A novembre-dicembre del
2010 la sua personale "Emotionally...Marta" a Taranto,
organizzata dalla Galleria d'Arte Contemporanea "La
Saletta dell'Arte". Del 2011 è la mostra "About us"
tenutasi a marzo al Palazzo dei Papi di Viterbo e poi
riproposta a maggio ed ottobre, rispettivamente a Nemi
presso le Scuderie di Palazzo Ruspoli (Ro) e a Padova al
Palazzo Zuckermann. Dello stesso anno la personale a
Palazzo Antico Ghetto (Ex Sinagoga Tedesca) di Padova,
dedicata ai Bambini nella guerra e nella Shoah.

Recensione
artista e mostra (a
cura della dott.ssa Katiana
Spinelli, storica e critica d'Arte
Contemporanea) :
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La Czok, libanese di origine ma londinese di adozione, è
un'artista già nota ed apprezzata in Italia e all'estero
per le sue prime opere “narrative” dalla forte carica
ironica e satirica. Negli ultimi anni si dedica a lavori
che potremmo definire essenziali, sia perché lasciano la
scena ad uno o pochi personaggi (che seppur nel loro
minimalismo sono sempre ricchi di dettagli e particolari
che ne sottolineano l’umanità), sia per l'uso del colore
che si riduce al bianco e nero. Ciò che rimane costante
è l’effetto che le sue opere hanno sullo spettatore, che
stupito si lascia pian piano trascinare dal loro pathos.
Sì.. perché i lavori della Czok non sbigottiscono
all’istante, non scandalizzano, non puntano su effetti
shock, ma con la loro velata provocazione intendono
essere motivo e spunto di riflessione. Essi
rispecchiano, in vario modo, il mondo e la vita
quotidiana, con un tono più deciso e di denuncia come ne
"La torre di Babele", uno dei suoi dipinti storici, dove
il mondo sembra manovrato da infide streghe; ma anche in
modo leggero e malizioso come in "Gossip", che
rappresenta il divertito spettegolare di tre donne.
Questo tono ironico e umoristico, però, è sostituito da
un senso di paura e di solitudine tipico del periodo
infantile, in altre opere che hanno come soggetto i
bambini e i loro giochi. Questi non evocano la
spensieratezza tipica dell’infanzia, non infondono
allegria, ma come in "Toy box" rispecchiano lo stato
d’animo della bambina che dall’alto guarda i suoi giochi
disincantata, diversamente da quanto avviene in "Vite
segrete", dove lo sguardo tra la bimba e il famoso
burattino sottolinea la loro complicità, almeno durante
l’ingannevole e beffardo periodo dell’infanzia. Anche il
più tradizionale dei giochi, Pinocchio, mostrandosi
inerme e piegato su se stesso, lascia trapelare un senso
di malinconia e noia (Waiting Pinocchio), benchè,
talvolta il suo sguardo fisso (Pinocchio I) sembra
chiedere di guardare oltre ciò che si vede al fine di
indagare il significato più profondo delle cose. Ciò
accade anche nella serie "Wunderkammer", dove la bambina
fissa lo spettatore e nel contempo lo attrae,
costringendolo a nuovi interrogativi. In "Wunderkammer
con lucertola", però, la presenza di numerosi e
disparati oggetti e il conseguente tentativo di
comprendere un loro improbabile legame, fa sì che lo
sguardo della fanciulla risulti filtrato e quindi meno
violento rispetto, ad esempio, ad Almost Empty, dove la
macabra presenza di insetti impressiona e porta lo
spettatore a ricercare l’apparentemente rassicurante
sguardo della bambina >>
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