Eccezionale protagonista del rinnovamento
culturale internazionale, l’Italia ha visto, in questo
periodo, la nascita e la successiva consacrazione di
grandi figure artistiche, tra le quali De Chirico,
Carrà, Boccioni, Campigli, Sironi, Magnelli, Rosai,
Fontana, De Pisis.
Ma il
consumo e la conoscenza dell’arte era ancora per pochi.
Solo i
grandi collezionisti magnati dell’industria e di quelle professioni
ricche potevano, non solo per preparazione culturale, accedere
a questo consumo.
“Novecento
e oltre” vuole, in questo grande panorama artistico, fissare un periodo
importantissimo per la fruizione culturale e diffusionale dell’arte.
Gli
artisti presenti sono tra quelli che, partendo da Cascella con il suo
Impressionismo mediterraneo, arrivando ad alcuni artisti del Realismo
italiano, passando attraverso l’Informale e l’Astrattismo sino ad
arrivare a quella forma di espressione artistica quale la Pop Art a
chiudere con Schifano, son riusciti, grazie anche alla rinascita
avvenuta grazie al boom economico, ad entrare nei desideri e
nell’effettiva possibilità del circondarsi d’arte di tutti.
Cascella e
Schifano sono, con gli artisti della prima parte della mostra, quelli
che, attraverso espressioni opposte, hanno permesso, grazie ad una
massiccia diffusione culturale e di mercato, la fruizione totale
dell’arte, sia pittorica che grafica, grazie a mostre, happening,
manifestazioni e performance svoltesi su tutto il territorio nazionale,
televisione, giornali e riviste, a tutti i ceti sociali.
“Novecento
e oltre” continua il suo viaggio arrivando ai giorni nostri, a quella
contemporaneità dai connotati che inducono a considerare gli aspetti più
innovativi del nostro quotidiano.
Tecnologia
e multimedialità sono infatti entrate nella nostra vita in modo
prepotente, portando accessibilità e comunicazione immediata, dando
spunto a molti per intraprendere un vero e proprio viaggio interattivo
nel mondo dell'arte.
Nonostante
la nascita della prima interazione tra arte e tecnologia risalga al
secondo dopoguerra, con la creazione di opere d’arte realizzate con
tecniche innovative (come la fruttuosa collaborazione tra Rauschenberg e
l'ingegnere Billy Kluver, che diedero vita al movimento E.A.T. –
Experiment in Art and Technology, che rappresentava un mix di
teatro ed ingegneria che coinvolse i musicisti John Cage e David Tudor,
il pittore Robert Whitman e lo stesso Rauschenberg o la mostra del 1968
Cibernetic Serendipity organizzata da Jasia Reichardt all'ICA di
Londra) è solo grazie all'avvento del computer e di internet (ma
soprattutto della loro capacità di interagire con noi quotidianamente) a
trovare il consenso e l'approvazione degli addetti ai lavori e del
pubblico.
Basti pensare al caso
del MoMA di New York, che presentò la mostra “Humble
Masterpieces” (oggetti di design raccolti in una mostra reale che ha
avuto luogo nel 2002) su Second
Life, arcipelago virtuale abitato da un numero sempre crescente di
avatar.
Oggi i QR
Code, le opere multimediali, gli instagrammers, il digital painting e le
opere di video art trovano identità nell'impossibilità di essere una
comunicazione esclusiva, di un mondo fatto d'elitè, diventano invece
social, twitterabili, condivisibili in rete.
“Esiste
una forte continuità con tutto il filone dell'avanguardia”
afferma
Achille Bonito Oliva a riguardo dell'arte multimediale
“dal futurismo al dadaismo, al collage, al
costruttivismo, al Bauhaus fino all'arte programmata e cinetica degli
anni '60, (…) Se esiste una differenza va ritrovata nel fatto che oggi
l'avanguardia non è più auto-esclusione, isolamento, (…) L'arte digitale
pone il problema di una vera interazione degli utenti col mezzo, che
diviene parte dell'opera d'arte.”
Nonostante
la perplessità di molti responsabili e accademici tradizionalisti, anche
dopo più di un secolo di irriverenze d'ogni tipo, dagli orinatoi
dadaisti di Duchamp nel 1917, agli escrementi d'autore di Pietro Manzoni
nel 1960, l'Arte digitale e multimediale entra ufficialmente non solo
alle biennali, manifestazioni per loro natura vicine all'avanguardia, ma
nei musei con vere e proprie installazioni permanenti.
"Questo
succede perchè”
dice il critico d'arte Ludovico Pratesi
“il Web è ormai di tutti. Oramai tutto è su Internet.
Avere un proprio sito è cosa comune. Gli artisti digitali stavano sul
Web dieci anni fa, quando nessuno lo faceva. Ma gli artisti sono dei
pionieri, amano arrivare prima degli altri, quando un mezzo appartiene a
tutti per loro è finito".
L'allestimento della mostra sarà un percorso fatto di opere d'arte,
apparati scientifici e un percorso interattivo fatto di QR code, codici
bidimensionali a barre che vengono lette dai cellulari con connessione
internet, che introdurrà il visitatore all'interno dell'interazione tra
reale e virtuale.
Un'esperienza multisensoriale che mescola, attraverso un browser
gratuito da scaricare nel proprio cellulare, oggetti materiali e
digitali.
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