Si inaugura a
Roma, il 22 febbraio alle 18 in esclusiva assoluta, la
mostra dell’artista norvegese Janne M. Greibesland, un
evento, di portata internazionale che sarà ospitato nel
prestigiosissimo spazio della Camera dei Deputati
all’interno del Complesso di Vicolo Valdina, in pieno
centro storico, dal 22 febbraio al 4 marzo 2011. Saranno
esposti alcuni dei suoi lavori più significativi in un
excursus visivo di grande raffinatezza, che va dagli anni
Novanta ad oggi.
|
La
Greibesland, il cui linguaggio artistico è impregnato di
un’intensa esperienza esistenziale, nasce in un piccolo
centro in riva al Mare del Nord in cui, sin da
giovanissima, vive a contatto con le più profonde
suggestioni della natura incontaminata, a cui rimarrà
sempre legata nell’evoluzione del suo percorso. I
numerosi viaggi compiuti nel corso del tempo e la
visione di luoghi e culture diversificate sono poi
l’incipit ispiratore di uno stile che prende in assoluta
considerazione la relazione tra il contesto naturale e
l’intervento dell’uomo, che spesso si è rivelato simile
trasversalmente alle epoche di realizzazione. In questo
suo tragitto, Janne è entrata in contatto con realtà
quali la comunità dei Dogon del Mali, tra Timbuctu e
Banani; i Tuareg nel deserto del Sahel; a Mesa Verde,
nelle case e sepolcri scavati nelle rocce dagli Anastasi,
ancor prima degli antichi Indios; in New Mexico. Nella
conoscenza di realtà appartenenti a Continenti così
distanti, visitati in periodi diversi, matura nella
coscienza dell’artista l’idea di un tempo orientato alla
convivenza armonica dell’uomo con gli elementi naturali.
Dalle piccole comunità il viaggio della Greibesland si
dilata successivamente ai contesti metropolitani, come
Parigi, Berlino, Los Angeles, Londra, New York, tutti
centri in cui l’artista ha costruito un percorso di cui
rimane un evidente bagaglio umano e culturale di grande
spessore. |
La sua arte
esprime un ruolo di mediatore tra la necessità del rispetto dei
principi universali e l’irruenza passionale del gesto e della
materia che invade indistintamente il fondo del supporto e si
fa, gradualmente, forma, luce e sostanza, tra l’impulso e la
ratio, tra il pensiero ed il segno. E così è il suo cammino
nella lenta lavorazione dell’opera d’arte, che vede la graduale
spoliazione del quadro in un continuo intervento di scrematura
della materia, spingendo il colore in avanscoperta verso i piani
tridimensionali nascosti sotto l’acrilico: il risultato è una
raffigurazione semplificata, custodita nelle trame della tela,
che racchiude l’immaginario di un microcosmo ancestrale e un
desiderio di purezza eterna.
La mostra, promossa dalla
Fondazione
Italiani
sotto il Patrocinio della
Camera dei
Deputati
e dell’Ambasciata
di Norvegia,
è presentata e curata da
Serena Dell’Aira,
storica dell’arte e curatrice di numerose esposizioni di artisti
contemporanei.
JANNE M GREIBESLAND
L’artista norvegese Janne M Greibesland si è diplomata
all’Accademia d’Arte Nazionale di Oslo ed ha poi conseguito una
borsa di studio a Firenze. Ha approfondito la sua esperienza
pittorica e lavorativa a New York, Los Angeles, Londra, Parigi
dove è stata allieva del Maestro David Hermann, Milano e Roma,
dove si è stabilita da alcuni anni.
Le sue opere sono state esposte in spazi internazionali pubblici
e privati, tra cui Carthew Thompson Gallery (Los Angeles), Pace
1 Gallery (New York), Ex-Canapificio Partenopeo (Napoli), Museo
Sant’Apollonia (Venezia), De Bilzan Gallery (Laguna Beach), R.
Lozzi Gallery (Los Angeles), Galleria 1814 (Oslo), Chaib
Contemporary Gallery (Los Angeles), Art House (Oslo), Cafe
Berlin (Berlin), Gallerie Gimarie (Paris), Fondazione Mudima
(Milano), Pushkin Theatre (Vladivostock), Forum Gallery
(Zagabria), Fabriche Chiaramontane (Agrigento).
Recentemente l’Università americana di Parigi ha acquistato una
delle sue opere più grandi per la sua collezione permanente.
www.greibesland.com
HANNO DETTO
DELLA SUA ARTE…
…La transizione filosofica dal fenomeno al
noumeno, dalla pura evidenza alla splendida sostanza, è il
risultato di un’attitudine all’arte vista come un processo in
grado di rendere visibile l’invisibile…
Achille Bonito Oliva
…"Spurenwissenschanz" è il nome usato da Freud
per la "scienza delle tracce", che sembra anche dirigere il
lavoro di Janne Greibesland, per controllare
quei filamenti
arcani, sorta di mappe genetiche indecifrabili, che percorrono
la superficie dei suoi quadri, frange di luce che rimandano alle
tracce del mistero profondo dell'esistenza, di cui strappano il
primo velo e ci fanno precipitare, quasi come in una sonda
gettata nell'universo interiore, sul filo di Arianna della
perduta memoria collettiva"…
Gianluca Ranzi
…Il lavoro della Greibesland
si distingue
dalla realtà e dalla vita quotidiana e, in definitiva, tende a
dare credibilità a un percezione visiva misteriosa e innaturale.
Nei suoi quadri lo spazio e il tempo perdono ogni significato
scientifico e naturale, assumendo una dimensione di valori
interiori…
Enzo di Martino
…Un aspetto
maggiormente tecnico che colpisce nel lavoro della Greibesland è
il suo uso delle tenebre per riprodurre la luce dei suoi temi,
attraverso la creazione di vasti e clamorosi spazi che ospitano
reliquie familiari così come i corpi celesti, che si accendono
in opposizione, suggeriscono fortemente una forza vitale senza
tempo…
Jim Moyle
COMPLESSO
DI VICOLO VALDINA
Il complesso
di vicolo Valdina, a poche decine di metri da palazzo
Montecitorio ha una storia ormai millenaria, è sorto, infatti in
epoca paleocristiana nel cuore del Campo Marzio come piccolo
convento di monache basiliane raccolte intorno all’oratorio di
S. Gregorio Nazianzeno. Esso ha subito attraverso i secoli
notevoli trasformazioni, dal nucleo altomedievale sovrastato dal
campanile romanico, alle sovrapposizioni tardo rinascimentali e
barocche, fino ai restauri ottocenteschi. Oggi è costituito
dall’ex-convento delle Benedettine di S.Maria in Campo Marzio e
dall’annessa chiesa dedicata a S. Gregorio Nazianzeno.
Nel 1870,
quando gran parte degli edifici degli ordini religiosi passarono
al demanio dello Stato, il convento venne parzialmente adibito a
deposito dell’Archivio di Stato. Negli anni Settanta di questo
secolo fu acquisito dalla Camera dei deputati, che con un
radicale restauro ne ha ripristinato i volumi originari ed ha
riportato alla luce affreschi di scuola bizantina e decori. La
scelta di una sede fuori del palazzo Montecitorio, ha segnato
per la Camera una svolta: trasferendo alcune funzioni in un’area
prossima ma non limitrofa, si è passati dalla concezione del
"palazzo" a quella della "città politica", aperta anche - per
alcuni spazi - all'utilizzo di tutti.
Il complesso,
prima del restauro, era composto da una chiesa paleocristiana,
un campanile romanico, un frammento di saletta capitolare
duecentesca, un chiostro del ‘500 con al centro una fontana
attribuita a Della Porta, e, tutt’intorno, gli edifici costruiti
intorno alle celle del noviziato e della clausura. Il restauro
ha comportato la sostituzione della copertura a terrazzo, la
ricostruzione del tetto e delle sequenza delle celle. Il
selciato rovinato dell’area scoperta è stato rimosso e
sostituito con un prato che meglio si integra con la presenza
dei due alberi di fico, la fontana ed il pozzo della cisterna,
creando così l’immagine di un’oasi di silenzio.
Ne risulta
valorizzato il lungo corridoio ai bordi del chiostro, delimitato
da una fuga di colonne ottagonali. In questa zona sono stati
fedelmente ricostituiti in alto gli spazi per le luci e
ripristinati i pavimenti.
Particolare
cura ha richiesto il restauro della sala del refettorio
conventuale, caratterizzata dall’ampia volta con cappuccine e
stucchi, con una serie di affreschi settecenteschi e, sullo
sfondo, la pittura del Cenacolo di origine cinquecentesca. Il
Cenacolo è destinato a spazio culturale, aperto a Convegni e
iniziative anche esterne alla Camera, così come la sala dell'
antica Sacrestia.
Il restauro
della Sacrestia - dove è stato ripristinato il solaio con travi
di legno - ha portato alla luce una, seppur frammentaria,
crocifissione trecentesca. Il piccolo edificio dedicato a
S.Gregorio Nazianzeno occupa l’angolo nord-est del chiostro a
pilastri ottagonali. Esso costituisce l’elemento più antico del
monastero ed è stato il fulcro materiale e spirituale intorno al
quale si è sviluppato l’intero complesso. Si tratta di una
piccola chiesa a pianta longitudinale lunga m.16,30 e larga m.7,
ad una sola navata con abside. Una tradizione non confermata
vuole che in questo edificio sia stato sepolto il corpo di
S.Gregorio Nazianzeno, qui portato da alcune monache basiliane
fuggite da Costantinopoli intorno al 750.
La bella torre
campanaria che sovrasta la chiesa è stata realizzata
probabilmente in due tempi nel XII secolo.
Nella chiesa
sono presenti alcuni affreschi bizantini di notevole pregio, tra
questi il Redentore, un’immagine della Madonna, di S.Basilio, di
S.Pietro. L’ultimo atto, col quale si è voluto restituire
all’edificio il suo ruolo e la sua dignità, è consistito nella
consacrazione del nuovo altare, per il quale è stato
riutilizzato un bellissimo sarcofago romano. Nell’altare sono
state deposte le reliquie dei santi Francesco d’Assisi e
Caterina da Siena, patroni d’Italia, e Francesca Romana, patrona
di Roma. Oggi il complesso di vicolo Valdina, con accesso sia
dal vicolo che da piazza in campo Marzio, ospita soprattutto
uffici. Le sale maggiori, quali il Cenacolo e la Sacrestia, sono
utilizzate per le manifestazioni culturali.
JANNE M.
GREIBESLAND – LO SPAZIO DENTRO
Testo
introduttivo a cura di Serena Dell’Aira
L’artista…
è sempre solo colui che compie l’atto di formazione del vedere e
del sentire con purezza e forza tale da assorbire completamente
in sé la materia data dalla Natura, ricreandola.
Georg
Simmel
(Il volto e il ritratto)
Forza e
purezza sono indiscutibilmente due tratti distintivi nell’iter
creativo di Janne M. Greibesland.
Al rigore
compositivo, timbro stilistico inconfutabile delle opere
pittoriche dell’artista, di fronte alle quali lo sguardo rimane
affascinato e la sensibilità estetica rassicurata, fa da
contraltare, nella fase iniziale, un insospettato impeto
passionale, travolgente, fatto di grandi contrasti emozionali e
di intensa ricerca formale.
L’humus
culturale della pittrice, mossa da una prevalente coscienza
anarchica rispetto alle sovrastrutture e alle etichette, si
palesa nella dialettica tra la profondità dei moti interiori, la
sensazione di estraneità del reale rispetto ai principi
ancestrali dell’esistenza ed il controllo delle vibrazioni
pulsanti nel dare forma ad un contenuto artistico purificato ed
equilibrato.
Così, di
fronte alla tela bianca, l’arte, nuda nel varare lo spazio della
superficie pittorica, esprime il proprio ruolo di mediatore tra
l’avvertita, improrogabile necessità di rispetto dei principi
universali e l’irruenza passionale del gesto, della materia che
invade indistintamente il fondo del supporto e che si fa,
gradualmente, forma, luce e sostanza, tra l’impulso e la ratio,
tra il pensiero ed il segno.
Una frenetica
danza di materia e colore inonda le tele vergini ed immacolate
dello studio d’artista: un percorso complesso che muove verso la
ricerca dell’armonia, la rivelazione, l’epifania del kosmos, di
quell’equilibrio interno al sistema cosmogonico in cui l’uomo
indaga le sue verità, vincendo lo scontro dialettico tra il
sentire e l’agire.
Le opere
pittoriche di Janne M. Greibesland appaiono come impressioni
visive di un’intuizione, forme di una coscienza arcaica,
primordiale, inconsapevole.
La ricerca
dell’artista prende le mosse da una straordinaria sensibilità
che indaga le dimensioni del reale, istintivamente aperta e
protesa al senso profondo dell’essere, che esula dai criteri
meramente concettuali, per condurre nell’esplorazione di
latitudini altre, nei luoghi di una memoria primigenia, cuore
pulsante dei principi fondanti, attraverso le disposizioni più
intime e al contempo universali.
Ho incontrato
Janne attraverso il suo linguaggio pittorico. Ed ho
immediatamente riconosciuto un codice.
Un lessico che
non utilizza simbologie o citazioni, ma che traduce un senso di
appartenenza alla dimensione naturale, che attraversa ed
oltrepassa il sentimento dei luoghi come identità, per
sustanziarsi, più in là, della percezione di dimensioni in cui
tutto sia continuamente generato e contestualmente generatore,
in una pregnante visione ancestrale, molecolare, dell’essenza
umana.
In una visione
che abbatte le distanze spazio-temporali e qualunque preconcetto
o velleità, Janne offre mirabilmente a chi ne esplori il luogo
artistico, il tempo sospeso per indagare la propria posizione
rispetto all’esperienza esistenziale, senza regole imposte da
scuole o tradizioni, senza vincoli di pensiero o di stile che
possano inibire il libero fluire delle emozioni, svelandoci un
mondo parallelo in cui l’arte attinge alle zone liminari della
coscienza e da queste trae nutrimento, soffio ancestrale
generatore della materia plasmata, sospesa tra echi primigeni.
Una materia
che prende forma seguendo le traiettorie orizzontali della
realtà percorribile e quelle verticali di un tempo onnipresente,
testimone e nume tutelare della storia umana.
L’opera è il
luogo di incontro tra le due dimensioni: Janne non riproduce la
realtà, né immagina una surrealtà. I suoi quadri rappresentano
lo spazio intermedio tra l’umano e l’infinito, quello spazio
avvertito che separa e contestualmente lega l’Io alla proiezione
dell’eterno.
Una pittura
permeata da un profondo senso del sacro, inteso non in chiave
squisitamente rituale ma quale sfera e qualità dell’umano
sentire nella predisposizione alla massima esaltazione della
spiritualità protesa all’infinito: via maestra, questa, per
entrare in intimo rapporto con la più autentica espressione del
proprio mondo interiore e della proiezione del Sé in chiave
universale, dialogando su quel livello con chi scelga di
condividere l’esperienza. La contiguità delle due sfere, quella
intima e raccolta e quella dilatata al cosmo, si traduce
mirabilmente nel dialogo tra le opere pittoriche e le
installazioni: nicchie cubiche in cui l’artista, riproducendo
ambienti domestici identici tra loro ad evocare echi e memorie
di vita di chi le osserva, edifica il colore quale imprinting
emozionale del ricordo. Le tonalità cromatiche scelte per le
opere pittoriche, dalla tela riversano negli scenari comuni del
quotidiano a cui ciascuno lega i tratti della propria
identità, il senso di un continuum tra il macrosistema da cui
deriviamo ed il micromondo la cui essenza, sebbene sfumata in
cromie interiori individuali, mantiene il valore della matrice
comune in cui la memoria si fa ricordo.
All’anima
umana sulla soglia dell’eterno si mostra una luce che dagli
oscuri meandri dell’oltre emerge, intensa e irradiante, ad
illuminare le forme della realtà tangibile: la pittura apre il
varco ad un cammino esplorativo tra le forme cubiche e sferiche
che abitano lo spazio pittorico, proiezione speculare della
profondità interiore nella sua stratificazione secolare in cui
non esiste un inizio originario ma un nuovo inizio nel continuo
svolgimento dell’origine.
Mentre la
sfera è, infatti, il movimento scorrevole dotato di flusso
continuo e rotondo, l’arresto e la stabilità sono associati a
figure angolose, con linee dure e a sbalzi, di consistenza
scultorea.
L’artista
elabora, così, un sistema linguistico che rivela la fonte di
nuove suggestioni, permeando spazi che esplorano solitudini
sconfinate: eterne lontananze fanno da cornice emotiva alla
complessità di un cammino scandito dal senso di smarrimento e
finitezza che può avvertirsi di fronte al sublime e l’incessante
ricerca del proprio spazio. Un processo dialettico articolato,
in cui le emozioni sovrastano la ragione e si esprimono spesso
conflittuali ed incalzanti. L’artista non propone, dunque, un
mondo sollevato dalle inquietudini, ma un pensiero che procede
dall’elaborazione delle opposizioni e protende alla loro
mediazione progressiva.
La via di
Janne, porta privilegiata sull’infinito, è l’arte; e la luce è
l’anima della materia pulsante.
L’iter in cui
questo processo trova compimento è la spoliazione del quadro, un
continuo intervento di scrematura della materia, spingendo il
colore in avanscoperta verso i piani tridimensionali nascosti
sotto l’acrilico; un’incursione degli strumenti tecnici verso
la luce che emerge dal fondo del supporto per giungere, infine,
ad una raffigurazione semplificata, custodita nelle trame della
tela, piccolo nucleo a racchiudere l’immaginario di un
microcosmo ancestrale, capace di tradurre nella potenza
espressiva delle forme sintetizzate, l’afflato spirituale, un
desiderio puro di eterno ed un sentire profondamente mistico del
cosmo, la manifestazione dell’infinito nella dimensione finita.
E’ questo il
procedimento che consente l’identificazione del centro focale
dell’origine, la luce, magma primordiale la cui entità
pregnante e forte segna i canali energetici attraverso cui
confluire da una dimensione all’altra. Lo spazio pittorico,
vivificato da cellule (piccole camere), diviene il micro mondo
in cui gli spazi abbandonati dalle forme di vita trascorse, in
coerenza con i meccanismi biologici, si trasformano in cavità di
vuoto in cui attraverso l’eredità del preesistente si creano le
basi del nuovo divenire.
Il vuoto,
elemento chiave per la percorribilità dei sentieri labirintici
interni al quadro, rimane intorno agli elementi a tutto tondo,
spazio in cui l’uomo edifica i propri sentieri di ascesa dalla
terra al cielo.
I crateri,
gorghi e vortici discendenti dalla superficie alle profondità
sommerse, quali radicamento della vita alla dimensione terrena,
ne sono i passaggi.
La struttura
dei dipinti è determinata dalle relazioni esistenti fra i
colori, le ombre, i vuoti e da una meditazione rigorosa, che
porta alla semplificazione razionale degli elementi compositivi,
ridotti alle loro linee essenziali.
Dallo
splendore dell’insieme, inizia il viaggio percettivo delle
singole parti: forme, spazi, vuoti, movimento, e le numerose
variazioni dimensionali, ottiche, percettive del colore e delle
armoniose combinazioni di tonalità influenzate dalla luce,
rilevano l’alta qualità pittorica della tecnica.
In queste
opere ogni elemento - l’incandescenza della luce che capta i
sensi, l’equilibrio prospettico e la purezza delle forme, il
ritmo misurato dalle linee, l’armonioso dialogo degli elementi
reso con grandissima sensibilità cromatica - è tale da sublimare
la percezione sensoriale in poesia, un viaggio che nasce lontano
ed in pittura si racconta.
Un viaggio in
quello “spazio dentro” che non lascia margine ad astratte
simbologie, ma che i linguaggi affascinanti e segreti con cui
l'arte si lega alla storia umana, illuminandola, consentendole
di emergere dalle oscure profondità del tempo e restituendone
l’autenticità, inducono a riscoprire e ripercorrere ciascuno
nella propria interiorità.
Come
direttrice artistica, Serena Dell’Aira ha curato le
seguenti mostre ed eventi:
-
Croce
Taravella - Concreta anima mundi
– Agrigento, Fabbriche Chiaramontane (15
marzo – 11 maggio 2008)
-
L'Altro
Senso # Testaccio
– Roma, Sulmona, Scilla e Agrigento (aprile - settembre
2008)
-
Janne M.
Greibesland
- La coscienza evolutiva – Agrigento,
Fabbriche Chiaramontane (settembre-ottobre 2008)
-
Salvatore
Smorto – Magazzini d’amore
- Bolzano, Galleria d’Arte Il Capricorno (26 settembre al
15 ottobre 2008)
-
Gianpistone - Viaggio tra il sacro e
l’arte – Roma, Micro
(31 gennaio – 29 febbraio 2008)
-
1306 morti
bianche. Io esisto
– Installazione artistica - Roma, Camera
dei Deputati, Palazzo Marini (13 dicembre 2007)
-
Mauro
Molle - In bilico
- Roma, Micro (18 ottobre – 18 novembre 2007)
-
Giuliano
Giganti - Tra la pietra e la
nuvola. Esoterismo e impegno civile
– Roma, Micro (23 maggio – 23 giugno 2007)
-
Carlo
Frisardi - Volto ed imago
– Roma, Micro (14 - 28 aprile 2007)
-
Riccardo
Fiore Pittari - Intuizioni: spazio
e tempo della e nella materia in movimento
– Roma, Micro (9 - 23 marzo 2007)
-
Carlo
Montesi - De Urbe
– Roma, Micro (14 dicembre 2006 - 12 gennaio 2007)
-
La
dialettica del segno
- Roma, Micro (26 ottobre - 19 novembre 2006)
-
Serate
Futuriste
– Erice (TP) (13-14 maggio 2006)
-
Dalla Pop
Art ai percorsi contemporanei
– Roma, Micro (18 febbraio - 5 marzo 2006)
-
Giulio
D'Anna aeropittore
-
Presentazione catalogo – Roma, Campidoglio (24 febbraio
2006)
-
4D
Espressione di un processo artistico tra nuclei creativi
diversi,
Roma, Micro (22 giugno – 22 luglio 2005)
-
Serate
Futuriste
– Roma, Micro (12-19-26 maggio, 3 giugno 2005)
-
Serge
Uberti
- Roma, Micro (12 aprile 2005)
-
Danilo Bucchi - Pagine di taccuino
- Roma, Micro (12 novembre – 12 dicembre 2005)
-
Art'Azione
– Roma, Micro (16-25 settembre 2005)
|