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BLACK EYED DOG - San Ginesio (MC)

BLACK EYED DOG

Scheda artista

-          La biografia

Fabio Parrinello nasce a Varese nel 1979. Seguendo la migliore tradizione dei songwriters americani schivi ed introversi, Fabio ha scelto un moniker, “Black Eyed Dog” (dall’omonimo brano di Nick Drake), dietro al quale celarsi per presentare al pubblico le proprie canzoni, mettendo a nudo un animo sensibile, romantico, dolcemente poetico e stralunato. Come molti adolescenti all'inizio degli anni '90 imbraccia la chitarra dopo aver ascoltato "Nevermind" dei Nirvana. Il suo spirito ribelle, anticonformista ed enigmatico lo porta a viaggiare molto: vive per tre mesi ad Olympia, nello stato di Washington e per 4 mesi a Los Angeles, suonando nel circuito dei college. Infine si stabilisce a Londra, città nella quale vivrà per 4 anni, suonando nei gruppi Kalima e Blue Room e studiando canto presso la prestigiosa London Music School. Attualmente vive e lavora a Palermo.

 

Black Eyed Dog è un viaggio intimo ed emozionale fatto di schizzi di un cinema, come la natura che scava in profondità nella natura del genere umano. Piccole cicatrici portate nella musica italiana dal cantante / songwriter.
Il progetto è iniziato nel 2006 e presto ha rilasciato il primo album: "Love is a Dog from Hell" (di Ghost Records), ispirato alla poesia di Bukowsky.
 

 

Le canzoni si basano principalmente sul piano-voce, spesso arricchita con strumenti come il clarinetto, mandolino e casio sintetizzatore. L'ultima versione è "Rhaianuledada (Songs ToSissy)", uscito nel gennaio 2009 (di Ghost Records /Promozione Fanatic - USA), guadagnando sempre più attenzione dalla stampa internazionale.

Siti correlati:
https://www.facebook.com/theblackeyeddog
https://mybandsnameisblackeyeddog.blogspot.com/p/discography.htm
l
https://blackeyeddog.bandcamp.com

 

  La discografia

“Love is a dog from hell”   (Ghost Records)  2007

supportocd
durata28:47 
data di uscita:  10/04/2007
formazione:
fabio parrinello: vocals, piano, guitars
ospiti:
andrea cajelli: drums, percussion in #1, #2, #10
marco sessa: synth in #2
ste: bass in #6, #8
lulu: vocals in #4

  

 

-          Rassegna stampa

Il nome lo ha carpito a una canzone di Nick Drake, e non ci si stupisca del "lo" perchè - a dispetto delle apparenze - Black Eyed Dog non è una band ma un solista...e uno di quelli speciali, come provato da un esordio che spazia con un gran bell'equilibrio di levità e spessore nell'ambito di un cantautorato in inglese basato sulla chitarra acustica e sulla forza evocativa, appena ombrosa, di atmosfere e melodie. Molto carezzevole, seppur non privo di qualche spunto abrasivo, Love Is A Dog From Hell non ricorda solo il timido, sfortunato menestrello britannico: tra gli arpeggi, gli innesti di piano, le trame sospese e gli accenni percussivi si avvertono infatti echi di Bonnie "Prince" Billy e Fred Neil, Black Heart Procession e Tim Buckley, Smog e Kurt Cobain, Calexico e Tom Waits, Bright Eyes e Richard Thompson, in un appassionante gioco di rimandi da una sponda all'altra dell'Atlantico - sempre portato avanti sul terreno della ballad - che a dispetto dell'ampio range di richiami stilistici (consapevoli e involontari) non dà mai l'impressione della dispersività. Dieci brani tanto fragili quantop intensi, per ventinove minuti di quelli che scorrono fluidi ma imprimono tracce profonde.

Federico Guglielmi - Il Mucchio

 

Il suo pseudonimo è uguale al titolo di un brano di Nick Drake. E già questo gli fa guadagnare un punto nella graduatoria delle nostre preferenze. La sua voce ricorda quella di Devendra Banhart. E anche questo è un buon lubrificante per il giusto fluire delle nostre emozioni. E poi le sue sono belle canzoni. Che non è certo un aspetto da sottovalutare. Lui si chiama Fabio Parrinello. Il suo soprannome è Black Eyed Dog. Il suo disco s’intitola Love Is A Dog From Hell. Biografia curiosa, quella di Parrinello. Nato nel ’79 a Varese, passata l’adolescenza si trasferisce prima ad Olympia, nello stato di Washington, dove vivrà per tre mesi, e poi a Los Angeles per altri quattro mesi. Poi il passaggio a Londra (quattro anni, durante i quali sarà attivo in diverse band alternative) ed infine lo sbarco a Palermo. E tutti questi spostamenti sembrano rispecchiarsi nelle tracce dell’album. Che, sia detto per inciso, suona maledettamente bene. Nel senso di armonico, maturo, adulto. Un prodotto che, per come è confezionato e per cosa ha confezionato, è solido e competitivo nei confronti dei suoi diretti concorrenti a stelle e strisce. La voce straordinaria di Parrinello s’inerpica in soluzioni ora calde e raspose, ora tenui e sussurrate. Come un Tom Waits apparentemente pacificato con i propri demoni o un Bonnie “Prince” Billy dalle corde vocali ancora più commosse e commoventi. Un neo folk dalla struttura variabile - chitarra, pianoforte e sintetizzatore a contendersi l’onore di duettare con le strofe dei brani - e dalla forte intensità. Black Eyed Dog scava nei sentimenti e colpisce al cuore. E mentre evoca la sua personale luna rosa - Careless - noi ci struggiamo di emozioni e malinconie. 

Manfredi Lamartina - SentireAscoltare

 

 

-          La discografia

 

“Rhaianuledada (Songs to Sissy)”  (Ghost Records / Fanatic Promotion)  2009

supporto:  cd
durata:  34:28
data di uscita:  19/01/2009
formazione:
- fabio parrinello: vocals, piano, guitars and mandolin in #4
ospiti:

- fabio genco: guitars, double bass, vocals, drums, piano, accordion
- tommi q: clarinet in #2, #4
- ivan di dia: violin in #6

 

-          Rassegna stampa

Nemmeno due anni dopo l'esordio con Love Is A Dog From Hell, che lo aveva sorprendemente segnalato come autentica rivelazione, Fabio "Black Eyed Dog" Parrinello concede il bis con un album ancor più inspirato, intenso e ricco di sfumature, figlio di un approccio cantautorale anglo-americano - con i migliori insegnamenti delle due "scuole" avvinti in un tenero ma saldo abbraccio - che prevede trame morbide ma anche a loro modo sofferte e atmosfere non certo solari ma neppure opprimenti, il tutto sviluppato in un songwriting dalla grande forza suggestiva ed emotiva. Un gioco di contrasti non stridenti, ma anzi complementari, qui esaltato da undici episodi assieme fragili e solenni, basati ora sulla chitarra e ora sul piano e intonati con una voce profonda e malinconica, per un folk intimista che non si ferma in supeficie, ma scava, con prepotente delicatezza, fra le pieghe dell'anima; e un disco di caratura superiore, non solo per il panorama internazionale, che mostra tante (nobili) influenze, senza dichiararne espressamente alcuna. La speranza è che Black Eyed Dog trovi il coraggio di affrancarsi dal nostro piccolo ghetto indie e confrontarsi con i suoi maestri a casa loro, con ottime possibilità di sostenere la sfida. 

Federico Guglielmi - Il Mucchio

 

Se la musica è un bene di rifugio, le canzoni di Fabio Parrinello in arte Black Eyed Dog sono una malga incontaminata a sufficiente distanza dal turismo. In “Rhaianuledada”, affrescato dalla richiestissima matita di Roberto Amoroso, tutto è al suo posto, tutto funziona come dovrebbe essere: concorre in primis una gola che non si potrebbe immaginare più consona, il rituale clima che conosce deviazioni in misura più attenuata rispetto all’esordio -giusto uno scherzo Waits, Honeysuckle Gal- l’attitude di chi sa cosa chiedere a se stesso fuori dalle scontate emulazioni atte a facilitare il pubblico. Ottenendo puntualmente: la doppietta iniziale è di quelle che schiantano la resistenza di un (e)mulo, con Roses infarcita di piano smooth e accordéon a perorare la causa del crooner, e le ispirate note di Salinas, il cui ritornello è uno dei più commoventi ascoltati da tempo in lande italiche. Proseguono l’opera Bullet proof, scarna e pianistica, registrata su doppia voce; il violino entro Drink me, gli “strumenti inconsistenti” di caposseliana memoria che esaltano la nuda voce di BED in I got you in e The way to my heart, verso un orizzonte che si chiama Daly suicide, portata con fare da hobo e la densa, suggestiva Lazy.B dall’iniziale reminiscenza tierseniana, con Fabio a sostituirsi egregiamente ad un ipotetico Dominique A tenendo con costanza il cuore aperto in mano. Anche se solo per il calendario, e dando retta all’anagrafe, “Songs to Sissy” è la prima aristocrazia tricolore del 2009.

Enrico Veronese - Blow Up

 

 

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