Salvati dall'estinzione e
recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti e di chi li vede
per la prima volta, ecco tanti bei frutti profumati, dai colori
caldi e dai nomi spesso originali: giuggiole, pere spadone,
corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe,
pere volpine, uva spina, senza dimenticare noci,
nocciole, melagrane e i marroni, simbolo dell'autunno.
La ripresa d’interesse verso i
frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi
di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo
nel corso della festa si svolge un concorso di marmellate
e uno di liquori mentre i ristoranti della zona
propongono per tutto l’autunno la “Cucina ai frutti
dimenticati”. Si tratta di piatti che utilizzano i
prodotti tradizionali del territorio sia secondo la consuetudine
sia in modo moderno, proponendo una cucina gradevole, naturale e
dal forte potere evocativo.
Fra le ricette a base di questi
frutti ricordiamo: la salsa di rovo e di gelso, le
composte di corniole e di cotogne, la torta di mele
selvatiche e i dessert con protagoniste le pere volpine, le
castagne, l'alkermes, il vino e il formaggio. Un gruppo di
frutti dimenticati serve per preparare un antico piatto tipico,
il "migliaccio", che richiede mele cotogne, pere volpine,
mele gialle, cioccolato, pane, raffermo grattugiato, canditi,
riso e, secondo l’antica ricetta, sangue di maiale in aggiunta. |
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