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MOSTRA GREIBESLAND - Roma

22 febbraio - 4 marzo 2011

 

JANNE M. GREIBESLAND: LO SPAZIO DENTRO

 

a cura di Serena Dell’Aira

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI, COMPLESSO DI VICOLO VALDINA

Ingresso di Vicolo Valdina 3/A, Roma

 

VERNISSAGE: MARTEDÌ 22 FEBBRAIO 2011, ORE 18-20

 

Chiusura sabato e domenica

Orari: 10-20

Infoline: 06 67603386

 

 

Si inaugura a Roma, il 22 febbraio alle 18 in esclusiva assoluta, la mostra dell’artista norvegese Janne M. Greibesland, un evento, di portata internazionale che sarà ospitato nel prestigiosissimo spazio della Camera dei Deputati all’interno del Complesso di Vicolo Valdina, in pieno centro storico, dal 22 febbraio al 4 marzo 2011. Saranno esposti alcuni dei suoi lavori più significativi in un excursus visivo di grande raffinatezza, che va dagli anni Novanta ad oggi.

 

La Greibesland, il cui linguaggio artistico è impregnato di un’intensa esperienza esistenziale, nasce in un piccolo centro in riva al Mare del Nord in cui, sin da giovanissima, vive a contatto con le più profonde suggestioni della natura incontaminata, a cui rimarrà sempre legata nell’evoluzione del suo percorso. I numerosi viaggi compiuti nel corso del tempo e la visione di luoghi e culture diversificate sono poi l’incipit ispiratore di uno stile che prende in assoluta considerazione la relazione tra il contesto naturale e l’intervento dell’uomo, che spesso si è rivelato simile trasversalmente alle epoche di realizzazione. In questo suo tragitto, Janne è entrata in contatto con realtà quali la comunità dei Dogon del Mali, tra Timbuctu e Banani; i Tuareg nel deserto del Sahel; a Mesa Verde, nelle case e sepolcri scavati nelle rocce dagli Anastasi, ancor prima degli antichi Indios; in New Mexico. Nella conoscenza di realtà appartenenti a Continenti così distanti, visitati in periodi diversi, matura nella coscienza dell’artista l’idea di un tempo orientato alla convivenza armonica dell’uomo con gli elementi naturali. Dalle piccole comunità il viaggio della Greibesland si dilata successivamente ai contesti metropolitani, come Parigi, Berlino, Los Angeles, Londra, New York, tutti centri in cui l’artista ha costruito un percorso di cui rimane un evidente bagaglio umano e culturale di grande spessore.

 

La sua arte esprime un ruolo di mediatore tra la necessità del rispetto dei principi universali e l’irruenza passionale del gesto e della materia che invade indistintamente il fondo del supporto e si fa, gradualmente, forma, luce e sostanza, tra l’impulso e la ratio, tra il pensiero ed il segno.  E così è il suo cammino nella lenta lavorazione dell’opera d’arte, che vede la graduale spoliazione del quadro in un continuo intervento di scrematura della materia, spingendo il colore in avanscoperta verso i piani tridimensionali nascosti sotto l’acrilico: il risultato è una raffigurazione semplificata, custodita nelle trame della tela, che racchiude l’immaginario di un microcosmo ancestrale e un desiderio di purezza eterna.

 

La mostra, promossa dalla Fondazione Italiani sotto il Patrocinio della Camera dei Deputati e dell’Ambasciata di Norvegia, è presentata e curata da Serena Dell’Aira, storica dell’arte e curatrice di numerose esposizioni di artisti contemporanei.

 

 

JANNE M GREIBESLAND

L’artista norvegese Janne M Greibesland si è diplomata  all’Accademia d’Arte Nazionale di Oslo ed ha poi conseguito una borsa di studio a Firenze. Ha approfondito la sua esperienza pittorica e lavorativa a New York, Los Angeles, Londra, Parigi dove è stata allieva del Maestro David Hermann, Milano e Roma, dove si è stabilita da alcuni anni.

Le sue opere sono state esposte in spazi internazionali pubblici e privati, tra cui Carthew Thompson Gallery (Los Angeles), Pace 1 Gallery (New York), Ex-Canapificio Partenopeo (Napoli), Museo Sant’Apollonia (Venezia), De Bilzan Gallery (Laguna Beach), R. Lozzi Gallery (Los Angeles), Galleria 1814 (Oslo), Chaib Contemporary Gallery (Los Angeles), Art House (Oslo), Cafe Berlin (Berlin), Gallerie Gimarie (Paris), Fondazione Mudima (Milano), Pushkin Theatre (Vladivostock), Forum Gallery  (Zagabria), Fabriche Chiaramontane (Agrigento). 

Recentemente l’Università americana di Parigi ha acquistato una delle sue opere più grandi per la sua collezione permanente.

www.greibesland.com

 

 

HANNO DETTO DELLA SUA ARTE…

 

…La transizione filosofica dal fenomeno al noumeno, dalla pura evidenza alla splendida sostanza, è il risultato di un’attitudine all’arte vista come un processo in grado di rendere visibile l’invisibile…

Achille Bonito Oliva

 

…"Spurenwissenschanz" è il nome usato da Freud per la "scienza delle tracce", che sembra anche dirigere il lavoro di Janne Greibesland, per controllare quei filamenti arcani, sorta di mappe genetiche indecifrabili, che percorrono la superficie dei suoi quadri, frange di luce che rimandano alle tracce del mistero profondo dell'esistenza, di cui strappano il primo velo e ci fanno precipitare, quasi come in una sonda gettata nell'universo interiore, sul filo di Arianna della perduta memoria collettiva"…

Gianluca Ranzi

 

…Il lavoro della Greibesland si distingue dalla realtà e dalla vita quotidiana e, in definitiva, tende a dare credibilità a un percezione visiva misteriosa e innaturale. Nei suoi quadri lo spazio e il tempo perdono ogni significato scientifico e naturale, assumendo una dimensione di valori interiori…

Enzo di Martino

 

…Un aspetto maggiormente tecnico che colpisce nel lavoro della Greibesland è il suo uso delle tenebre per riprodurre la luce dei suoi temi, attraverso la creazione di vasti e clamorosi spazi che ospitano reliquie familiari così come i corpi celesti, che si accendono in opposizione, suggeriscono fortemente una forza vitale senza tempo…

Jim Moyle

 

 

COMPLESSO DI VICOLO VALDINA

 Il complesso di vicolo Valdina, a poche decine di metri da palazzo Montecitorio ha una storia ormai millenaria, è sorto, infatti in epoca paleocristiana nel cuore del Campo Marzio come piccolo convento di monache basiliane raccolte intorno all’oratorio di S. Gregorio Nazianzeno. Esso ha subito attraverso i secoli notevoli trasformazioni, dal nucleo altomedievale sovrastato dal campanile romanico, alle sovrapposizioni tardo rinascimentali e barocche, fino ai restauri ottocenteschi. Oggi è costituito dall’ex-convento delle Benedettine di S.Maria in Campo Marzio e dall’annessa chiesa dedicata a S. Gregorio Nazianzeno.

 

Nel 1870, quando gran parte degli edifici degli ordini religiosi passarono al demanio dello Stato, il convento venne parzialmente adibito a deposito dell’Archivio di Stato. Negli anni Settanta di questo secolo fu acquisito dalla Camera dei deputati, che con un radicale restauro ne ha ripristinato i volumi originari ed ha riportato alla luce affreschi di scuola bizantina e decori. La scelta di una sede fuori del palazzo Montecitorio, ha segnato per la Camera una svolta: trasferendo alcune funzioni in un’area prossima ma non limitrofa, si è passati dalla concezione del "palazzo" a quella della "città politica", aperta anche - per alcuni spazi - all'utilizzo di tutti.

Il complesso, prima del restauro, era composto da una chiesa paleocristiana, un campanile romanico, un frammento di saletta capitolare duecentesca, un chiostro del ‘500 con al centro una fontana attribuita a Della Porta, e, tutt’intorno, gli edifici costruiti intorno alle celle del noviziato e della clausura. Il restauro ha comportato la sostituzione della copertura a terrazzo, la ricostruzione del tetto e delle sequenza delle celle. Il selciato rovinato dell’area scoperta è stato rimosso e sostituito con un prato che meglio si integra con la presenza dei due alberi di fico, la fontana ed il pozzo della cisterna, creando così l’immagine di un’oasi di silenzio.                                                            

Ne risulta valorizzato il lungo corridoio ai bordi del chiostro, delimitato da una fuga di colonne ottagonali. In questa zona sono stati fedelmente ricostituiti in alto gli spazi per le luci e ripristinati i pavimenti.

Particolare cura ha richiesto il restauro della sala del refettorio conventuale, caratterizzata dall’ampia volta con cappuccine e stucchi, con una serie di affreschi settecenteschi e, sullo sfondo, la pittura del Cenacolo di origine cinquecentesca. Il Cenacolo è destinato a spazio culturale, aperto a Convegni e iniziative anche esterne alla Camera, così come la sala dell' antica Sacrestia.     

Il restauro della Sacrestia - dove è stato ripristinato il solaio con travi di legno - ha portato alla luce una, seppur frammentaria, crocifissione trecentesca. Il piccolo edificio dedicato a S.Gregorio Nazianzeno occupa l’angolo nord-est del chiostro a pilastri ottagonali. Esso costituisce l’elemento più antico del monastero ed è stato il fulcro materiale e spirituale intorno al quale si è sviluppato l’intero complesso. Si tratta di una piccola chiesa a pianta longitudinale lunga m.16,30 e larga m.7, ad una sola navata con abside. Una tradizione non confermata vuole che in questo edificio sia stato sepolto il corpo di S.Gregorio Nazianzeno, qui portato da alcune monache basiliane fuggite da Costantinopoli intorno al 750.                                                                            

 

La bella torre campanaria che sovrasta la chiesa è stata realizzata probabilmente in due tempi nel XII secolo.

Nella chiesa sono presenti alcuni affreschi bizantini di notevole pregio, tra questi il Redentore, un’immagine della Madonna, di S.Basilio, di S.Pietro. L’ultimo atto, col quale si è voluto restituire all’edificio il suo ruolo e la sua dignità, è consistito nella consacrazione del nuovo altare, per il quale è stato riutilizzato un bellissimo sarcofago romano. Nell’altare sono state deposte le reliquie dei santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, patroni d’Italia, e Francesca Romana, patrona di Roma. Oggi il complesso di vicolo Valdina, con accesso sia dal vicolo che da piazza in campo Marzio, ospita soprattutto uffici. Le sale maggiori, quali il Cenacolo e la Sacrestia, sono utilizzate per le manifestazioni culturali.

 

 

JANNE M. GREIBESLAND – LO SPAZIO DENTRO

Testo introduttivo a cura di Serena Dell’Aira

 

L’artista… è sempre solo colui che compie l’atto di formazione del vedere e del sentire con purezza e forza tale da assorbire completamente in sé la materia data dalla Natura, ricreandola.

Georg Simmel (Il volto e il ritratto)

 

Forza e purezza sono indiscutibilmente due tratti distintivi nell’iter creativo di Janne M. Greibesland. 

Al rigore compositivo, timbro stilistico inconfutabile delle opere pittoriche dell’artista, di fronte alle quali lo sguardo rimane affascinato e la sensibilità estetica rassicurata, fa da contraltare, nella fase iniziale, un insospettato impeto passionale, travolgente, fatto di grandi contrasti emozionali e di intensa ricerca formale.

L’humus culturale della pittrice, mossa da una prevalente coscienza anarchica rispetto alle sovrastrutture e alle etichette, si palesa nella dialettica tra la profondità dei moti interiori, la sensazione di estraneità del reale rispetto ai principi ancestrali dell’esistenza ed il controllo delle vibrazioni pulsanti nel dare forma ad un contenuto artistico purificato ed equilibrato.  

Così, di fronte alla tela bianca, l’arte, nuda nel varare lo spazio della superficie pittorica, esprime il proprio ruolo di mediatore tra l’avvertita, improrogabile necessità di rispetto dei principi universali e l’irruenza passionale del gesto, della materia che invade indistintamente il fondo del supporto e che si fa, gradualmente, forma, luce e sostanza, tra l’impulso e la ratio, tra il pensiero ed il segno.

Una frenetica danza di materia e colore inonda le tele vergini ed immacolate dello studio d’artista: un percorso complesso che muove verso la ricerca dell’armonia, la rivelazione, l’epifania del kosmos, di quell’equili­brio interno al sistema cosmogonico in cui l’uomo indaga  le sue verità, vincendo lo scontro dialettico tra il sentire e l’agire.

Le opere pittoriche di Janne M. Greibesland appaiono come impressioni visive di un’intuizione, forme di una coscien­za arcaica, primordiale, inconsapevole.

La ricerca dell’artista prende le mosse da una straordinaria sensibilità che indaga le dimensioni del reale, istinti­vamente aperta e protesa al senso profondo dell’essere, che esula dai criteri meramente concettuali, per condurre nell’esplorazione di latitudini altre, nei luoghi di una memoria primigenia, cuore pulsante dei principi fondanti, attraverso le disposizioni più intime e al contempo universali.

Ho incontrato Janne attraverso il suo linguaggio pittorico. Ed ho immediatamente riconosciuto un codice.

Un lessico che non utilizza simbologie o citazioni, ma che traduce un senso di appartenenza alla dimensione naturale, che attraversa ed oltrepassa il sentimento dei luoghi come identità, per sustanziarsi, più in là, della percezione di dimensioni in cui tutto sia continuamente generato e contestualmente generatore, in una pre­gnante visione ancestrale, molecolare, dell’essenza umana.

In una visione che abbatte le distanze spazio-temporali e qualunque preconcetto o velleità, Janne offre mira­bilmente a chi ne esplori il luogo artistico, il tempo sospeso per indagare la propria posizione rispetto all’esperien­za esistenziale, senza regole imposte da scuole o tradizioni, senza vincoli di pensiero o di stile che possano inibire il libero fluire delle emozioni, svelandoci un mondo parallelo in cui l’arte attinge alle zone liminari della coscienza e da queste trae nutrimento, soffio ancestrale generatore della materia plasmata, sospesa tra echi primigeni.

Una materia che prende forma seguendo le traiettorie orizzontali della realtà percorribile e quelle verticali di un tempo onnipresente, testimone e nume tutelare della storia umana.

L’opera è il luogo di incontro tra le due dimensioni: Janne non riproduce la realtà, né immagina una surrealtà. I suoi quadri rappresentano lo spazio intermedio tra l’umano e l’infinito, quello spazio avvertito che separa e contestualmente lega l’Io alla proiezione dell’eterno.

Una pittura permeata da un profondo senso del sacro, inteso non in chiave squisitamente rituale ma quale sfera e qualità dell’umano sentire nella predisposizione alla massima esaltazione della spiritualità protesa all’infinito: via maestra, questa, per entrare in intimo rapporto con la più autentica espressione del proprio mondo interiore e del­la proiezione del Sé in chiave universale, dialogando su quel livello con chi scelga di condividere l’esperienza. La contiguità delle due sfere, quella intima e raccolta e quella dilatata al cosmo, si traduce mirabilmente nel dialogo tra le opere pittoriche e le installazioni: nicchie cubiche in cui l’artista, riproducendo ambienti domestici identici tra loro ad evocare echi e memorie di vita di chi le osserva, edifica il colore quale imprinting emozionale del ricordo. Le tonalità cromatiche scelte per le opere pittoriche, dalla tela riversano negli scenari comuni del quotidiano a cui  ciascuno lega i tratti della propria identità,  il senso di un continuum tra il macrosistema da cui deriviamo ed il micromondo  la cui essenza, sebbene sfumata in cromie interiori individuali, mantiene il valore della matrice comune in cui la memoria si fa ricordo.

All’anima umana sulla soglia dell’eterno si mostra una luce che dagli oscuri meandri dell’oltre emerge, intensa e irradiante, ad illuminare le forme della realtà tangibile: la pittura apre il varco ad un cammino esplorativo tra le forme cubiche e sferiche che abitano lo spazio pittorico, proiezione speculare della profondità interiore nella sua stra­tificazione secolare in cui non esiste un inizio originario ma un nuovo inizio nel continuo svolgimento dell’origine.

Mentre la sfera è, infatti, il movimento scorrevole dotato di flusso continuo e rotondo, l’arresto e la stabilità sono associati a figure angolose, con linee dure e a sbalzi, di consistenza scultorea.

L’artista elabora, così, un sistema linguistico che rivela la fonte di nuove suggestioni, permeando spazi che esplorano solitudini sconfinate: eterne lontananze fanno da cornice emotiva alla complessità di un cammino scandito dal senso di smarrimento e finitezza che può avvertirsi di fronte al sublime e l’incessante ricerca del proprio spazio. Un processo dialettico articolato, in cui le emozioni sovrastano la ragione e si esprimono spesso conflittuali ed incalzanti. L’artista non propone, dunque, un mondo sollevato dalle inquietudini, ma un pensiero che procede dall’elaborazione delle opposizioni e protende alla loro mediazione progressiva.

La via di Janne, porta privilegiata sull’infinito, è l’arte; e la luce è l’anima della materia pulsante.

L’iter in cui questo processo trova compimento è la spoliazione del quadro, un continuo intervento di scrematura della materia, spingendo il colore in avanscoperta verso i piani tridimensionali nascosti sotto l’acrilico; un’in­cursione degli strumenti tecnici verso la luce che emerge dal fondo del supporto per giungere, infine, ad una raffigurazione semplificata, custodita nelle trame della tela, piccolo nucleo a racchiudere l’immaginario di un microcosmo ancestrale, capace di tradurre nella potenza espressiva delle forme sintetizzate, l’afflato spirituale, un desiderio puro di eterno ed un sentire profondamente mistico del cosmo, la manifestazione dell’infinito nella dimensione finita.

E’ questo il procedimento che consente l’identificazione del centro focale dell’origine, la luce, magma primor­diale la cui entità pregnante e forte segna i canali energetici attraverso cui confluire da una dimensione all’altra. Lo spazio pittorico, vivificato da cellule (piccole camere), diviene il micro mondo in cui gli spazi abbandonati dalle forme di vita trascorse, in coerenza con i meccanismi biologici, si trasformano in cavità di vuoto in cui attraverso l’eredità del preesistente si creano le basi del nuovo divenire.

Il vuoto, elemento chiave per la percorribilità dei sentieri labirintici interni al quadro, rimane intorno agli elementi a tutto tondo, spazio in cui l’uomo edifica i propri sentieri di ascesa dalla terra al cielo.

I crateri, gorghi e vortici discendenti dalla superficie alle profondità sommerse, quali radicamento della vita alla dimensione terrena, ne sono i passaggi.

La struttura dei dipinti è determinata dalle relazioni esistenti fra i colori, le ombre, i vuoti e da una meditazione rigorosa, che porta alla semplificazione razionale degli elementi compositivi, ridotti alle loro linee essenziali.

Dallo splendore dell’insieme, inizia il viaggio percettivo delle singole parti: forme, spazi, vuoti, movimento, e le numerose variazioni dimensionali, ottiche, percettive del colore e delle armoniose combinazioni di tonalità influenzate dalla luce, rilevano l’alta qualità pittorica della tecnica.

In queste opere ogni elemento - l’incandescenza della luce che capta i sensi, l’equilibrio prospettico e la purezza delle forme, il ritmo misurato dalle linee, l’armonioso dialogo degli elementi reso con grandissima sensibilità cromatica - è tale da sublimare la percezione sensoriale in poesia, un viaggio che nasce lontano ed in pittura si racconta.

Un viaggio in quello “spazio dentro” che non lascia margine ad astratte simbologie, ma che i linguaggi affascinanti e segreti con cui l'arte si lega alla storia umana, illuminandola, consentendole di emergere dalle oscure profondità del tempo e restituendone l’autenticità, inducono a riscoprire e ripercorrere ciascuno nella propria interiorità.

 

Come direttrice artistica, Serena Dell’Aira ha curato le seguenti mostre ed eventi:

 

  • Croce Taravella - Concreta anima mundi – Agrigento, Fabbriche Chiaramontane (15 marzo – 11 maggio 2008)

  • L'Altro Senso # Testaccio – Roma, Sulmona, Scilla e Agrigento (aprile - settembre 2008)

  • Janne M. Greibesland - La coscienza evolutiva – Agrigento, Fabbriche Chiaramontane  (settembre-ottobre 2008)

  • Salvatore Smorto – Magazzini d’amore - Bolzano, Galleria d’Arte Il Capricorno  (26 settembre al 15 ottobre 2008)

  • Gianpistone - Viaggio tra il sacro e l’arte – Roma, Micro (31 gennaio – 29 febbraio 2008)

  • 1306 morti bianche. Io esisto – Installazione artistica  -  Roma, Camera dei Deputati, Palazzo Marini (13 dicembre 2007)

  • Mauro Molle - In bilico -  Roma, Micro (18 ottobre – 18 novembre 2007)

  • Giuliano Giganti - Tra la pietra e la nuvola. Esoterismo e impegno civile – Roma, Micro (23 maggio – 23 giugno 2007)

  • Carlo Frisardi - Volto ed imago – Roma, Micro (14 - 28 aprile 2007)

  • Riccardo Fiore Pittari - Intuizioni: spazio e tempo della e nella materia in movimento – Roma, Micro (9 - 23 marzo 2007)

  • Carlo Montesi - De Urbe – Roma, Micro (14 dicembre 2006 - 12 gennaio 2007)

  • La dialettica del segno  - Roma, Micro (26 ottobre - 19 novembre 2006)

  • Serate Futuriste – Erice (TP) (13-14 maggio 2006)

  • Dalla Pop Art ai percorsi contemporanei – Roma, Micro (18 febbraio - 5 marzo 2006)

  • Giulio D'Anna aeropittore - Presentazione catalogo – Roma, Campidoglio  (24 febbraio 2006)

  • 4D Espressione di un processo artistico tra nuclei creativi diversi, Roma, Micro (22 giugno – 22 luglio 2005)

  • Serate Futuriste – Roma, Micro (12-19-26 maggio, 3 giugno 2005)

  • Serge Uberti -  Roma, Micro (12 aprile 2005)

  • Danilo Bucchi - Pagine di taccuino  - Roma, Micro (12 novembre – 12 dicembre 2005)

  • Art'Azione – Roma, Micro (16-25 settembre 2005)

 

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