|
DIBATTITO: DELLA
SOVRANITA' ALIMENTARE ED ENERGETICA - Siena
Il dibattito, sabato
22 ottobre, alle ore 16, presso la libreria Becarelli di Siena con
Giuseppe Li Rosi ed Enrico Bonari
Della sovranità
alimentare ed energetica: avanzare verso il passato e il locale
Ritornare al passato e
riscoprirsi “folli”, alla ricerca della qualità di un buon pane, di una
buona pasta, di un buon frumento che, per quanto possa essere
riconosciuto, non ha valore se non può tramutarsi in buon cibo,
caratteristiche di cultivar antiche e mai dimenticate, e ritrovare
nell’agricoltura una sovranità energetica che ridà valore al locale, in
contro-tendenza al globale predominante e spersonalizzato. Se ne
parlerà sabato 22 ottobre, alle ore 16, presso la libreria Becarelli, in
via Goffredo Mameli 14 a Siena, durante l’appuntamento organizzato
dall’associazione Risorse Comuni onlus insieme con il Comitato Spontaneo
degli Agricoltori e degli Allevatori Toscani. In programma la proiezione
del film “La chiave rubata della città del grano” con
protagonista il coltivatore siciliano, Giuseppe Li Rosi, anche
Commissario della Stazione Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia,
che ha deciso di coltivare il suo terreno con più di 100 ettari di grano
biologico e di varietà antiche siciliane da molto tempo messe al bando,
per dire no agli eccessi di una coltura malata e convenzionale e
ritrovare la sovranità alimentare. |
|
A seguire è in
programma il dibattito con lo stesso Li Rosi ed Enrico Bonari,
Direttore dell’Istituto di Scienze della Vita, Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa che, invece, nell’agricoltura, ricerca la
sovranità energetica.
“Oggi le
nostre aziende agricole – dice Giuseppe Li Rosi - sono dei
Centri di Trasformazione di Combustibili Fossili in Cibo. Un
inganno, un bluff che alimenta la base della crisi che non è
solo un fattore economico, ma è principalmente un fattore umano.
Il cibo non e’ una merce. Il cibo non e’ un insieme di nutrienti
chimici. Esso è una rete di rapporti tra un gran numero di
esseri viventi, umani e non umani, tutti dipendenti gli uni
dagli altri e tutti radicati nel terreno e nutriti dalla luce
del sole”.
|
“Per la trasformazione del prodotto
agricolo in prodotto industriale – spiega Enrico Bonari
- non sembrano esservi particolari problemi tecnici da
risolvere. C’è da chiedersi, dunque, perché gli
imprenditori agricoli, singoli ed associati, non abbiano
ancora pensato a chiudere da soli questa filiera, fino
all´autoconsumo quando possibile, inglobando la
trasformazione all´interno del comparto. L´utilizzazione
della biomassa lignocellulosica per la produzione di
energia elettrica, ad esempio, è per gran parte
realizzata a livello industriale in impianti di
dimensioni di almeno 10 o addirittura 20 mw elettrici
ciascuno e per la cui alimentazione occorrono almeno
100-200.000 t/anno di prodotto con non più del 35-40% di
umidità. Quantitativi che, rapportati alle disponibilità
locali, significano alti costi di trasporto e di
stoccaggio della materia prima e con dubbia validità
ecologico-ambientale”. |
|
|