Il mito è immagine, è
figura che senza posa si agita nella mente e nell’immaginario
dell’uomo, e che s’incarna nelle immagini - nelle figure - create
dall’arte: per questo ad Attardi non è bastata più la ricerca
astrattista, alla quale si era dedicato come co-fondatore del gruppo
Forma 1 (1947) e si è sentito irresistibilmente attratto verso la
figurazione :
“Ho una visione
delle cose del mondo possessiva e carnale, e non riuscivo a inverarla in
atti e immagini di pura astrazione: sentivo la mancanza della sottile
magia della finzione, la finzione propria della figurazione”.Un
percorso, un viaggio, tormentato e affascinante, quello di
Attardi, che questa mostra vuole documentare.
Il suo stile si
potrebbe definire, con espressione ossimorica, ma proprio per questo
carica di promesse e contraddizioni, realismo visionario: un’arte
che certo non cancella i fantasmi del reale, l’eterna ossessione della
referenzialità, e dell’illusione ottica, ma li immerge nel magma
vibrante e inarginabile dell’immaginario individuale, di una visione
che è sguardo rivolto al reale, ma è sempre anche sogno,
immaginazione, allucinazione, luce calda e trasfigurante, o fredda e
tagliente, comunque irreale, colore e materia scultorea sontuosi,
sensuali, inquietanti.
La trasfigurazione
onirica del dato sensibile è potente e sorprendente, e in certi lavori
il pittore-scultore Attardi sembra “scorticare” le figure, in un empito
che va addirittura oltre l’istanza espressionista, ricostruendone un
involucro vivo e bruciante di colori incandescenti e di forme nervose e
guizzanti, un fastoso miraggio.
Attardi stupisce e
disturba, persuade e violenta, grazie alla sua potente retorica visiva.
Chiama in gioco meraviglia, seduzione, provocazione: processi
psicologici che violano il canone classico - pur così presente alla sua
visione “mitologica” - per immergerlo nell’aura fosca di una grande
estetica “barocca”. Essa va a contaminare, gioiosamente o dolorosamente,
comunque sempre vitalisticamente, in una sintesi originale, i suoi
soggetti “classici”: prima di tutto il corpo umano. Infatti i corpi
dipinti sin dalla sua prima fase figurativa (dopo quella astratta di
Forma 1) esprimono una sorta di immensa “nostalgia” per la scultura,
di desiderio indomabile per la corporeità tangibile della terza
dimensione. Un desiderio approdato infatti, nel 1967, alla
realizzazione di opere scultoree : tra il ’69 e il ’71 lavora al
grandioso Arrivo di Pizarro; degli anni '70 sono altri
monumentali gruppi scultorei in legno, come quelli del ciclo Cortés e
la bellezza dell’Occidente (1974-76) o Il ritorno di Cristóbal
Colón (ca.1974-1980).
Incise con una
precisione ossessiva e acuminata, le figure scolpite da Attardi
sprigionano un “perturbante” (unheimlich…) senso di ansia e di
angoscia. Con il passar del tempo, tuttavia, le loro forme febbrili
vanno placandosi in una compagine più tradizionalmente “classica”, per
quanto sempre tesa e vibrante, che sembra voler essere la misura ideale
dei personaggi della mitologia e della letteratura classica che esse
rappresentano, come il monumentale Ulisse del 1996, o l’Enea
del 2003 (tra le ultime opere dell’artista).
Ma è il corpo
femminile quello che in Attardi più colpisce e con più efficacia
rappresenta la sua cifra espressiva e il paradigma della sua poetica.
Dominanti, maestose e regali, feline e inquietanti, aggressive e
languide – dalla Circe delle opere ispirate all’Odissea alle danzatrici
delle Milonghe argentine, dall’altera e minacciosa Donna
Cantante scolpita nel 1984, alla “regina” del quadro Mendicante
implora Regina africana (1993) - le donne di Attardi incarnano la
matrice stessa del mito originario, la sintesi tra il dolore e l’amore,
tra la vita e la morte, tra il bello e
l’osceno.
NOTA BIOGRAFICA
UGO ATTARDI (Sori,
Genova, 1923 – Roma, 2006)
Nato presso Genova da
genitori siciliani, all’età di un anno si trasferisce con loro a
Palermo, dove il regime fascista li costringe a tornare, a causa
dell’attività sindacale del padre. Fondamentale nel suo percorso
d’artista l’approdo a Roma, nel 1945, dove frequenta lo studio di
Guttuso, e già nel 1947 entra nel vivo del dibattito artistico
partecipando (insieme ad Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli,
Sanfilippo e Turcato) alla fondazione di “Forma 1”, il primo gruppo
astrattista italiano del secondo dopoguerra. Poco dopo avverte però un
rinnovato impulso verso la figurazione, sia pure visionaria e
problematica, e si allontana definitivamente dall’esperienza astratta,
senza tuttavia dimenticarne alcune conquiste formali: dà vita a una
personale poetica “classico-espressionista”, fondata su una drammatica
compresenza degli opposti: bellezza “classica” e deformità, tenerezza e
violenza, fisicità e onirismo.
A partire dagli anni
Cinquanta partecipa più volte alla Biennale di Venezia e alla
Quadriennale di Roma, e tiene grandi mostre personali nei più importanti
spazi espositivi italiani. Nel 1961 aderisce al gruppo “Il Pro e il
Contro”, accanto a Calabria, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani.
Scrive il romanzo
L’erede selvaggio, pubblicato nel 1970, e per il quale ottiene nel
1971 il Premio Viareggio per la narrativa.
Nel 1967 avvia una
fervida attività di scultore e nascono, dopo L' Addio Che Guevara
del 1968, alcuni gruppi lignei tra cui L'Arrivo di Pizarro del
1969-71, e bronzi improntati a forte sensualità.
Sue sculture
monumentali sono collocate nelle principali capitali europee e mondiali.
Fra di esse Il Vascello della Rivoluzione (1988), a Roma, presso
il Palazzo dello Sport; Nelle Americhe, del 1992, a Buenos Aires;
il celebre Ulisse, del 1996, a New York; Enea (2004),
presso il porto della Valletta (Malta). Il grande Cristo del 2002
è entrato a far parte delle collezioni dei Musei Vaticani.
Nel 2006 l’artista
riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grand’Ufficiale
della Repubblica, per i suoi meriti artistici e per aver saputo
diffondere e valorizzare in tutto il mondo il genio e la creatività
italiani.
Muore a Roma il 21
luglio dello stesso anno.
SCHEDA TECNICA
Mostra:
UGO ATTARDI. IL VIAGGIO DI ULISSE
A cura di:
Silvia Pegoraro, Carlo Ciccarelli
Sede:
Ex Garage Ruspi, Largo Giovanni XXIII, Latina
Periodo espositivo:
16 giugno – 29 luglio 2012
Inaugurazione:
sabato 16 giugno 2012, ore 18.00
Orari:
10.00-13.00 ; 16.00-20.00
Ingresso:
libero
Informazioni:
Organizzazione Ulisse Gallery Contemporary Art (Via dei Due Macelli, 82
– Roma), Tel. +39.0669380596 ; Fax. +39.06.6780771 ; Email
info@ulissegallery.com ; Sito:
www.ulissegallery.com
Catalogo:
Silvana Editoriale
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