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Di
fatto, il postmoderno smantellando tutti i presupposti
della modernità, che aveva compiuto ogni sforzo per
sconfiggere i capricci della natura e per imporre il
dominio della ragione nell’organizzazione del mondo e
della vita di ciascuno, ci ha lasciato in balia del
caso.
In
questo contesto e nel solco di queste considerazioni, si
snoda il percorso narrativo della mostra articolato in
tre sezioni tematiche: Vanitas Vanitatum,
Sulle ali della libertà e Sorte,
fortuna, destino.
Espongono dieci artisti per un totale di 30 opere
composte con le tecniche più svariate, da quelle
tradizionali alle nuove tecnologie, ma con una forte
prevalenza della fotografia che nel panorama artistico
attuale sembra più attrezzata ad esprimere lo spirito e
l’immaginario del nostro tempo. Tra gli artisti,
Roberto Cicchinè, Francesca Gentili, Elena
Giustozzi, Armando Fanelli, Mauro Mazziero,
Michele Mobili, Sabrina Muzi, Simona
Scarpacci, Rita Vitali Rosati, si segnala la
straordinaria figura di Luigi Di Sarro, medico e
artista, già docente di anatomia all’Accademia di Belle
Arti prima di Macerata poi di Roma, che tra gli anni
Sessanta e Settanta aveva maturato un’importante ricerca
sperimentale sul linguaggio figurativo e le sue forme.
Una ricerca nutrita di grande libertà espressiva, libera
come la sua giovane vita improvvisamente interrotta la
notte del 24 febbraio 1979 quando incontrò un tragico
assurdo destino così riportato dalle cronache
dell’epoca: “agenti in borghese che piantonano
l’abitazione di Andreotti uccidono Luigi Di Sarro che,
alla guida della sua Porche, non si ferma all’alt (aveva
scambiato gli agenti per rapinatori)”. |