Le sue opere sono ora dei monocromi,
grandi carte incollate su tela, ”schermi” in cui
appariranno di lì a poco lettere, cifre e particolari di
insegne stradali che lo portano a una maggiore vicinanza
con l’estetica pop internazionale.
In concomitanza con i risultati
conseguiti oltreoceano, Schifano si rifà ai prodotti
della cultura di massa (Coca Cola ed Esso)
impiegando smalti e vernici sulla carta da pacchi,
adoperata quale richiamo al “billboard” americano.
Si può dire che, ad oggi,
quell’iniziativa rimase un episodio isolato nella storia
dell’arte degli ultimi 50 anni.
All’epoca gli artisti italiani godevano
di un successo pari a quello di quelli americani.
Poi, dopo la Biennale di Venezia del
1964, con il gran premio assegnato a Robert Rauschenberg,
l’arte statunitense si imporrà sul mercato globale,
influenzandone le scelte critiche.
A proposito delle opere di Schifano,
Cesare Vivaldi sosterrà che “non si tratta di Pop-Art:
per lo meno non si tratta solo di Pop-Art. Oltre alla
condanna della civiltà di massa fatta coi mezzi stessi
della civiltà di massa (com’è tipico della Pop-Art)
Schifano mette nei suoi quadri qualcosa di più:
la sua fame di pittura [...] Schifano non si
accontenta di contraffare in chiave grottesca i prodotti
di massa, come i vari Oldenburg, Dine, Lichtenstein ma
riesce a costringere il punto di vista volgare,
sfigurato dell’uomo-massa a diventare pretesto di canto”
[cat. galleria Odyssia, Roma 1963].
Dal 1964 la sua attenzione
attraversa una gamma di soggetti assai ampia rendendo
più complesso il proprio stile: nascono i Paesaggi
anemici, immagini di un mondo naturale
rielaborato sul filo della memoria, si interessa alla
rivisitazione della storia dell’arte, dipinge quadri
legati all’infanzia, inizia una breve ma intensa
attività cinematografica che lo porterà a realizzare i
lungometraggi Satellite, Umano non Umano
(con un cammeo di Carmelo Bene), Trapianto,
consunzione e morte di Francis Bacon.
Si dirà che “L’arma di Schifano è
il régard, un occhio-obiettivo, una camera
fotografica mentale” [Maurizio Fagiolo dell’Arco]
e “come nel mito di Mida, rende pittura quello che
tocca“ [Eligio Cesana].
Oltre a includere i propri dipinti in
colorati pannelli di perspex, Schifano realizza monotipi
legati al tema dell’Albero in stretta analogia
con quello delle Palme dei primi anni settanta;
natura e realtà sono concepite dall’artista attraverso
uno schermo artificiale, un filtro sensoriale che si
avvale di foto-impressioni e fotomontaggi.
Gli anni Settanta sono gli anni
delle tele emulsionate, recupera infatti le
immagini televisive su cui interviene con colori alla
nitro.
Nel mentre sviluppa il tema dei d’après
con rifacimenti da Michelangelo, Cézanne, Gaugin,
Magritte, Boccioni, Carrà, De Chirico, culminando con lo
“Schifano che rifà Schifano”.
Dopo un travagliato periodo di sconforto
ideologico per la pittura, Schifano riacquista passione
nei pennelli addentrandosi nei temi naturalistici che
negli anni Ottanta porteranno alla serie dei
Gigli d’acqua e dei Campi di grano.
Continua a lavorare a cicli tematici
annoverando anno dopo anno gli Acerbi, la Casa
sola, cuori e stelle, montagne, vulcani, dinosauri.
Alla fine degli anni Novanta il suo
studio è completamente invaso da televisori.
Mario Schifano annota, fotografa.
Scatta migliaia di fotografie allo
schermo televisivo e le ritocca a mano.
“Perchè girare il mondo” afferma
l'artista “quando è il mondo che può venire a casa tua?”
Prima della morte, sopraggiunta a Roma il
26 gennaio 1998, si reca in Brasile per dipingere
una favela di Rio de Janiero, sua ultima grande fatica.
Estremamente prolifico, Schifano si è
sempre ispirato al flusso di immagini prodotto dalla
civiltà e dai mezzi di comunicazione di massa.
“Questo è stato il mio programma. È il
mio guardare: non sono stato monocorde, questa è stata
la mia incoerenza. Ma sono stato creativo e quindi
costante. La costante attendibile del guardare: come
guardavo, perché guardavo...” [in Schifano, ed.
Essegi, Ravenna 1982].
“Omaggio a Schifano” è resa possibile
grazie alla collaborazione con l'Assessorato alla
Cultura di Civitanova Marche, la Banca Popolare
di Ancona, l'Outlet Manas di Montecosaro
Scalo, il ristorante Raphael Beach e l'agenzia
Pil Associati di Civitanova Marche.
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