Il poema,
incentrato sul martirio di un rivoluzionario calabrese che
aveva attentato nel 1856 alla vita di Ferdinando II, re delle
Due Sicilie, mette in luce il versante antiborbonico e laico
della cultura politica del Mezzogiorno, ma soprattutto
testimonia a quale livello fosse penetrata in Puglia
l'emulazione di Dante, padre della letteratura e profeta
dell'Unità nazionale: Jatta, infatti, scrive l'opera in 12 canti
in terza rima, immaginando il viaggio nell'aldilà di Agesilao,
guidato dall'anima di Gioberti. |
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