L’8 settembre 2011,
Luca De Bei, ha vinto il premio LE MASCHERE 2011
come
"Miglior Autore di Novità Italiana" con il testo Le
Mattine dieci alle quattro, spettacolo, sempre da lui
diretto che sarà in scena per il terzo anno consecutivo
a Roma; dopo il successo riscosso al Sala Uno e al
Teatro Della Cometa, lo spettacolo sarà in scena infatti
al Teatro Roma dal
31 gennaio al 19
febbraio 2012, e sarà poi a Milano al Teatro Elfo
Puccini dal 15 al 20 di maggio 2012.
Intervista a Luca De Bei:
Come nasce questo nuovo testo?
“Di
notte che non c’è nessuno” è in realtà una ideale
prosecuzione di “Le mattine dieci alle quattro” (premio
Le Maschere del Teatro 2011 - Miglior spettacolo
d’innovazione), o meglio è un suo
completamento. È la faccia opposta della medaglia. Non è
un caso che nel primo titolo ci fosse la parola
“Mattina” e qui il suo opposto, la “Notte”. Nel primo
testo i tre personaggi si ergevano in qualche modo al di
sopra del disagio sociale, erano anime “pure” che
cercavano, e in qualche caso trovavano, il coraggio per
andare avanti, per resistere, per credere nella forza
dei sentimenti. Erano personaggi positivi, in cerca di
valori. Infatti il tema portante, nonostante l’argomento
“tematico” fosse quello delle morti sul lavoro, era una
storia d’amore e anche di amicizia e solidarietà. Qui,
in “Di notte che non c’è nessuno” i personaggi sono
invece immersi nel disagio, ne fanno parte, addirittura
ne sono i responsabili.
Chi
sono i protagonisti della vicenda?
Il
ragazzo e la ragazza sono dei delinquenti, anche se di
piccolo calibro (ma mettono in atto il rapimento di un
neonato), il terzo uomo, un avvocato, viene dalla
borghesia e “scende” nell’inferno di una notte fatta di
violenza e se ne rivela, sorprendentemente attratto e
complice. In tutti e tre è palese un vuoto di valori, di
ideali. E’ il “non esserci nessuno” del titolo. Le loro
anime sono un pozzo vuoto, un gorgo che risucchia
l’ambiente esterno, lo vuole possedere, fagocitare,
digerire (come il serpente di cui parla il ragazzo, che
si nutre solo di prede vive).
Il
giovane avvocato rappresenta qui l’ipocrisia di una
società che si fonda sulla menzogna, sull’apparenza. Nel
corso della storia rischierà di pagar a caro prezzo la
sua condotta, e il compromesso fatto per ottenere un
lavoro di prestigio (anche se sarà in realtà
sbeffeggiato dal suo “dominus”, il suocero). Proviene da
una famiglia modesta e crede di poter realizzare un
avanzamento sociale sposando la figlia di un noto
avvocato. Pur di essere accettato nel mondo che agogna,
accetta di diventare padre e di dare al suocero un
nipote. La sua natura omosessuale lo spinge perciò a
cercare sesso fuori dal nucleo familiare con giovani
ragazzi che si prostituiscono (è risaputo peraltro che
la maggioranza dei clienti dei giovani prostituti sono
proprio padri di famiglia). Ma questo personaggio è
anche una vittima di un sistema che rende i neo-laureati
in giurisprudenza schiavi degli studi di avvocatura, che
il sottopongono a trattamenti umilianti per il
praticantato necessario all’esame di abilitazione alla
professione. È’ insomma,un personaggio che sia nel
privato che nel pubblico, è sottoposto a pressioni e
richieste che rischiamo di farlo “esplodere”.
C’è un filo conduttore che lega i suoi
personaggi?
Nei
miei testi i personaggi sono in genere ai margini della
società: dimenticati, smarriti, manchevoli, orfani,
impreparati. Per questo osservano dall’esterno le regole
del vivere sociale, e ne possono mettere anche se spesso
inconsapevolmente, alla berlina le ipocrisie, le falle,
i soprusi. La famiglia non è, a mio avviso, mai stata un
vero valore per la società occidentale contemporanea, ma
solo un mezzo di controllo, di consumo, di demagogia
politica e sociale. La famiglia dell’accezione
patriarcale e contadina (ricca di valori e di
insegnamenti per i giovani) ha lasciato il posto a un
goffo simulacro di nucleo familiare. Eppure, nonostante
all’interno delle famiglie avvengano la stragrande
maggioranza di violenze fisiche e psicologiche, stupri,
delitti, tutti i rappresentanti del consesso civile
fanno a gara per elogiare il concetto di famiglia,
approvano leggi per la sua tutela, disconoscono ogni
altro tipo di unione, di legame, di nucleo familiare.
Ritengo invece che l’amicizia, gli affetti, e in primo
luogo la solidarietà e l’empatia siano la nostra unica
possibilità per un riscatto, per un progresso reale e
anche l’unica chance che abbiamo per salvare noi stessi
e gli altri dalla catastrofe sociale e ambientale verso
cui l’umanità intera (sette miliardi di individui, cifra
appena raggiunta) si sta dirigendo con colpevole
indifferenza.
Teatro
Piccolo Eliseo - Via
Nazionale Rome, Italy
Ore 20,45 - Biglietto
unico 5 (cinque) euro
|