Gli obiettivi principali della ricerca,
tesa alla ricostruzione complessa di un settore
occupazionale, sono stati: definire i profili dei
lavoratori dello spettacolo, facendone emergere
modalità, tempi e condizioni di lavoro; evidenziare le
peculiarità lavorative, contributive, previdenziali e
assicurative dei diversi addetti dello spettacolo,
rimarcando le peculiarità e differenze a seconda dei
settori di impiego, ma anche della tipologia di
mansioni; evidenziare gli indotti occupazionali.
L’analisi qualitativa e quantitativa dei
dati raccolti permette di impostare un piano di tutela
nei confronti dei lavoratori - a partire dallo studio di
un meccanismo di ammortizzatori sociali che fotografi la
natura intermittente della professione - e delle imprese
del settore, per trovare soluzioni che ne garantiscano
lo sviluppo e la crescita.
Trattandosi di una ricerca che si
prefigge di offrire
per la prima volta in Italia un panorama
rappresentativo del settore dello spettacolo dal vivo e
del teatro
in particolare e volendo offrire uno
spaccato significativo di una realtà
fluida e in continuo movimento, si è ritenuto opportuno
avvalersi di un
approccio descrittivo di ampio respiro,
individuando un campione di indagine esteso, il più
possibile
rappresentativo e significativo
dell’universo di riferimento. Lo strumento utilizzato è
stato la CAWI (Computer
Assisted Web Interview), per la quale
sono stati realizzati due distinti questionari: uno
riservato ai
singoli operatori/lavoratori
dello spettacolo e uno riservato alle
imprese.
• Le imprese di spettacolo
L’associazione
è la forma giuridica utilizzata con
maggiore frequenza dalle organizzazioni che operano
nello spettacolo. Le imprese di dimensioni economiche
superiori ai 300 mila euro utilizzano anche la forma
cooperativa e quella della fondazione. Oltre la metà
delle imprese del campione ha un’età inferiore ai 10
anni, solo il 4% è nato prima degli anni ’80.
Oltre la metà delle imprese rispondenti
ha sede nel nord Italia, il 30,6% al centro e il 18,1%
al sud. Lombardia e Lazio sono le regioni maggiormente
rappresentate. Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e
Toscana catalizzano oltre il 56% dei rispondenti.
Le imprese del campione sono impegnate
principalmente in attività di
produzione di spettacoli:
l’incidenza media dell’attività di produzione si attesta
al 44,2% per singola impresa, e tale valore sale a quasi
il 50% nel momento in cui si includano anche le attività
di coproduzione; significativo anche l’impegno destinato
per la realizzazione di attività formative, il cui
valore medio si attesta al 17,5%. Le attività legate
all’organizzazione di festival, rassegne, stagioni e
gestione di spazi variano da un minimo del 5% a un
massimo del 7%.
Il dimensionamento economico complessivo
dei soggetti analizzati è di circa
38 milioni e 450 mila euro,
con una crescita di 1 punto e ½ percentuale rispetto al
2008.
Se mediamente il 20% dei rispondenti ha
un bilancio compreso tra i 100.000 e i 300.000 euro,
circa il 60% presenta un bilancio inferiore ai 100.000
euro. Dall’analisi dell’ultimo triennio si evidenzia una
contrazione delle imprese di piccole dimensioni
(<100.000 euro), e una crescita di quelle medie
(100.000-300.000); pressoché stabili le imprese con un
bilancio superiore ai 300.000 euro.
Entrando nel dettaglio della
composizione delle entrate,
si evidenzia un bilanciamento tra entrate da
contributi
(49,9%)
e i
ricavi e entrate proprie
(50,1%).
L’analisi territoriale pone in risalto la maggiore
capacità di reperimento di risorse private e una minore
dipendenza rispetto ai finanziamenti pubblici per le
imprese del nord; diversamente le imprese del centro
evidenziano una maggiore dipendenza dai finanziamenti
pubblici.
La dipendenza dai finanziamenti pubblici
si presenta
direttamente proporzionale alla
dimensione economica:
sono le imprese di piccole dimensioni ad avere un
maggior grado di autonomia rispetto alle fonti di
finanziamento pubbliche e una maggiore
imprenditorialità. Sono le imprese di maggiori
dimensioni a rivelare una
maggiore dipendenza nei confronti dei
contributi pubblici per attività ordinaria, connessa
all’impegno in attività di
spettacolo che si svolgono con continuità
e ad un consolidato rapporto di lavoro con le
amministrazioni
pubbliche. Diversamente, le imprese di
piccole dimensioni hanno un bilancio costituito per
oltre la metà dagli
introiti derivanti dalle vendite e dalle
prestazioni.
Per quanto attiene i
contributi pubblici,
pur evidenziandosi una prevalenza dei finanziamenti
regionali (63,8%), si riscontrano forti differenze tra
le tre macro aree geografiche. Il Nord Italia ha la più
forte dipendenza nei confronti dei contributi regionali,
il centro una maggiore differenzazione fra i soggetti
pubblici, con un peso molto forte dei comuni (tale dato
deve tuttavia tenere conto del forte peso relativo dei
soggetti del Lazio e quindi dalla città di Roma), il sud
un peso relativo importante del Ministero.
L’analisi della composizione delle
uscite,
pone in evidenza il peso dei costi relativi al
personale, che da soli rappresentano il 42,5% del
totale, immediatamente seguiti dai costi di produzione
(34,2%).
Complessivamente le 171 imprese del
campione si avvalgono della collaborazione di
2.982 addetti,
che generano
4.106 contratti,
110.394 giornate lavorate
che generano oltre
500 full time equivalent.
Il
personale organizzativo/amministrativo
è quello che vede il maggior utilizzo di
forme contrattuali a tempo indeterminato, anche se è la
forma contrattuale a tempo determinato ad essere la più
diffusa, immediatamente seguita dall’occasionale. Per il
personale artistico il contratto a tempo determinato è
la forma contrattuale maggiormente utilizzata (42,4%).
Le imprese analizzate evidenziano una
spiccata vocazione
produttiva:
con due nuove produzione annue per un totale di 1087
titoli e 1690 repliche. Le imprese presentano anche una
capacità ad ottimizzare le proprie attività: 308 sono i
titoli complessivi ripresi che generano 2859 repliche.
L’attività di coproduzione è più contenuta e riguarda
100 titoli e 423 repliche.
• Gli Operatori
L’età media degli operatori del campione
è di
36 anni
e il 44% dei rispondenti ha un’età
compresa tra i 27 e i 35 anni: si tratta di un campione
giovane soprattutto in riferimento ai dati ENPALS.
Mediamente gli operatori lavorano nel settore da
10-11 anni
e l’anno di inizio attività si attesta
attorno ai
24 anni.
Interessante segnalare come quasi la metà del campione
abbia iniziato a lavorare con meno di 24 anni e
solo una quota molta ridotta (intorno al
10%) abbia iniziato dopo i 30 anni.
Il
settore teatrale
è l’ambito di attività prevalente per i
rispondenti: l’incidenza media dell’attività teatrale si
attesta al 58%, seguita in modo pressoché paritario da
musica, danza e performance. Il campione evidenzia
pertanto come i singoli operatori teatrali pur lavorando
prevalentemente all’interno del comparto non lesinano
partecipazioni e incursioni in ambiti performativi
affini e attigui.
Le professioni indicate dai rispondenti
sono state ricondotte alle categorizzazioni ENPALS1,
ricostruendo l’ambito (amministrativo/organizzativo,
artistico e tecnico) e il gruppo. Circa
due terzi
dei rispondenti ricoprono
mansioni di carattere artistico.
Fra i gruppi i più rappresentativi quello degli
attori,
a cui seguono le figure con funzioni amministrative,
quindi registi e sceneggiatori.
Per oltre 2/3 dei rispondenti la
qualifica ENPALS dichiarata corrisponde alla professione
attuale; solo per il 26% dei rispondenti non vi è
corrispondenza. Tale dato può essere letto come evidenza
del fatto che, da un lato, la qualifica ENPALS fotografa
una realtà statica, mentre la professione degli
operatori dello spettacolo può portare a evoluzioni e
riconversioni, dall’altro, tali categorizzazioni possano
necessitare l’introduzione di cambi di posizione
rispondenti agli avanzamenti di status professionale e/o
alle riconversioni di alcune professioni.
Se si analizzano le forme contrattuali
che regolano i rapporti degli operatori dello spettacolo
si evince come il contratto a tempo indeterminato sia la
modalità meno utilizzata; il
contratto a tempo determinato
rappresenti per circa la metà dei rispondenti la forma
usuale di contratto; molto utilizzata la prestazione
occasionale con ritenuta d’acconto.
Per quanto concerne le giornate
effettivamente lavorate nel 2010, variano mediamente tra
le
131
e le
149
e complessivamente possiamo stimare che
il campione indagato abbia lavorato tra le
124.000
e le
141.000
giornate.
Differenze significative emergono tra gli
ambiti professionali dove gli amministrativi dichiarano
193 giornate effettive contro le 129 degli artistici. Se
le
donne
dichiarano mediamente 20 giorni di lavoro
in più rispetto ai maschi, nel centro Italia le giornate
dichiarate sono sensibilmente inferiori rispetto al sud
e al nord Italia.
Per le diverse attività lavorative
realizzate gli operatori percepiscono mediamente dai
9.650 €
ai
11.600 € annui.
Complessivamente si stima che l’ammontare delle
retribuzioni percepite dagli operatori del campione vari
tra i
9.150.000 €
e gli
11.400.000 €.
Quasi il 30% dei rispondenti dichiara di
percepire retribuzioni comprese tra i 10 e i 20 mila €,
mentre il 57% dichiara di guadagnare meno di 10.000 €
l’anno; solo il 14% percepisce più di 20.000 € (meno
dell’1% dichiara di percepire più di 50.000 €).
Il questionario prevedeva un quesito in
cui si chiedeva agli operatori di esprimere un giudizio
su “quanto ci si sente felici per il proprio lavoro” su
una scala da 1 a 100. Il valore medio è di 56; due
persone su dieci esprimono un giudizio inferiore a 30,
solo 3 persone su 10 forniscono un punteggio superiore a
70. L’analisi sul campione degli operatori analizzati
consente di individuare 4 raggruppamenti significativi
che possono essere considerati come “idealtipi”
dell’operatore teatrale italiano.
Gruppo 1
(51%)
“Precari e scontenti”:
è il gruppo più numeroso (riguarda praticamente un
operatore su due) ed è costituito da persone tra i 26 e
i 40, con livelli medi di retribuzione molto bassi
attorno ai 4-5000 €, con già una buona esperienza
professionale alle spalle (lavorano in medi da 9 anni,
avendo iniziato attorno ai 24 anni).
Si tratta di un gruppo caratterizzato
ancora da forti margini di precarietà (meno del 60%
lavora esclusivamente nel settore dello spettacolo), con
un numero medio di giornate lavorate ai fini Enpals
attorno alle 46 (nessuno di loro segnala più di 140
giornate lavorate nel 2010) e con il livello di felicità
rispetto al proprio lavoro più basso (43,4/100). Il
ricorso al sussidio è in linea con i dati medi.
Gruppo 2
(25%)
“Sulla linea di confine”:
si tratta di un gruppo che riguarda un operatore su
quattro e che rappresenta una sorta di evoluzione del
gruppo 1. Sono operatori in una fase più matura sia a
livello anagrafico (l’età media è 38 anni e il gruppo
varia tra i 30 e i 45 anni) sia a livello professionale
(lavorano in media da 14 anni avendo iniziato anche loro
attorno ai 24 anni). Le retribuzioni medie si attestano
attorno ai 16.000 € (variando mediamente da 12 a 20
mila) e nel 78% dei casi si tratta di persone che
lavorano esclusivamente nel settore dello spettacolo. Il
numero medio di giornate lavorate si attesta attorno
alle 100 annue e il livello di felicità rispetto al
proprio lavoro è nella media del campione (58/100). Si
tratta di un gruppo che si colloca in una sorta di
“terra di mezzo” avendo imboccato la strada di un
percorso professionale definito, ma non avendo ancora
del tutto risolto elementi di fragilità in particolare
per quanto riguarda i livelli di retribuzione e la
continuità del lavoro. E’ il gruppo che fa il maggiore
ricorso ad ammortizzatori e a sussidi.
Gruppo 3
(13% del campione) –
“L’entusiasmo degli esordi”:
è il gruppo più giovane (l’età media è attorno ai 29
anni e l’età varia tra i 24 e i 33 anni), numericamente
non molto numeroso. Si tratta di persone che pur nella
giovane età evidenziano già una presenza lavorativa nel
settore di un certo rispetto (lavorano in media da 6
anni e l’età di inizio professionale è attorno ai 22-23
anni). Dal punto di vista retributivo è il gruppo più
difficile da analizzare per la grande quantità di “non
risposte” che denota una difficoltà a quantificare e
collocare il proprio lavoro in una dimensione economica
precisa: il numero di giornate lavorate a fini Enpals è,
infatti, il più
basso attestandosi attorno alle 25 gg/annue.
Per converso è il gruppo che fa registrare i livelli di
felicità per il proprio lavoro più alti (82/100).
Gruppo 4
(10% del campione) –
“I realizzati”:
si tratta del gruppo numericamente più ridotto (un
operatore su dieci) e più anziano (l’età media è
attorno ai 46 anni e l’età del gruppo varia tra i 38 e i
60 anni): lavorano nel settore in media da 20 anni e
l’età di ingresso è stata attorno ai 26 anni. Sono il
gruppo con le retribuzioni più elevate (34.500 € medi,
con variazioni tra i 26 e i 53 mila €) e il maggior
numero di giornate lavorate Enpals (media attorno ai 183
giorni l’anno, nessuno di questo gruppo lavora meno di
110 giorni l’anno). È il gruppo che ricorre di meno agli
ammortizzatori e ai sussidi e fa registrare un grado di
felicità per il proprio lavoro elevato (78,8/100) anche
se inferiore a quello del gruppo precedente.
Per info:
www.progettocresco.it
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www.fitzcarraldo.it
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