Nella ricerca storica, è stato costatato che la
"pietas popolare" napoletana si rivolse alle "ossa e crani
anonimi" con devozione religiosa familiare verso il 1884,
avvicinandosi così a quel rito religioso che richiama le antiche
tradizioni pagane. I napoletani iniziarono a esprimere la
propria preghiera verso un ideale diverso dalla santità: questa
devozione si spinse fino all’"adozione" di un teschio e la
collocazione di immaginette votive e messaggi scritti
all'interno dei reliquari. Tutte queste consuetudini esprimevano
una forma di “conciliazione” nuova, che difficilmente si trova
altrove, ossia l’equilibrio tra il culto dei Santi e la
devozione popolare delle anime del purgatorio.
L’Associazione Culturale NarteA si propone di
fondere un approfondimento culturale realizzato ex-novo,
affiancando alla tradizionale visita guidata, un’equipe d’attori
– Raffaele Ausiello, Stefano Ferraro, Elisabetta Bevilacqua –
vestiti con abiti d’epoca, capaci di trasportare gli ospiti in
un insolito viaggio: i visitatori vestiranno inconsapevolmente i
panni del “fedele” che si reca nella Chiesa d’’e cape 'e morto,
dove la presenza di teschi richiama il ricordo di alcune anime.
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