Per Daria
Paladino il ritratto è al tempo stesso la matrice del suo
linguaggio e la cifra stilistica della sua espressione
artistica: "In
Daria Paladino esiste una metafisica della figura che non lascia
transitare oltre un certo confine la conoscenza, che può al
massimo stazionare nell'ambito di una semiotica della grazia,
del potere dello sguardo di scorrere sulle superfici della
figura e rintracciare un nuovo canone di bellezza fondato
sull’irripetibile unicità fisiognomica del modello, senza un
giudizio."
(A.B.Oliva)
L'artista
sceglie la figura come medium per sublimare il proprio spazio
interiore attraverso il racconto di visi altrui: "Epifania di
volti osservati in primissimo piano, scrutati fin nei dettagli
ai confini e sull’orlo di un dolore intimo e consapevole dei
modelli che l’arte documenta impietosamente. Sono infatti le
icone di grandi artisti e personaggi della cultura, colte ai
confini di una profondità inaccessibile. Quasi."
Il ritratto
frontale e ingigantito "fino quasi all'astrazione",
fermato sulla tela in una particolare espressione, sembra
vivificarsi per condividere l'esuberanza o il turbamento del
soggetto rappresentato: Bacon, Cattelan, Murakami, Cucchi,
Achille Bonito Oliva, solo per citarne alcuni. |
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