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Come finalità primaria
"Il Cassero per la scultura italiana" di Montevarchi si pone la ricerca
e la valorizzazione della plastica italiana otto e novecentesca. La
felice collaborazione con alcuni dei più importanti collezionisti
privati italiani, in massima parte napoletani, ha reso possibile per la
prima volta in Toscana la presentazione di 70 capolavori di scultura
partenopea tra Ottocento e Novecento. A cura di Diego Esposito e Alfonso
Panzetta, promossa dal comune di Montevarchi e dall'"Associazione Amici
de Il Cassero per la scultura italiana dell'Ottocento e del Novecento",
la mostra presenta un importante nucleo di 12 bronzi di Vincenzo Gemito
(1852-1929), figura centrale nel passaggio tra Otto e Novecento della
scultura meridionale, che comprende tra gli altri lavori il busto del «Pescatorello»
la cui versione a figura intera è conservata al Museo del Bargello di
Firenze; l'«Acquaiolo», immagine di scugnizzo napoletano in presa
diretta sulla realtà contemporanea e punto di riferimento di intere
generazioni di artisti; la riduzione in bronzo del «Carlo V», mai
esposto prima d'ora, il cui marmo monumentale è sulla facciata del
Palazzo Reale di Napoli, mentre al periodo della maturità si riferisce
il grande scudo di «Alessandro Magno» in un esemplare di grandissima
freschezza e dal cesello da orafo. |
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In
allestimento figurano alcune tra le opere più importanti di
Giovan Battista Amendola (1848-1887): la grande «Venere che
avvolge la chioma», già esposta alla Biennale di Venezia del
1903, ma soprattutto i bronzi «A moment's rest» e «Miss Lucy»
che riferiscono della cultura inglese assimilata a Londra e
dell'amicizia con il pittore Alma - Tadema.
Di Achille d'Orsi (1845-1929), altro genio della plastica
napoletana, oltre ai bronzi «Don Basilio», «Testa di
carrettiere» e lo studio della testa del «Proximus tuus», è
presente lo straordinario lavoro di grandi dimensioni «A
Posillipo». Pendant di quest'opera, per formato e qualità
di fusione e cesello, è «Il gatto e il topo», rarissimo lavoro
di Gesualdo Gatti (1856-?). L'excursus partenopeo comprende
un'ampia selezione di 12 opere di Giuseppe Renda (1859-1939),
figura certamente di primo piano e punto di riferimento per gli
scultori più giovani, nel ventennio in cui Gemito si ritira in
esilio volontario. Di questo raffinatissimo scultore di origine
calabrese, uno dei pochi in Italia che assimila correttamente il
clima del Nouveau internazionale, sono visibili il notissimo, e
all'epoca scandaloso, «Estasi» o «Voluttà», alcune cere dal
modellato freschissimo e vibrante e la giovanile «Alma Venus»
del 1888 che lo portò alla ribalta sulla scena nazionale come
uno dei giovani più promettenti del periodo. |
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La visione della scuola partenopea si sviluppa con ritmo
attraverso le opere di Raffaele Belliazzi (1835-1917),
Enrico Mossutti (1849-1920), Vincenzo Alfano
(1850-c.1897), Rocco Milanese (1852-1931), Raffaele
Marino (1868-1957), Giovanni De Martino (1870-1935) e
Vincenzo Aurisicchio, mentre l'esplosione della nuova
sensibilità novecentesca emerge dalle opere di Gaetano
Chiaromonte (1872-1962), Saverio Gatto (1877-1959),
Francesco Parente (1885-1969), Giuseppe Pellegrini,
Giovanni Tizzano (1889-1975), Salvatore Pavone, Terra
Renda (1896-1967) e dai raffinatissimi animalisti
Antonio De Val (1895-1977) e soprattutto Ennio Tomai
(1893-1969), presente con 3 opere informate sul gusto
degli animaliers parigini. Anche Filippo
Cifariello (1864-1936), forse il più grande ritrattista
del suo tempo, nella tarda maturità partecipa di quel
clima internazionale modulato sulla sintassi Dèco,
evidente nella scattante «Ballerina» che ricorda le
danze di Josephine Baker, ma a Cifariello si deve anche
un intenso ritratto del tenore Enrico Caruso
(1873-1921), l'artista forse più noto e amato in Italia
e all'estero e del quale gli estimatori pensano di
sapere tutto, mentre invece a pochissimi è nota la sua
attività di modellatore di bronzi, arguti ed ironici,
fusi per la maggior parte a New York, rarissimi ad
incontrarsi, ma uno dei quali è, come gemma incastonata,
all'interno del percorso della mostra.
Info:
Gemito e la scultura a Napoli tra Otto e Novecento
Il Cassero per la scultura italiana
dell'Ottocento e del Novecento. Spazio espositivo
Ernesto Galeffi
Via A. Burzagli, 43
Montevarchi (AR)
11 marzo-27 maggio 2012
Inaugurazione 10 marzo 2012
Informazioni e prenotazioni:
T. +39 055.9108274
info@ilcasseroperlascultura.it
www.ilcasseroperlascultura.it
Facebook: Cassero per la Scultura
Orario di apertura
Giovedì e venerdì: 10-13 e 15-18
Sabato e domenica: 10-13 e 15-19
Primo giovedì del mese: 21.30-23.30
Chiuso domenica 8 aprile, aperto lunedì 9 aprile e
martedì 1 maggio
Catalogo di 176 pagine a cura di Diego
Esposito e Alfonso Panzetta edito da Fioranna Edizioni
(Napoli).
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