Dalle figure “tridimensionali” dei lavori
precedenti, in cui l’artista “insegue” mentalmente i contorni
delle cose come attraversando lo spazio, disegnandole con corda
d’acciaio o intrecciandole con maglie sottili, Politelli, pur
continuando la sua ricerca sul di-segno, traccia ora
nell’acciaio, levigato e specchiante, i contorni di una figura
umana, la sua immagine, che
sembra rivelarsi nel gioco dei pieni e dei vuoti degli intagli
che racchiudono e contengono la figura: l’immagine “si apre”
come una composizione che abita lo spazio, lo raccoglie,
determinando così i suoi confini e divenendo, si direbbe, essa
stessa luogo, spazio, dimora. Si apre, si dispiega, si eleva
oltre la superficie del supporto che la sostiene, abita lo
spazio e il vuoto, ma non si fa attraversare, come superficie
che riflette la luce e la rimanda, senza trattenerla, oltre sé.
Beatrice Salvatore
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