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TEATRO: LA LEGGENDA DI FITZCARRALDO - Roma

Dopo il successo conseguito il 26 maggio 2010 con lo spettacolo Viaggio all’isola di Sakhalin di Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito – frutto di intensi mesi di laboratorio con 30 detenuti attori - il Centro Studi Enrico Maria Salerno si appresta  ad affrontare un  nuovo progetto teatrale che coinvolgerà la stessa compagine di detenuti-attori. 

La Leggenda di Fitzcarraldo

drammaturgia e regia di

Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito

 

con i detenuti attori della Sezione G8 del Carcere di Rebibbia N.C.

Giuseppe Borzacchiello, Cristian Cavorzo, Francesco Chiappetta, Gaetano Cosenza,

Sabatino Di Guglielmo, Giovanni D’Ursi, Fabrizio Diana, Vincenzo Di Letizia,

Emanuele Gemito, Giacomo Gesù, Filippo Gibilras, Michele Minicozzi, Giampaolo Moscia, Romolo Napolitano, Roberto Pedetta, Giancarlo Porcacchia, Piero Proietti, Paolo Sbrescia, Antonio Sorrentino, Andrea Stoccoro, Sandro Verzili, Andrea Zaccaria

e con la partecipazione di Fabio Rizzuto

 

ideazione scenografica Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito

 laboratorio scenotecnico Enzo Grossi

costumi Paola Pischedda

luci Valerio Peroni

foto di scena Livia Cannella

ufficio stampa Maya Amenduni

design grafico Alessandro De Nino

direzione organizzativa Fabio Cavalli

 

Il 30 settembre 2011 alle ore 21,00 presso il Teatro Quirino Vittorio Gassman, sarà in scena lo spettacolo La Leggenda di Fitzcarraldo, drammaturgia e regia di Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito. Protagonisti dello spettacolo saranno i membri della compagnia dei detenuti di Rebibbia, che per una sera lasciano la casa circondariale, per esibisrsi sul palcoscenico del Teatro Quirino.

 

Lo spettacolo racconta l’epopea dell’avventuriero irlandese Brian Sweeny Fitzgerald, detto Fitzcarraldo, vissuto tra fine dell’800 e i primi del 900, che perseguì il folle progetto di costruire un teatro dell’Opera in mezzo alla foresta amazzonica. Spinto da questo irrinunciabile sogno, il temerario imprenditore ingaggia un equipaggio di squattrinati marinai alla ventura. L’impresa li porta attraverso territori ancora inesplorati, e diventa subito romanzo picaresco, letteratura di viaggio, tra epica e teatro. In un mondo primitivo ancora pieno di mistero, la voce di Enrico Caruso si diffonde attraverso un vecchio grammofono che viaggia lungo il fiume come fosse la polena del battello a vapore che li trasporta. La musica incanta tutti, nativi e avventurieri, inaspettato lenimento alla durezza di una vita in una terra ostile nella quale, narrano i miti indigeni, Dio stesso ha lasciato incompiuta la sua opera di creazione. Tra invenzione letteraria e biografia storica, i trenta protagonisti raccontano la precarietà di una vita sempre a rischio tra lo sbando e l’avventura, ma anche l’umiltà e la capacità di saper scommettere sull’ignoto. L’ossessione di un visionario diventa sogno condiviso. Citando Herzog, che alla vicenda di Fitzcarraldo dedicò il celebre film del 1982, possiamo davvero affermare che “i grandi sogni muovono le montagne”. 

Metafora dell’aspirazione a contaminare un luogo ancora per tanti versi “inesplorato” come il carcere, attraverso la poesia e la bellezza.

La manifestazione è realizzata con il sostegno dell'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico.

 

Teatro e Carcere

A REBIBBIA N.C. – ROMA

        

Il penitenziario romano di Rebibbia Nuovo Complesso è considerato uno degli esempi di come l’Istituzione carceraria possa concretamente intraprendere la via della rieducazione e reinserimento sociale e lavorativo dei cittadini reclusi. Rebibbia N.C.  è davvero in grado di offrire a chi voglia cogliere la propria “seconda opportunità”, percorsi di studio, formazione, lavoro ed esperienza dell’arte.

La punta di diamante della proposta di reinserimento per i reclusi è costituita dall’arte teatrale: dal 2002 il Centro Studi Enrico Maria Salerno, in accordo con la Direzione del penitenziario ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha assunto la responsabilità delle attività teatrali e formative presso il carcere. I detenuti-attori coinvolti nei Laboratori sono oltre 100.  Sono stati prodotti 7 spettacoli (Shakespeare, Dante, Cechov, Giordano Bruno, Eduardo…) con oltre 50 repliche per un totale di 22.000 spettatori.  La sala, regolarmente aperta al pubblico della città, è dotata di una platea di quattrocento posti e di un palcoscenico ampio e perfettamente attrezzato.

Condividono la direzione delle attività Laura Andreini Salerno, Fabio Cavalli e Valentina Esposito.

 

PERCHE’ IL TEATRO IN CARCERE

Esiste un’ampia pubblicistica sulla funzione del teatro all’interno del mondo carcerario. Non se ne ripercorrerà qui la storia (che parte dall’impegno di Sara Bernhardt a S.Quintino nel 1912, passando per Beckett fra il ’50 e il ‘60, Eduardo, Enrico Maria Salerno, Pasolini… per arrivare alle esperienze contemporanee di Volterra, Milano, Saluzzo, Palermo…). Ci limiteremo a puntualizzare il tema centrale dell’esperienza artistica come fulcro della riflessione e ripensamento sulle proprie scelte da parte dei cittadini detenuti. Il Teatro offre ai detenuti l’opportunità di incontrare sul piano emotivo, intellettuale, spirituale un ampio ventaglio di possibili sguardi sul mondo. Il Teatro concorre a fornire strumenti nuovi nell’interpretazione della propria esperienza di vita. Ciò grazie ad una pratica artistica che attinge alle parole altissime dei poeti per trasferirne il senso nella concreta vita di palcoscenico. Poesia incarnata. Ecco allora che tramite le prove dei tragici greci, di Dante, Shakespeare, Molière, Leopardi, Eduardo, Beckett … Il senso del nostro essere nel mondo, delle relazioni con gli altri e con la Comunità, si può trasfigurare. Il linguaggio si arricchisce fino a rinominare le cose e le loro relazioni. Così si dischiude un mondo nuovo, o, almeno, una sua nuova opportunità.

 

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