soltanto
dall’integrazione con “l’altro”.
È un messaggio di Pace,
che riempie di gioia le nostre menti, i nostri cuori e
le nostre anime, facendoci commuovere.
Questo messaggio lo
accomuniamo a quello di un grande Pugliese, di un
prossimo Santo, don Tonino Bello. “Pace non è la
semplice distruzione delle armi. E non è neppure l’equa
distribuzione dei pani a tutti i commensali della terra.
Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i
fratelli. Di qui il nostro compito: dire alle nostre
comunità, alle nostre città, in cui serpeggiano dissidi,
di saper stare insieme a tavola. Non basta mangiare,
bisogna mangiare insieme! Non basta avere un pane e
ognuno se lo mangia dove vuole: bisogna poterlo mangiare
insieme! Di qui la nostra missione: sedere all’unica
tavola, far sedere all’unica tavola i differenti
commensali senza schedarli, senza pianificarli, senza
omologarli, senza uniformarli. Questa è la pace:
convivialità delle differenze”.
Sia dunque lode e gloria a
Nûr, meravigliosa Opera che porterà tanta luce
aquilana al Festival della Valle d’Itria e, ne
siamo certi, al mondo intero.
* Vicepresidente
Associazione Regionale Pugliesi – Milano
** Componente Consiglio
Regionale Abruzzesi nel Mondo – L’Aquila
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