Premio Abbiati
2006 della critica italiana, Anima Mundi è organizzata
dall’Opera della Primaziale Pisana, dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di San Miniato, dal Comune e dalla Provincia di Pisa,
con il sostegno di Società Cattolica di Assicurazione,
Fondazione Cattolica di Assicurazione e di Gi Group S.p.A.
Anche quest’anno l’ingresso ai concerti è
gratuito.
La distribuzione dei tagliandi di ingresso per il primo
concerto inizierà il 14 settembre dalle 16 alle 19 e proseguirà,
salvo esaurimento posti, negli orari di apertura (dal lunedì
al sabato dalle 10 alle 13, il lunedì, il mercoledì e il venerdì
anche dalle 16 alle 19) solo presso la
segreteria all’Auditorium dell’Opera della Primaziale Pisana,
piazza Arcivescovado 11.
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Il
concerto che apre l’edizione 2011 di Anima Mundi, è
affidato all’Orchestra e Coro del Maggio Musicale
Fiorentino, con la direzione di Christopher
Hogwood. Ospite d’eccezione, per la prima volta ad
Anima Mundi, Hogwood, definito il “Karajan della
musica antica”, è uno dei maggiori esponenti del
movimento di musica antica storicamente approfondita.
Applica rigore e maestria al suo lavoro cercando di
scoprire e ricreare le intenzioni del compositore da un
punto di vita sia musicologo che interpretativo. Quattro
giovani emergenti, le voci soliste: Roberta Mameli
soprano, Milena Storti contralto, Antonio
Lozano tenore, Andrea Mastroni basso.
Saranno eseguite due opere nate negli ultimi mesi della
vita di Mozart, quando il suo genio di artista –
forse spinto dall’ansia, dall’intuizione della fine –
riesce a consegnare capolavori in ogni genere musicale.
Opere, cantate, concerti, musica da camera: più si
avvicina l’esito della sua breve vita, più il dominio
delle tecniche compositive incontra la perfetta sintesi
espressiva e poetica.
Il
mottetto Ave Verum Corpus viene composto nel
giugno 1791. È un lavoro breve, di sole 46 battute. La
brevità della durata, il carattere così intimo e
raccolto, sommesso dell’andamento delle voci e
dell’accompagnamento degli strumenti ad arco, dilatano
ancor più, per contrasto, la solennità dell’opera. Un
tono dolente e contenuto, come stupito di fronte al
mistero di quel “verum corpus”, perforato,
crocifisso, esanime, destinato a trasfigurarsi. Nessun
grido, nessuna manifestazione esteriore, di dolore o di
speranza, nessuna esteriorizzazione drammatica, mai una
tinta violenta, accesa, ma un passo uniforme di
contemplazione. |
Ogni artificio
di scrittura si stempera nella naturalezza di un canto
pacificato, che procede per piccoli slittamenti, lontano dal
registro più acuto o più grave, concedendosi, poco prima della
fine, la libertà del vocalizzo più lungo sulla vocale “o” della
frase conclusiva – in mortis esanime - come a voler
trattenere, rimandare quell’esito. Anche in questo caso, nessuna
esibizione: ancora, invece, lo stupore di un canto che, se
potesse, si farebbe muto di rispetto.
La Messa da
Requiem K 626, ultimo numero del catalogo mozartiano è
lasciata incompiuta. Mozart non riesce a terminare il lavoro
perché, negli ultimi mesi della sua breve vita, è molto occupato
con la scrittura di due opere, Il flauto magico e La clemenza di
Tito, e perché malato. Quando muore, la vedova Constanze, che si
trova in condizioni economiche preoccupanti, prega un allievo
del marito, Franz Xaver Süssmayr (1766-1803), di completare il
lavoro e di consegnarlo all’emissario del conte Walsegg, per
poter incassare la seconda metà del compenso pattuito.
Naturalmente, al conte viene fatto credere che tutto il Requiem
è opera di Mozart.
La versione
prescelta questa sera è quella cosiddetta “originale”, con la
firma autografa di Mozart contraffatta, in modo davvero
mirabile, da Süssmayr: austriaco, allievo di Mozart, aveva
allora venticinque anni e comprese perfettamente l’urgenza di
rispettare i tempi della consegna per permettere a Costanze di
riscuotere quanto dovuto. Ulteriori studi accertano che a sua
volta, in quei giorni concitati, in alcuni passaggi dell’opera,
intervennero mani di altri allievi.
A guardare il
manoscritto di Mozart, risulta che solo la prima sezione
dell’opera, il Requiem aeternam, offre indicazioni precise
sull’organico e realizza un’orchestrazione completa. Indicando
già la strada: la presenza, assieme, del cantus firmus - una
linea vocale che non conosce particolari mutazioni ritmiche - e
del contrappunto rivelano quanto, in particolare negli ultimi
anni di vita, lo studio della musica che allora veniva ritenuta
del passato, antica, fosse per Mozart, che aveva studiato e
amato le opere di Bach e di Haendel, fonte di ispirazione. E nel
corso dell’opera, la presenza di passaggi fugati ribadisce
questo carattere solenne. Ma Mozart è stato anche un formidabile
compositore per il teatro, e la forza espressiva di alcuni
momenti presenta un carattere di potente teatralità. Alla
solennità liturgica e alla teatralità, si unisce un terzo
pilastro: l’intimità, quella stessa dolcissima forza che già
abbiamo ascoltato nell’Ave verum iniziale.
Al di là di
quelli che uno studioso mozartiano come Bernhard Paumgartner,
riferendosi agli interventi di Süssmayr, giudicò “innegabili
debolezze artigianali”, il Requiem incompiuto-compiuto rimane il
lavoro ultimo di un artista che molti tesori ancora ci avrebbe
donato. La sua toccante testimonianza estrema.
La rassegna
prosegue fino all’11 ottobre. Sir John Eliot Gardiner e i
complessi da lui fondati – English Baroque Soloists,
Monteverdi Choir e Orchestre Révolutionnaire et Romantique –
propongono musiche che spaziano da Heinrich Ignaz Biber, un
grande violinista e compositore di fine Seicento, a Bach, nel
concerto del 28 settembre, a Brahms, Bruckner,
Stravinskij, in quello dell’11 ottobre. Quattro secoli di
musica, cinque sguardi diversi rivolti allo stesso orizzonte,
allo stesso Mistero, quello che divide e unisce la vita alla
morte. Come nella Messa in si minore di Bach, in
programma il 4 ottobre, affidata a Sigiswald Kuijken
alla testa della 18th Ambronay European
Baroque Academy.
Il tempo
barocco vive nel concerto in programma per il 24 settembre
nel Camposanto monumentale, riservato alla musica vocale di
Arcangelo Corelli, compositore che come pochi ha saputo
restituire, anche nella sua musica sacra, il senso dello stupore
e della meraviglia nell’interpretazione del rinomato ensemble
La Risonanza diretta da Fabio Bonizzoni.
L’omaggio al
secondo centenario della nascita di Franz Liszt è ospitato, il
20 settembre, nel Camposanto monumentale, dove il
compositore visse intensi momenti di meditazione religiosa. In
programma, un recital di Alice Sara Ott nel quale celebri
pagine pianistiche vengono affiancate da brani di ispirazione
mistica.
Prosegue il
Concorso di composizione di musica sacra, nel solco di una
tradizione secolare, che va mantenuta viva. Mai le partiture
sono state così numerose quanto quelle inviate per l’edizione
2011, segno evidente del successo dell’iniziativa. Il brano
vincitore della IV edizione, il
De profundis
(salmo 129) del Maestro Davide Fensi (San Giovanni Valdarno,
Arezzo, 1975), sarà eseguito in Cattedrale il 30 settembre
come parte integrante della produzione inedita di teatro
musicale creata per l’occasione in collaborazione con
l’Istituto del Dramma popolare di San Miniato su testi di
Elena Bono e la partecipazione del Coro Musicanova di
Roma diretto dal M° Fabrizio Barchi.
INFO
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Organizzativa
Francesca
Micheli
Opera della
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