Fra Orsina e
Aristide c’è una spontanea simpatia e lui si illude di poterla
aiutare a sgombrare tutto. Nella sua missione impossibile è
costretto ad entrare nella rutilante, divertente e creativa
follia della donna, che è legata ad ogni oggetto, anche il più
piccolo, da un ricordo affettivo, da un progetto futuro, da un
timore irrazionale di privarsene.
In un
crescendo comico ed emotivo, i due trovano motivi di scontro e
di solidarietà, e arrivano fino alla soglia del sentimento.
Ultimo lavoro
di Edoardo Erba, uno dei più interessanti drammaturghi
del nostro paese, “Tante belle cose”, giocato sul doppio
piano della commedia e del dramma psicologico, è un lavoro
fresco, vivo, pulsante di energia e comicità, uno sguardo
poetico e ironico sulle fragilità umane.
Il testo di
Erba mi ha colpito sin dalla prima lettura per lo sguardo
poetico sulle fragilità umane e al tempo stesso per la delicata
ironia con cui vengono messe in scena. Ho sempre più
frequentemente la sensazione che ci sia una grande necessità di
prestare attenzione ai testi contemporanei. “Tante belle cose” è
uno spettacolo che rientra in questa specificità. Innanzitutto
per l’argomento trattato. Mi piace quando sulle assi del
palcoscenico, media antico, vengono rappresentati i
comportamenti della modernità. |
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