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Alla Festa di
Primavera sfilano i “carri di pensiero”
A Casola Valsenio (RA)
si rinnova un’antica tradizione più che secolare
Era il 1891 quando un
gruppo di artigiani di Casola Valsenio, l’ultimo Comune in terra
romagnola prima del confine toscano lungo la vallata del fiume Senio,
decise di organizzare la Festa di Mezzaquaresima, pure detta della
Segavecchia. Anche se in un periodo leggermente posticipato rispetto
alle origini, riproponendo quell’antica tradizione popolare, anche
quest’anno riprende vita l’originale Festa
di Primavera con la sfilata di imponenti e caratteristici “carri di
pensiero”, alti fino a sei metri con a bordo
anche venti figuranti.
L’appuntamento è
fissato per mercoledì 25 aprile, per la sfilata diurna,
e per la serata di sabato 28 aprile, per la suggestiva sfilata
notturna arricchita di musica e giochi di luce, lungo le vie e nelle
piazze del centro storico del paese. |
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Quella di
Mezzaquaresima era una festa di origine pagana che interrompeva
il grigiore della Quaresima con un giorno di carnevale che
comprendeva una fiera di bestiame, balli, giochi, la sfilata del
carro della Vecchia (rappresentata da un enorme e grottesco
mascherone) e il corteo di carri accompagnati dal lancio di
confetti e di aranci. La Vecchia, nella tradizione romagnola,
era vista come la colpevole di tutti i mali della stagione
agricola passata e per questa colpa veniva segata o, come
succedeva a Casola, bruciata in piazza con un rogo di
purificazione tra canti e balli.
Pur avendo
mutato nome e data, la Festa di Primavera
di Casola Valsenio conserva inalterati alcuni dei
caratteri tradizionali degli inizi. Sfila ancora, preceduto
dalla banda del paese, il carro della Vecchia che,
la sera del 28 aprile verrà processata e bruciata nel corso
della “Notte di Primavera”; sfilano ancora i
carri allegorici, o meglio i “carri di pensiero” ogni
anno ricchi di forme nuove, di allegorie sempre più raffinate,
di costumi e colori più ricercati e con dimensioni sempre più
imponenti. Inoltre, come è sempre stato, i figuranti a bordo
dei carri restano immobili in forme plastiche per tutto il tempo
della sfilata: ogni quadro vivente è una pagina di
letteratura popolare che appare come un curioso discorso fatto
alla piazza dai costruttori dei carri. |
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Si
tratta di un linguaggio che, anche nell’era del digitale
e della tecnologia “sfrenata”, conserva tutta la sua
forza di comunicazione e d’impatto emotivo per
l’originalità delle idee, per la ricercatezza dei
costumi e dei colori, per l’imponenza e l’arditezza
delle forme. Un linguaggio che resta ancorato alla
tradizione, pur adeguandosi ai mutamenti di costume e di
cultura soprattutto perché sopravvive lo spirito con cui
vengono costruiti e portati in piazza i carri: le
società si ritrovano a lavorare attorno ai carri spinti
da un comune sentire, da un comune impegno culturale,
sociale, civile e, in alcuni casi, anche politico. E
come una volta, ancora oggi i costruttori dei carri
lavoravano gratuitamente per oltre due mesi, per la
soddisfazione di un premio simbolico, per l’applauso
della folla e, soprattutto, per l’affermazione dell’idea
che esprimono con il carro e che rimane segreta fino
alla presentazione in piazza.
Info: UIT Casola
Valsenio tel. 0546 73033
www.terredifaenza.it
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