Il percorso espositivo si sviluppa nei differenti
ambienti del MARCA entrando in relazione anche con la
collezione di arte antica esposta in permanenza
all'interno del museo. Si crea, dunque, un dialogo
straniante tra le sculture di Penny e i gessi di fine
'800 e inizio '900 di Francesco Jerace attraverso un
allestimento del tutto originale.
Le sculture di Evan Penny ritraggono il corpo umano nei
minimi dettagli, fino all'ultimo capello, con tutte le
rughe e i caratteri distintivi. Le sue figure, alle
quali applica sapientemente strati di silicone e
pigmenti, esprimono una presenza ossessivamente
sensoriale. Eppure, il loro grado di artificio appare
evidente in un'ambiguità consustanziale alla
rappresentazione.
Come afferma Alberto Fiz "Penny sottolinea lo stato
latente di chi osserva attratto e, nello stesso tempo
respinto, da quanto si palesa come familiare. Il suo
approccio sviluppa un dubbio cognitivo rispetto alla
presenza enigmatica della rappresentazione che risulta
precaria e incerta. E ancora: "Per Penny l'adesione
all'iperrealismo e all'oggetto in quanto tale appare
solo una messa in scena, un inganno della mente e
dell'occhio. Al di là della facciata, l'artista innesca
un'azione di sabotaggio che mette in discussione la
componente percettiva secondo una metodologia tesa ad
evacuare lo sguardo impedendogli di rimanere fisso nella
sua sede. Ciò significa, fondamentalmente, una visione
che diventa luogo intorno a cui costruire le nuove
immagini."
Tecniche di alienazione come la compressione,
l'allungamento o la distorsione, evocano componenti
caratteristiche della fotografia, della televisione o
dell'immagine digitale ritoccata. Il risultato di tutto
ciò è l'apparizione di sculture anamorfiche che
sviluppano nella bidimensionalità, ritratti
tridimensionali o personaggi che avanzano all'interno
della quarta dimensione rappresentata dallo spazio.
Fondamentalmente, Penny mette in scena il processo
tecnologico facendo uso della materia in base ad un
approccio straniante rispetto alle regole della
virtualità.
In mostra vengono presentati tutti i cicli principali
del lavoro di Penny con le sue immagini più
embelmatiche.
C'è, per esempio, la serie L. Faux che segna
l'inizio dell'attuale fase creativa di Penny guidata dal
principio di rottura dei limiti tra la percezione
naturale e quella comunicata dalla tecnologica.
L'ambiguità delle opere si esprime nel titolo stesso, il
quale si riferisce ad una donna reale di nome Libby
Faux. Eppure, il significato della parola francese faux
(falso) provoca dei dubbi sulla sua autenticità. Il
messaggio dello scultore è contraddittorio poiché, se
osservata da una certa distanza, questa scultura di una
figura umana sembra una fotografia, ma se la si osserva
da vicino dà l'impressione di essere un corpo vivo.
Di particolare interesse anche la serie No One-In
Particular che nasce dalla constatazione che stampa
e televisione ci mostrano spesso immagini e volti di
persone sconosciute che percepiamo come esseri viventi
grazie alla forza della nostra immaginazione. Le
sculture distorte delle serie Stretch e
Anamorph costituiscono, invece, risposte
particolarmente significative alla domanda fondamentale
di Penny su ciò che potrebbe accadere se le forme comuni
appartenenti al concetto dell'essere umano come
rappresentato nei mezzi di comunicazione bidimensionali
venissero trasportate nello spazio reale. I titoli
stessi fanno riferimento a questo interrogativo:
"stretch" (stiramento) richiama le manipolazioni rese
possibili da photoshop, un programma per il ritocco
delle immagini, mentre il termine "anamorph"
(anamorfosi) viene usato in ottica per identificare
immagini distorte che sembrano normali se osservate da
una data prospettiva. Quanto alla serie Backs, i
ritratti si riferiscono a persone reali. I nomi propri
dei modelli sono indicati nei titoli: Back of Norb, Back
of Jay, Back of Richard, Back of Danny, o Back of Kelly.
Back of Evan raffigura l'artista stesso e, tra i molti
ritratti di uomini, ne troviamo anche uno femminile:
Back of Martha. Una caratteristica comune a tutte queste
sculture a mezzo busto è che le figure sono voltate
rispetto al pubblico e rivolte verso il muro. Solamente
osservando le opere di fianco si nota che i volti
diventano sempre più piatti fino a trasformarsi in
immagini simili a fotografie. Al contrario, la parte
posteriore della testa e le spalle sono scolpite a tutto
tondo e si inarcano verso il visitatore. Privi di volti
caratterizzati e con le teste rasate, i soggetti si
assomigliano tutti e questa mancanza di individualità
costringe l'osservatore a cercare di leggere tratti
della personalità da dettagli come il profilo, la pelle
o i capelli.
A proposito della sua arte, il cinquantanovenne artista
canadese nato in Sudafrica afferma: "Cerco di collocare
le mie sculture a metà strada tra il modo in cui
percepiamo gli altri nel tempo e nello spazio reali e il
modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri in
un'immagine". Le sue creature ibride emergono tra queste
due dimensioni e sfidano la percezione dell'osservatore
in virtù della maniacale precisione e del modo in cui
occupano fisicamente il nostro spazio vitale.
Una mostra, dunque, di grande impatto che analizza nella
sua completezza l'indagine non solo artistica ma anche
sociologica di un grande scultore contemporaneo.
L'esposizione è accompagnata da un'ampia monografia in
italiano, inglese e tedesco pubblicato da Verlag der
Buchhandlung Walther König, Colonia. Il volume include
contributi di Alberto Fiz, David Moos, Evan Penny,
Daniel J. Schreiber Veit Ziegelmaier e dell'editore.
Evan Penny Re Figured
Catanzaro, MARCA, a cura di Daniel J. Schreiber e
Alberto Fiz
21 aprile-30 giugno 2012.
Catalogo Verlag der Buchhandlung Walther König
Mostre promosse dalla Provincia di Catanzaro-Assessorato
alla Cultura con il patrocinio della Regione Calabria,
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici
della Calabria, dell'Associazione Scolacium e della
Fondazione Rotella.
Inaugurazione: sabato 21 aprile 2012 ore 18,30
MARCA
Catanzaro
Via Alessandro Turco 63
da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30;
chiuso lunedì Ingresso: 3 euro; tel. 0961.746797
info@museomarca.com
www.museomarca.com
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