Lo
dimostrano le grandi sculture in pietra che recuperano ad un
tempo le schegge di roccia e la tecnica tradizionale dei
costruttori di muri a secco, sebbene con
varianti
imposte da esigenze statiche, o ancora le straordinarie opere
bidimensionali, vere e proprie
pittosculture, realizzate con le terre dai diversi colori, che
Aligia trova nelle colline a ridosso del suo
studio e
setaccia pazientemente.
Un processo
di appropriazione, quindi, questo dell’artista che, come visto,
corre sul binario della
natura (la
pietra, la terra) e del’artificio (la tecnica). E che proprio
per ciò si presenta ricco di senso ancor prima che venga
chiamata in causa la razionalità del manipolatore che pure
interviene nella fase, per cosi dire, conclusiva dell’inerzia
del fare, per “dirottare” la forma verso i significati concepiti
nella
pausa del
“vuoto d’azione”. E questo dato, cosi rilevante, fa resistere
alla tentazione di affermare che
nelle opere
di questo artista manchi un significato a priori perché invece
c’e, a priori, un’intenzione
di senso
rilevabile dalla scelta delle tecniche e dei materiali adottati
attraverso cui l’opera si
realizzerà.
(Andrea
Romoli Barberini)
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Notizia Biografica
Angelo Aligia
è nato
a Maiera (Cs) nel 1959. Giovanissimo, dotato di una
spiccata inclinazione per il disegno,
si
dedica alla scultura, in cui trasferisce l’esigenza di
un rapporto con un principio originale e antropologico,
come
condizione autentica vitale dell’essere umano oltre le
differenze individuali e storiche. Le sue sculture
precedenti agli anni Ottanta, riconducibili ad alcune
esperienze dell’avanguardia storica, si sono sviluppate
nel
tempo in composizioni più libere e sperimentali. L’area
della sua ricerca si colloca sin dagli esordi
nell’ambito poetico del recupero del primario cui si è
venuta ad aggiungere una sensibilità architettonica che
lo ha portato a indagare nel mondo delle forme
geometriche solide regolari. Sfere, piramidi, cubi
vengono affrontati
dall’artista in dimensioni di suggestiva monumentalità
con una prassi esecutiva che riprende l’antica tecnica
dei
muri a secco. Nei suoi lavori più recenti, la sua vena
di rinnovato lirismo lo ha indotto a sperimentare nel
rilievo e nella pura bidimensionalità l’innato senso
della natura che ne connota gli interessi poetici sin
dagli
esordi. I supporti, trattati ora con le terre dei suoi
luoghi d’origine, dalle diverse colorazioni, sono
solcati da
segni
di arcaica impronta su cui campeggiano i “residui”
dell’antica società contadina o, ancora, campiture
con
preziose dorature a sottolineare la nostalgia per quel
nobile e remoto passato. |
La sua
attività espositiva inizia nel 1977 con una mostra di sculture a
Cosenza. Negli anni successivi prende parte a numerose
manifestazioni e mostre personali e collettive in spazi pubblici
e gallerie private, in Italia e all’estero (Roma, Torino,
Firenze,
Napoli,
Norimberga, Londra, Koss, Innsbruck, Lugano). In qualità di
scenografo ha collaborato per alcuni
progetti
teatrali. sue opere sono state collocate nei centri urbani di
Gavorrano (Gr), Cosenza, Praia a Mare (Cs),
Lipari (Me),
Stromboli (Me), Mendicino (Cs), Santa Sofia de Piro (Cs), Piane
Crati (Cs), Diamante (Cs), Santa Severina (Kr). Risiede e opera
a Maierà (Cs).
Presentazione libro
La dorata parmelia. Licheni,poesia e cultura in
Camillo Sbarbaro
a
cura di Giuseppe Magurno,
Spazio Expo Zona Sud Diamante Arte Contemporanea, Loc Vrasi,
Maierà (Cs)
domenica 7 agosto 2011, ore 18.30
Il volume La dorata parmelia. Licheni,poesia e
cultura in Camillo Sbarbaro, a cura di Giuseppe Magurno,
Carocci, Roma 2011 (€ 35,00), nasce dall’occasione di un
convegno di studi sul poeta di Santa Margherita Ligure svoltosi
a Brescia nei giorni 29 febbraio e 1 marzo 2008 e organizzato
dal locale liceo classico “Arnaldo”. Tale volume accoglie gli
Atti del convegno, a cui hanno partecipato botanici e letterati,
e fornisce un ritratto completo dell’uomo, del poeta e del
lichenologo ligure. Infatti Camillo Sbarbaro, singolare figura
di poeta-scienziato, ha coltivato per buona parte della sua vita
una doppia, « estetica passione »: quella per la letteratura
(poesia, prosa, traduzioni) e quella per i licheni. Licheni,
poesia e cultura si sono in lui variamente intrecciati, con
rifrazioni e osmosi reciproche, fino a sovrapporsi e a risultare
interdipendenti. I licheni, metafora dell’esistenza e «
campionario del mondo », hanno alimentato l’immaginario poetico
dell’autore di Pianissimo; e i prodotti del suo
immaginario hanno consolato, non diversamente dai licheni, il
«grande deserto» del mondo. L’avventura poetica e scientifica di
Sbarbaro si è posta sotto il segno degli occhi, organo di senso
privilegiato e capace di inglobare tutta la sua vita (« Tutta la
vita è nei miei occhi »). Guidato dalla passione per i licheni,
Sbarbaro raccolse, nelle sue scorribande per il mondo, i suoi
amati simbionti anche in Calabria, come si evince dal suo
“Ricordo di Cotrone” (Trucioli, 1930 – 1940), lucida,
essenziale descrizione della città ionica, del paesaggio
circostante, della fascia costiera da Catanzaro Marina
all’antica residenza di Pitagora, dove il poeta giunse e
pernottò dopo un avventuroso viaggio in treno lungo il “greco
mar”. Da Crotone Sbarbaro si portò in Sila, vera meta finale del
suo « pellegrinaggio » in terra calabra, dove placò la sua «
nostalgia del bosco ». E il bosco si identificò, nell’occasione,
con la Sila, il cui nome Sbarbaro fece discendere dal greco
hyle ( = selva, natura primeva). Significativo
è inoltre, in tale prosa, l’accenno alle novelle del calabrese
Nicola Misasi, che il poeta lesse da ragazzo con entusiasmo, a
giustificazione della sua attrazione per il nostro altipiano.
Non meno importante per il legame che si può istituire tra il
poeta ligure e la Calabria è la notizia, contenuta nello stesso
scritto, secondo la quale il padre di Sbarbaro, Camillo, sarebbe
stato « di guarnigione » nella nostra Regione.
Notizia biografica
Giuseppe Magurno,
nato a Maierà (CS), dove vive ancora la sua famiglia d’origine,
conseguita la maturità classica a Sapri, si è trasferito a
Milano per iscriversi alla facoltà di lettere dell’ateneo
lombardo, dove si è laureato in lettere classiche. Docente di
italiano e latino, ha iniziato la sua attività professionale a
Brescia, dove vive e risiede. Attualmente insegna Materie
letterarie e latino presso il liceo classico “Arnaldo” , scuola
di antica tradizione umanistica. Ha organizzato un convegno di
studio su Vittorio Sereni nel 2003 e ne ha curato gli Atti (Una
futile passione. Atti del convegno su Vittorio Sereni,
Brescia, Grafo 2007). Ha scritto articoli per riviste di
didattica e due brevi contributi critici su Giancarlo Majorino e
Vittorio Sereni. Ha tenuto corsi su Manzoni, D’Annunzio e
Pascoli per il Comune di Desenzano del Garda (BS).
INFO: Associazione Culturale Diamante Arte
Contemporanea ZONA SUD
Maierà (Cosenza), Località Vrasi Maierà 87020
Tel.
+39 0985.876609; +39 0985.876382
Ingresso libero, tutti i giorni su appuntamento
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