La storia è quella di due gemelli. Uno ha i baffi, l’altro no.
Uno balbetta e l’altro no: parla bello sciolto. Uno crede che la
crema pasticcera sia delicata, meravigliosa e bionda come una
donna; l’altro conosce la poesia, i poeti, i loro versi e li
dice come chi non ha altro modo per parlare. Uno è convinto che
le bignoline siano esseri viventi fragili e indifesi; l’altro
crede che vadano vendute, sennò non si può tirare avanti. I due
fratelli pasticceri giocano con parole e fornelli.
Basteranno loro un pizzico di farina, burro quanto basta ed un
tocco di cioccolato per trasformare il teatro in un
laboratorio culinario dove imparare ad impastare la vita con
crema al cacao, farcirla con la panna montata dei desideri e
decorarla con le meringhe profumate dei ricordi.
Quello di
“Pasticceri (Io e mio fratello Roberto)” è
un mondo in cui
cioccolata
fusa, pasta sfoglia leggera come piuma, pan di Spagna, meringhe
come neve, frittura araba, torta russa, tutto, insomma, si
muove, vola, danza, mentre la notte si infila dappertutto. E tra
un biscotto alle mandorle e una bavarese, i due gemelli
aspettano la loro Rossana, proprio come Cyrano e Cristiano. Per
finire, di tutta questa atmosfera un po’ magica che si respira
quando si lavora in cucina fino a notte fonda, rimarrà una
tavola splendida, imbandita di dolci che gli spettatori potranno
gustare, deliziando il palato. |
|