MOSTRA ARTE
CONTEMPORANEA - Napoli
(…) o si è assunti in
cielo o si precipita.
L’estate forse di
Luigi Grassi
Bianco _ Cold
Landscapes di
Massimo Pastore
Antonella Raio
guest
artist
Galleria PrimoPiano
Via Foria 118 Napoli
Visiting:
martedì > venerdì dalle 15:30 alle 19 – sabato e domenica su
appuntamento
La galleria PrimoPiano
è lieta di presentare la doppia personale dei fotografi/artisti Massimo
Pastore e Luigi Grassi con la partecipazione di Antonella Raio
(scultura), in un progetto curatoriale di Antonio Maiorino. Commento
musicale originale composto da Mario Petrecca.
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Accade,
raramente, che un comune sentire si trasformi in Manifesto
latente – meraviglioso ossimoro – che ci fa rilevare una linea
continua tra artisti solo apparentemente distanti per
formazione, età o mezzi espressivi. Questi artisti nuovi
rompono sovente la tensione epica stabilendo una distanza
critica nel rapporto con la ‘storia’ e svelando la verità della
finzione narrativa. Qualcosa d’impalpabile sfugge, elementi
magici che, sebbene descritti realisticamente, producono uno
straniamento nei destinatari.
Definiti
neorealisti magici poiché giocano apertamente con la realtà
ben consapevoli di un’impossibilità di compiutezza o totalità,
rinunciando all’organicità, all’arbitrarietà del realismo.
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La
contemporaneità di diversi protagonisti e delle loro
umanità attraverso la performance solipsistica di
Pastore nelle opere fotografiche Bianco – Cold
Landscapes, ci riportano ad un parallelismo
assurdo e casuale, con probabili punti di incontro che
solcano la stessa traccia dell’assurdo e del volutamente
reale. Un pendolarismo temporale ci conduce a personaggi
che vivono o non vivono più, che non avrebbero mai
potuto contemporaneamente essere in quel luogo. Sebbene
nelle storie esposte ci siano indubbie relazioni tra i
personaggi esse scompaiono trasformando il reale in una
serie di monadi e di punti di vista. I soggetti sono lo
spazio stesso. Con la soppressione del tempo oggettivo e
traghettando i personaggi all’interno della psiche il
reale si espone in maniera allucinata e bianca dove
l’unico vero ordine è quello analogico del bianco e
delle vesti (o di un’unica veste uguale per tutti). Il
continuo sdoppiamento del soggetto è evidentemente non
spiegabile oppure si delinea come onirica ossessione o
ancora come analisi psicologica. Probabile sia
dissociazione di un’anima.
Lo
sdoppiamento attraversa anche l’opera di Luigi Grassi,
L’estate, forse. Un titolo tutto
letterario che è l’incipit di un attraversamento
psicologico del rapporto con il padre. Un’indagine che
attinge esplicitamente da un’elaborazione di punti di
vista che si lasciano condurre dalla parola. Ancora una
volta si farà appello al realismo magico kafkiano,
all’inestinguibile fuoco de’ La Metamorfosi dove
il padre diviene figlio e il figlio si trasforma in
padre in una continua dualità che Grassi sente propria.
La tensione nelle foto di Grassi non è mai data
dall’esposizione del tormento, il conflitto si dirada
con magica impalpabile eleganza. Nello stesso titolo il
pendolarismo temporale, l’impossibilità di narrare in
maniera cronologica, l’incapacità di definire una
stagione nella sua pienezza solare. |
Nella scultura
Il salto, Antonella Raio riprende il tema del
doppio, un narciso che non si ammira più languidamente nello
specchio d’acqua ma che sembra volerlo sfidare. Un giocoliere di
memoria donghiana che però non vuole stupire lo spettatore ma
indagare sul proprio io duellando con l’immagine di un non-io.
La forza di
questi artisti è quella di avere manifestamente riportato in
primo piano la necessità di una narrazione composita non
scomposta, un’avanguardia che ritrova in antichi dimenticati
maestri un punto di partenza utilizzando tecniche e mezzi
contemporanei, senza timore di essere tacciati di passatismo o
di svilimento di una presunta classicità che spesso la
fotografia e la scultura presumono di possedere come elemento
ontologico e immodificabile.
Antonio Maiorino
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