Studi recenti
di archeomusicologia hanno aperto nuovi spiragli sulla
comprensione di questo tema, anche attraverso la sperimentazione
dei suoni e degli strumenti musicali.
Su questo
argomento la Rete museale della Provincia di Grosseto ha creato
un progetto speciale. Dall’incontro tra un’etruscologa, Simona
Rafanelli, direttore scientifico del Museo Archeologico di
Vetulonia, e un musicista, Stefano “Cocco” Cantini, sassofonista
di fama internazionale e direttore artistico del Grey Cat Jazz
Festival, è nato un progetto scientifico molto originale e
divertente che si è svolto con un programma di incontri nei
quali le due professionalità si sono confrontate sul tema della
musica perduta degli Etruschi. Un progetto in cui
si sono intrecciate discussione scientifica, performance
musicale, proiezione di immagini e lettura espressiva di testi.
Nell’incontro
al Museo Archeologico di Firenze, Simona Rafanelli
fornirà le basi al dibattito raccontando quanto e come la musica
facesse parte della società e della vita quotidiana degli
Etruschi, portando una carrellata di immagini (dipinti delle
prestigiose tombe di Tarquinia, dipinti vascolari, rilievi,
oggetti rinvenuti negli scavi) mentre Stefani Cantini
esaminerà il problema dal punto di vista del musicista,
dell'esperto dunque di strumenti a fiato, come prevalentemente
erano quelli etruschi, per cercare di capire che cosa fossero
realmente gli strumenti etruschi e che cosa gli Etruschi
potessero suonare. |
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