Il progetto MANI parte
dalla conoscenza radicata nella tecnica, la quale ci fa
sostenere che le mani sono il soggetto più impegnativo per un
artista figurativo.
L’evento di questa esposizione
(con quasi 40 opere tra la pittura di John Keating e la scultura
di Elena Mutinelli) risponde alle domande più significative
della contemporaneità. Da una parte vediamo la superficie
mediatica, globale e simbolizzata. Sono scomparse le parole in
quella che è diventata funzionalità empirica.
Il mondo dell’arte dalle origini
del culto, ai secoli della cultura è arrivato (come dice Jean
Claire) al culturale.
A indicare la scomparsa della
memoria della temporalità dei misteri dell’esistenza.
Le mani sono l’atto espresso,
dilemmatico: stringono il corpo, stringono l’essenza, stringono
l’enigma del tempo; le mani stringono l’abbandono, l’altrove
della malinconia.
Nella storia recente ricordiamo
alcune esemplarità come il gesto delle mani nella scultura di
Manzù o l’ultimo gesto di Alberto Giacometti alla sua modella
preferita Caroline quando sul letto di morte all’ospedale di
Coira spira tenendole la mano.
John Keating ed Elena Mutinelli
sono una testimonianza rara, in qualche modo toccante
dell’espressione creativa delle mani e della lingua del corpo.
Durante tutta la mostra, nei mesi
di giugno e luglio, le serate del giovedì saranno ravvivate fino
alle 23:00 da performance degli artisti, conferenze, dibattiti e
incontri. |