Exodus
è la vicenda fantastica di un popolo in cammino, la
storia dell’eterno peregrinare dell’uomo alla ricerca
del senso della propria vita. La metafora usata è quella
del Circo, sempre in movimento e pure prigioniero di
eterni cliché, ruoli, maschere. Centrale è il tema della
nostalgia per un passato in oblio e, quindi, il tema
della memoria.
Gli
artisti che animano questo Circo smarrito, nel loro
girovagare hanno perduto anche il loro “libro sacro”,
quel libro che raccoglieva la descrizione dei numeri di
bravura, i segreti delle tecniche per incantare,
illudere, affascinare, emozionare e far ridere il
pubblico. La chiave del successo è stata dimenticata. Ed
ecco dunque questa compagine di saltimbanchi alla
tragicomica ricerca della propria identità perduta.
Lo
smarrimento delle maschere è dunque lo smarrimento degli
uomini detenuti il cui lungo viaggio all’interno del
“circuito penitenziario” (recinto/gabbia – tenda/abito a
strisce) è necessitato dalla speranza di libertà. Una
storia sull’evoluzione e la memoria delle origini,
l’esistenza “prima della caduta”, la possibilità di una
vita da ritrovare.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
La
manifestazione è realizzata con il sostegno
dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro
Storico.
Teatro e Carcere
A
REBIBBIA N.C. – ROMA
Il
penitenziario romano di Rebibbia Nuovo Complesso è
considerato uno degli esempi di come l’Istituzione
carceraria possa concretamente intraprendere la via
della rieducazione e reinserimento sociale e lavorativo
dei cittadini reclusi. Rebibbia N.C. è davvero in grado
di offrire a chi voglia cogliere la propria “seconda
opportunità”, percorsi di studio, formazione, lavoro ed
esperienza dell’arte.
La
punta di diamante della proposta di reinserimento per i
reclusi è costituita dall’arte teatrale: dal 2002 il
Centro Studi Enrico Maria Salerno, in accordo con la
Direzione del penitenziario ed il Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria, ha assunto la
responsabilità delle attività teatrali e formative
presso il carcere. I detenuti-attori coinvolti nei
Laboratori sono oltre 100. Sono stati prodotti 8
spettacoli (Shakespeare, Dante, Cechov, Giordano Bruno,
Eduardo…) con oltre 50 repliche per un totale di 22.000
spettatori. La sala, regolarmente aperta al pubblico
della città, è dotata di una platea di quattrocento
posti e di un palcoscenico ampio e perfettamente
attrezzato.
Condividono la direzione delle attività Laura Andreini
Salerno, Fabio Cavalli e Valentina Esposito.
Il
successo del progetto è stato pienamente coronato nella
scorsa primavera, con l’ingresso della troupe dei
Fratelli Paolo e Vittorio Taviani che hanno narrato per
il cinema – attraverso mesi di riprese nelle celle e nei
corridoi delle Sezioni, l’avventura di portare il
Giulio Cesare di Shakespeare, con un cast di soli
detenuti-attori, al debutto sul palcoscenico del
carcere, sotto la guida di Fabio Cavalli. “Cesare deve
morire” ha vinto l’Orso D’Oro al Festival Internazionale
del Cinema di Berlino – 62° Edizione ed è stato premiato
con 5 David di Donatello, tra i quali il Premio come
Miglior Film dell’anno. Di questi giorni è il
riconoscimento Nastro d’Argento dell’anno 2012.
PERCHE’ IL TEATRO IN CARCERE
Esiste
un’ampia pubblicistica sulla funzione del teatro
all’interno del mondo carcerario. Non se ne ripercorrerà
qui la storia (che parte dall’impegno di Sara Bernhardt
a S. Quintino nel 1912, passando per Beckett fra il ’50
e il ‘60, Eduardo, Enrico Maria Salerno, Pasolini… per
arrivare alle esperienze contemporanee di Volterra,
Milano, Saluzzo, Palermo…). Ci limiteremo a
puntualizzare il tema centrale dell’esperienza artistica
come fulcro della riflessione e ripensamento sulle
proprie scelte da parte dei cittadini detenuti. Il
Teatro offre ai detenuti l’opportunità di incontrare sul
piano emotivo, intellettuale, spirituale un ampio
ventaglio di possibili sguardi sul mondo. Il Teatro
concorre a fornire strumenti nuovi nell’interpretazione
della propria esperienza di vita. Ciò grazie ad una
pratica artistica che attinge alle parole altissime dei
poeti per trasferirne il senso nella concreta vita di
palcoscenico. Poesia incarnata. Ecco allora che tramite
le prove dei tragici greci, di Dante, Shakespeare,
Molière, Leopardi, Eduardo, Beckett … il senso del
nostro essere nel mondo, delle relazioni con gli altri e
con la Comunità, si può trasfigurare. Il linguaggio si
arricchisce fino a rinominare le cose e le loro
relazioni. Così si dischiude un mondo nuovo, o, almeno,
una sua nuova opportunità.
Teatro Quirino Vittorio Gassman
via delle Vergini 7
00187 Roma
numero verde
800.013.616 --
biglietteria
tel 06.67.94.585 -
Orario spettacolo:
20,45 – UNICA REPLICA VENERDI’ 28 SETTEMBRE -
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