Una progressione che
sa di ritorno a casa, a quel retroterra vivo, radicato
tra cuore e memoria che distingue la cifra espressiva di
Ginevra.
Andrea Salvadori
(Volterra, 6 agosto 1974)
Musicista, compositore,
videomaker, mente eclettica ed inquieta. Dirige il
Centro di Produzione per il suono e l’immagine
Funambulo. E’ ideatore e responsabile del Progetto
Videonica - laboratorio didattico creativo per le scuole
di ogni ordine e grado. Come musicista e arrangiatore
dal 1999 collabora al percorso artistico musicale di
Ginevra Di Marco, e dal 2003 al progetto musicale
Stazioni Lunari. Lavora stabilmente come compositore
alle produzioni teatrali della Compagnia della Fortezza
presso il Carcere di Volterra.
Francesco Magnelli
(Firenze, 3 aprile 1962)
Arrangiatore e compositore nei Litfiba degli anni ’80,
poi membro nei C.S.I. e P.G.R ha lavorato con molti
artisti rock e pop della scena italiana, tra cui spicca
il sodalizio con Ginevra Di Marco. Dal 2004 è autore di
spettacoli musicali tra cui “Stazioni Lunari” che ha
visto la partecipazione di moltissimi artisti italiani e
il più recente “L’anima della terra vista dalle stelle”
con Margherita Hack.
...per saperne di più...
GINEVRA DI MARCO – biografia.
Ginevra Di Marco appare
nel 1993. E' una voce defilata, quasi impercettibile in
un disco a suo modo epocale, quel Ko De Mondo che avvia
nel migliore dei modi l'avventura del Consorzio
Suonatori Indipendenti - C.S.I..
Quanto la sua presenza sia
fin da subito importante e non solo dal punto di vista
musicale lo decreta il successivo In Quiete,
testimonianza live che vede la Di Marco assurgere
prepotentemente al ruolo di comprimaria. A questo punto
è già molto più che una voce: il timbro dolce e carnale,
la chiarezza dello stile, una passione senza risparmio,
tutto in lei sembra accadere come un ideale contrappunto
alle asperità della band. E' la nota mancante, quella
che alleggerisce e assolve, il calore e il colore di cui
il nuovo corso del sodalizio Ferretti-Zamboni con
Magnelli, Canali e Maroccolo aveva bisogno per sbocciare
definitivo.
Da allora, tanto su disco
che sul palco, Ginevra agirà in prima linea, appena un
passo indietro rispetto a Giovanni Lindo di cui è ombra
luminosa, altro inseparabile, respiro segreto. Le
composizioni iniziano a strutturarsi anche attorno a
lei, proprio come il materiale pregresso che trova
attraverso la sua voce nuovi sbocchi espressivi: una
grazia pietosa, in virtù di una memoria sempre viva.
Ginevra accoglie e assume su di sè il gravoso pathos
ferrettiano per restituirlo intenerito, caldo, umano. Ne
indaga l'aspetto terreno, ne rivela la trepida
spiritualità: Linea Gotica (1996), Tabula Rasa
Elettrificata (1997) e La terra, la guerra, una
questione privata (1998) sono i capitoli di una band
all'apice.
Intanto nasce e si
consolida l'intesa tra Ginevra e Francesco Magnelli,
mente compositiva della band, tastierista e pianista
estroso, sempre in cerca di aperture e di nuove modalità
espressive.
Il sodalizio frutterà
dapprima una curiosa escursione 'cinematografica' (la
sonorizzazione del film muto Il Fantasma dell'Opera) e
quindi, finalmente, Trama Tenue (1999), il debutto in
solitario di Ginevra, un disco che è planare spirito e
precipitare carne come fosse il più naturale dei gesti.
Al plauso della critica corrisponderanno il Premio
Ciampi e il Tenco come miglior artista esordiente.
Risale a questo periodo
l'intensificarsi della collaborazione con Max Gazzè,
conosciuto in occasione del progetto-tributo al grande
musicista inglese Robert Wyatt. Oltre a vedersi
reciprocamente partecipi in Max Gazzè e Trama Tenue, Max
e Ginevra suonano spesso insieme, si conoscono meglio e
scoprono che i loro mondi, apparentemente così lontani,
in realtà hanno molto in comune.
Nello stesso periodo esce,
su etichetta Il Manifesto, il primo disco dal vivo di
Ginevra dal titolo Concerto n. 1 - Smodato Temperante
(2001), testimonianza del tour semiacustico dell’anno
precedente. Le circostanze live spingono a scavare
dentro le melodie e i suoni, cercandone i riverberi più
nudi e segreti, indagando lo spazio e l'energia che cova
tra l’avvenire elettrico ed acustico, l'intima coesione
tra voce e strumento. Ginevra si gioca la carta della
voce sul tavolo della canzone, con disarmante
semplicità, senza alcun compiacimento. Lascia che la
canzone vinca la posta, in modo che anche canzoni non
sue come Khorakhanè (di De Andrè) o Ederlezi
(tradizionale rielaborato da Goran Bregovic) sembrano
letteralmente nascerle dentro.
Il 29 giugno del 2001 gli
ex CSI, escluso il dimissionario Massimo Zamboni, si
ritrovano insieme sul palco di Montesole, sul crinale
dell'appennnino che vide l'eccidio di Marzabotto, per un
concerto dedicato alla memoria di Don Dossetti. Quel
giorno, quella magica sera è documentata in Montesole
(2003) - nascono in pratica i PGR (acronimo di Per
Grazia Ricevuta). Il debutto della nuova entità avviene
nel 2002 con l’omonimo album su etichetta Universal.
L'organico dei PGR ricalca quello dei CSI tranne
naturalmente Zamboni, ma le sonorità si spostano con
decisione verso l’elettronica, previa l'arte esotica e
raffinata del produttore francese Hector Zazou.
Ginevra è ormai a tutti
gli effetti uno dei motori del gruppo, compone le
melodie cui presta una voce sempre più duttile,
ulteriormente arricchita dalle calde sfumature acquisite
dall’essere diventata mamma. Ancora incinta di Jacopo,
accetta di accompagnare Max Gazzè in un tour nei teatri
che li vede impegnati da gennaio a marzo del 2002.
Successivamente si imbarca nell'avventura dello
spettacolo teatrale Iris (ispirato ad un racconto dello
spagnolo Manuel Rivas). Esperienze che le permettono di
entrare in contatto con artisti, generi e forme di
diversissima estrazione, realtà a cui sembra adattarsi
con splendida naturalezza.
Nel 2004, assieme a
Magnelli, lascia i PGR per seguire altre direzioni. Si
arriva così a Disincanto (2005), frutto dolciastro dal
cuore amaro, undici episodi di grande versatilità. La
coerenza del percorso di Ginevra rimane intatta, non si
disperde e continua a spianare la sua narrativa luminosa
e appassionata, impreziosendola di ombre e sfumature, di
scatti e giustapposizioni. Raccoglie cioè il frutto di
tutte quelle esperienze che le hanno insegnato il
mestiere dell'essenzialità e della floridezza,
l'imprevedibile complessità dei margini, il peso
specifico delle sfumature, la complessità dello stare al
mondo, su questo mondo, in questo tempo.
Nei due anni successivi
Ginevra si dedica quasi esclusivamente alla grande
esperienza musicale e di vita intrapresa con Stazioni
Lunari. La natura itinerante del progetto, ideato da
Francesco Magnelli, le permette di allargare
ulteriormente gli orizzonti. Conosce nuova musica e
nuovi musicisti, impara a comprendere ed a interagire
con altre situazioni trovando finalmente quel terreno
fertile (da sempre desiderato) in cui la musica è
l'unica vera protagonista. Inizia il suo nuovo grande
viaggio: quello che passa per la tradizione e i canti
popolari. Arriva così a registrare Stazioni lunari
prende terra a puerto libre, uscito nel Novembre 2006.
Canti dal margine della Storia, da un mondo profondo e
dimenticato: Romania, Ungheria, Grecia, i Balcani, gli
Slavi, i Rom, il Portogallo, la Bretagna, il Messico, il
Cile, gli italiani del Sud e quelli di Toscana.
Arrangiamenti e rivisitazioni volti a coinvolgere il
pubblico con il calore ed il sapore delle feste di
paese, delle danze, della musica cantata dalla gente. Da
sempre.
Nello stesso solco si
inserisce Donna Ginevra (2009), ancora un viaggio nel
profondo delle tradizioni e dei margini, recuperando
brani come frammenti di Storia più o meno sommersa e
dimenticata. Passando da Napoli a Cuba, dalla Bretagna
al Lazio, dalla Toscana al Cilento e ai Balcani, la voce
di Ginevra si conferma interprete a tutto tondo sposando
con trasporto e generosità il vitalismo delle proteste
popolari, le doglianze e le meditazioni sulla difficile
arte di stare al mondo, i volti diversi e complementari
dell'amore. Da sottolineare infine l'inclusione in
scaletta di due pezzi firmati Tenco e Pino Daniele,
quasi si intendesse additare quel legame tra canzone
d'autore e vita ad altezza d'uomo un tempo saldissimo e
oggi parecchio più labile, o se preferite astratto.
La
produzione artistica del 'solito' Francesco Magnelli
determina arrangiamenti ingegnosi ma essenziali,
rispettosi ma senza timore reverenziale, suggerendo una
progressione che sa di ritorno a casa, a quel retroterra
vivo, radicato tra cuore e memoria, che da sempre
distingue la cifra espressiva di Ginevra.
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