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Non
solo, quindi, la fine di un amore, presenza-assenza
sempre trascolorata nel ricordo, ma anche la spiaggia
che giace abbandonata dopo i bagordi vacanzieri, solcata
solo da rare presenze; o, infine, la decadenza dei
luoghi ormai desueti che hanno segnato le estati di un
tempo.
La
sensazione dominante, allora, non può che essere la
solitudine, sia quella malinconica dell’autunno in cui
tutto tramonta, sia quella della stagione fredda che
riverbera nell’animo il rigore climatico, sia quella,
non meno pesante, dell’estate, sempre rappresentata
nell’ora più calda, quella del mezzogiorno e della fuga
in hotel per onorare la pensione completa.
In
questo “mare” di Giuseppe Vanni si concentra tutta la
natura bipolare di chi al mare ci vive, e la cui anima è
- da sempre - divisa in due: un eterno dibattersi fra
luce ed ombra, vita e morte, garbino e burrasca. Alta e
bassa stagione.
Giuseppe Vanni vive a Cattolica; laureato in Lettere e
Filosofia all’Università di Bologna, insegna Storia e
Letteratura al Gobetti di Morciano di Romagna. |