MOSTRA ADELE LO FEUDO
- Roma
ADELE E ADELE
19 –
23 settembre 2011
Incontro Adele Lo
Feudo per la prima volta ad agosto in galleria. La temperatura è elevata
e il caldo insopportabile, lei con i suoi lavori è appena arrivata da
Perugia. Lavoro nelle arti visive da molto tempo. Potete non credermi,
ma è dura. Continuo però ad amare questo mondo come se per me fosse
ancora tutto da scoprire, e quando scopri qualcosa di nuovo e vitale,
allora, tutto il resto non conta. Sei solo tu e l'epifania dell'arte che
ancora una volta si rinnova.
Adele porta con se 18
opere e tanta energia da travolgere chiunque. Scarta qualche pacco e mi
rendo subito conto che è impossibile guardare questi lavori e non
riflettere per un momento sul loro significato.
Adele Lo Feudo è una
narratrice per immagini, con una chiara vocazione per il racconto. Ha
una pittura libera da schemi sintattici e rappresentativi precostituiti
e un’illustrazione corposa accentuata da molta energia cromatica. Adele
Lo Feudo propone in pittura ciò che ricerca, percepisce, vede, sente
nello spazio interno, lacerti e residui di sogni, di apparizioni,
taccuini della memoria. Usa l’arte come banco di prova, proiezione dei
nodi psichici, che come per magia si sciolgono, si liberano dalle
tensioni e trovano risposte alle domande insorgenti della vita.
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Dipinge per
dare una forma alle sue emozioni. Dipinge per conoscersi.
Dipinge per capire cosa governa la sua filosofia della vita.
Questa sete le ha fatto scoprire che l’amore è il più
meraviglioso strumento iniziatico. Questa visione, comune a
tutti i grandi sistemi esoterici, la ritroviamo nell’alchimia,
nel tantrismo, nella kabbala e nei nostri giorni nel
Surrealismo. L’amore esalta la magia trasformatrice del
sentimento e implica l’aspirazione a condividere una più grande
libertà, una giustizia reale, una fratellanza universale.
Adele Lo Feudo
nel suo percorso ha evitato ogni forma di dogmatismo, ha
capito che non esiste una verità assoluta. Ha accettato le
contraddizioni dell’esistenza, e anzi, ha saputo trarre forza
dalle loro tensioni.
Mi viene in
mente Spinoza per la nozione che “l’amore è letizia e che la
letizia è il passaggio dell’individuo da una minore ad una
maggiore perfezione”, chiarendo che il desiderio “non è altro
che la stessa essenza dell’essere”.
Adele riflette
su come l’universo ricostruisce la nostra poetica, tentando di
capire prima se stessa per tentare soltanto dopo di “cambiare la
vita” (Rimbaud).
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Adele utilizza l’amore come uno
strumento di conoscenza perché è l’unico sentimento che
permette di capire se stessi attraverso la comprensione
dell’altro. Soltanto identificandosi con l’altro,
infatti, si può scoprire la propria doppia natura. Da
qui il passo è breve per trovarsi nel tema del dualismo,
in una “dualità non duale” come risultato del processo
d’individuazione, per Jung.
Il
tema del doppio è universale, lo si riscontra sia a
livello cosmologico, dove l’essere umano (il microcosmo)
è il riflesso dell’universo (il macrocosmo), sia a
livello ontologico, dove nella Donna è riflessa
l’immagine archetipica dell’uomo (l’animus) e nell’uomo,
quello della donna (l’anima). In tempi moderni
l’indagine della psiche ha confermato l’intuizione
dell’uomo della preistoria che già aveva capito che
l’essere umano è parte d’un tutto riflesso in se
stesso.
Il
risultato del lavoro di Lo Feudo è una rappresentazione
doppia dell’esistere, colma di presenze. Sogno e realtà,
materia e spirito, di questa tensione è fatta tutta
l'opera di Lo Feudo; non certo irrimediabile dicotomia,
ma come indistinguibile unità del creato.
Adele
affronta ‘Il Doppio che abita in noi’ esplorato da Freud
e Jung, da Rimbaud nell’intuizione: ‘Io sono un altro’,
e da Duchamp espressa nell’epitome del “rinvio
speculare”. L’ambizione di Lo Feudo è la stessa di
quella del poeta che ambisce a “sanare il mondo” con una
concezione olistica, perché questa implica una profonda
partecipazione alle sorti dell’umanità, del nostro
pianeta, della sua fauna e della sua flora. |
Come in un cerchio si ritorna a Spinoza che ha
creduto nell’unità dell’Uno che contiene il Due, quest’unità che
abolisce ogni soluzione di continuità tra la vita e la morte, la
donna e l’uomo, lo spirituale e il materiale, l’amore e
l’erotismo.
Parallelismi
sono stati fatti tra la visione olistica del Tutto e gli ultimi
sviluppi della fisica quantistica. Nel 1964 il fisico J.S.Bell
pubblicò le prove del suo teorema secondo il quale le particelle
subatomiche sono connesse fra loro in modo che trascende lo
spazio e il tempo così che qualsiasi cosa avvenga a una
particella influisce sulle altre con effetto immediato senza
bisogno di tempo per essere trasmesso. Gli effetti di cui parla
Bell rivoluzioneranno il nostro modo di comunicare e di
interagire. Potremmo forse comprendere come i nostri pensieri e
sentimenti (campi energetici) influiscono sulla realtà assai più
di quanto immaginiamo oggi.
Vorrei anche ricordare due artiste: Frida Kahlo e
Niki de Saint Phalle che sono state le sue
guru (nel significato
sanscrito della parola: Maestro ispiratore)
Frida per l’esternazione del suo Io, nell’ambito di un
surrealismo sperimentato con vigore, una pittura di getto, e da
Niki un input di un Nuoveau Réalisme. Ambiti chiari e forti che
l’hanno portata ad utilizzare nelle sue opere oltre alla
divisione netta della tela anche gli oggetti più disparati e
impensabili: piume, decori, viti, borse, foto, stoffe, cerotti,
catene, ferri, molle.
Adele Lo Feudo nasce a Cosenza nel 1967.
Pittrice di matrice surrealista, dopo una Laurea in
Giurisprudenza si avvicina alle discipline artistiche che la
appassionano di più diventando Architetto d’Interni e insegnando
per sette anni nel settore del Design. Completa la sua
formazione artistica nel 2009. La sua attività lavorativa si
svolge prevalentemente in Italia. Vasta è la produzione che
assorbe quasi completamente la creatività dell’artista. Vive e
lavora a Perugina
A cura di Cristina Madini
Galleria
RossoCinabro
19 - 23
settembre 2011
Roma in Via
Raffaele Cadorna, 28
info tel
0660658125
Orario: da
lunedì a venerdì 11.30 - 19:30
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