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MOSTRA SCOLPIRE GLI
EROI - Padova
Padova,
Palazzo della Ragione
21 aprile 2011 - 26 giugno 2011
Mostra promossa dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Unità Tecnica di Missione per le
celebrazioni del Centocinquantenario e dal Comune di Padova.
A cura di Cristina Beltrami e Giovanni C. F. Villa.
La mostra propone una
singolare storia del Risorgimento, narrata attraverso circa ottanta
bozzetti riferiti ai più importanti monumenti italiani: dal Vittorio
Alfieri di Antonio Canova al Duca d'Aosta di Arturo Martini, Eugenio
Baroni e Publio Morbiducci, passando per Pietro Tenerani, Ettore Ximenes,
Ettore Ferrari, Ercole Rosa, Leonardo Bistolfi, Giuseppe Grandi, Mario
Rutelli, Odoardo Tabacchi, Emilio Zocchi, Francesco Barzaghi, Pietro
Bordini, Luigi Borro, Enrico Butti, Davide Calandra, Pietro Canonica,
Guglielmo Michieli, Eugenio Pellini.
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"Un popolo che ha grandi
monumenti onde inspirarsi non morirà del tutto, e moribondo
sorgerà a vita più colma e vigorosa che mai". L'affermazione di
Ippolito Nievo apre la grande mostra "Scolpire gli Eroi. La
scultura al servizio della memoria" allestita a Padova, dal 21
aprile al 26 giugno, in Palazzo della Ragione e promossa dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Unità Tecnica di
Missione per le celebrazioni del Centocinquantenario e dal
Comune di Padova, a cura di Cristina Beltrami e Giovanni Carlo
Federico Villa.
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Già la
sede, il Palazzo della Ragione, dà conto dei caratteri
di eccezionalità di questa rassegna: si tratta
dell'immenso Salone affrescato dove davanti a tutto il
popolo si amministrava nel Medioevo la giustizia.
Subito dopo il 1861 e ancor più verso la fine del
secolo, l'Italia rese omaggio a chi aveva reso possibile
il processo di unificazione, e in ogni città sorsero
comitati per raccogliere sottoscrizioni pubbliche e
finanziare la realizzazione di monumenti celebrativi dei
quattro Padri della Patria - Mazzini, Cavour, Garibaldi
e Vittorio Emanuele - e degli eroi locali che avevano
partecipato alle lotte.
Per queste opere vennero banditi concorsi di respiro
nazionale cui partecipano i più grandi scultori del
momento, e le città maggiori divennero esempio e modello
per quelle minori: nevralgico fu il ruolo di Milano,
Roma e Torino che, anche in quanto sedi di accademie
storiche, rappresentavano i riferimenti della scultura
monumentale italiana. Proprio perché doveva conciliare
l'Italia intera, questa seppe sviluppare un linguaggio
nazionale, compreso e condiviso nell'intera Penisola, in
un percorso che andò sviluppandosi dal neoclassicismo di
Canova, per sfociare nella pulizia formale e nel "nuovo
classicismo" del Novecento.
La mostra si concentra sui soggetti ricorrenti: Vittorio
Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso di Cavour
e Giuseppe Mazzini. All'indomani della scomparsa del I
re d'Italia l'intera Penisola lanciò sottoscrizioni per
la sua commemorazione con esiti grandiosi come il
Vittoriano romano, citato in mostra dal modello del
gruppo equestre presentato da Odoardo Tabacchi.
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A Garibaldi - forse il personaggio più amato e rappresentato del
nostro Risorgimento - vennero dedicati soprattutto dopo la morte
nel 1882, monumenti in quasi tutte le città e cittadine
d'Italia: in mostra è presente il bozzetto del monumento di
Torino - completo anche del basamento - , quello di Michieli per
Udine, città nella quale il sentimento irredentista caricava
l'opera di un significato profondo e combattivo, o il più
moderno Garibaldi a cavallo di Enrico Butti per il concorso di
Milano, fino ad arrivare a due tardi esempi di Arturo Martini
mai realizzati. Di Mazzini sono presenti il bozzetto con cui
Ettore Ferrari si aggiudicò il grande monumento romano, e quello
milanese di Giovanni Spertini.
Oltre a ricordare le diverse forme in cui vennero celebrati i
protagonisti della storia risorgimentale, l'esposizione vuol
aprire una parentesi sui "padri spirituali" che vaticinarono
l'unità: come Ugo Foscolo, consolato dall'Italia dopo il
trattato di Campoformio nello splendido gesso di Odoardo
Tabacchi; piange anche l'Italia turrita sulla tomba di Vittorio
Alfieri in Santa Croce a Firenze, nel bozzetto capolavoro di
Antonio Canova. Non manca un accenno all'eroina napoletana
Eleonora Pimentel Fonseca, ancora di Tabacchi, e a Giuseppe
Verdi - nel gesso di Butti - nelle cui note gli italiani
riconobbero il coraggio della rivolta.
L'esposizione rende poi omaggio a dei grandi "comprimari":
Niccolò Tommaseo, presente in mostra con i due esempi del
monumento di Veneziane di Selenico, e Daniele Manin celebrato
sia nella sua Venezia - e la mostra propone il bozzetto di Luigi
Borro - che a Firenze e Torino. O ancora Carlo Cattaneo, di cui
è esposto il bozzetto del monumento di Milano, opera
assicuratasi ancora una volta da Ettore Ferrari, o i fratelli
Cairoli immortalati sul Pincio da Ercole Rosa.
Per alcuni monumenti, come quello di Vittorio Emanuele II a
Venezia o quello al Duca d'Aosta, grazie ad inedite ricerche
d'archivio, si sono ricreate le vicende del concorso, mostrando
non solo il modello vincente ma portando anche quelli scartati
ed analizzando le ragioni della scelta.
In concomitanza con l'esposizione, viene restaurato a Padova il
monumento a Mazzini opera dello scultore padovano Giovanni
Rizzo. Un intervento che rientra nel vastissimo progetto di
restauro dei maggiori monumenti risorgimentali nelle varie
regioni e città italiane, dal Veneto alla Sicilia, portato
avanti nel 2011 dall'Unità Tecnica di Missione della Presidenza
del Consiglio.
La mostra è accompagnata da un supporto multimediale mirato alla
contestualizzazione dei bozzetti attraverso video e immagini,
sia storiche che attuali.
Informazioni per il pubblico:
www.padovanet.it
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