Sempre nell'ambito del Progetto "I luoghi della
Memoria" (progetto speciale per il 150 dell'Unità d'Italia,
ideato dal Consigliere Paolo Peluffo), a Firenze, oltre al
monumento di Piazza Santa Croce sono stati programmati, in
collaborazione con il Comune di Firenze e la Soprintendenza
Speciale per il Patrimonio Storico ed Etnoantropologico e per il
Polo Museale della città di Firenze, i restauri dei Monumenti a
Bettino Ricasoli, a Daniele Manin, a Manfredo Fanti, a Ubaldino
Peruzzi e ai caduti di Mentana. Inoltre, su progetto della
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico ed
Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze,
sta per essere attivato il restauro dei Monumenti all'interno
della Basilica di Santa Croce in Firenze. Mentre, su progetto
della Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici
Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Lucca
e Massa Carrara, è previsto il restauro del Monumento a
Pellegrino Rossi a Carrara e su progetto della Soprintendenza
per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed
Etnoantropolgici per le Province di Firenze, Pistoia e Prato, è
previsto il restauro di Giovanni Boccaccio a Certaldo.
La programmazione generale degli interventi citati è stata
coordinata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici della Toscana e dalle Soprintendenze della regione
con la collaborazione della Prefettura di Firenze e della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Unità Tecnica di
Missione.
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Certo però che, sia per la collocazione
accanto alla Basilica di Santa Croce, vale a dire ad uno
dei monumenti simbolo di Firenze, sia per le colossali
dimensioni (l'effige è alta quasi 10 metri e il
manufatto ha una base quadrata di 4 metri e mezzo di
lato), il restauro del monumento a Dante Alighieri
assumere un rilievo particolare.
Autore dell'opera è Enrico Pazzi (1819 -1899), scultore
già allievo del Sarti a Bologna e molto attivo a Firenze
attorno al 1860 dove, nello studio di Duprè, si
accosterà al romanticismo del maestro.
Nel 1851 Pazzi aveva eseguito un piccolo modello della
statua di Dante Alighieri con il proposito di farne una
copia colossale in marmo da offrire al Municipio di
Ravenna, sua città natale.
Il Municipio di Ravenna aveva però rifiutato l'offerta a
causa dell'enorme spesa che avrebbe dovuto sostenere
anche se, successivamente, data l'ammirazione suscitata
dal modello, era stato deciso di costituire un Comitato
per aprire una pubblica sottoscrizione al fine di
realizzare l'opera ed offrirla al Comune di Firenze
affinché fosse collocata in una pubblica piazza come
"espiazione dell'esilio dato al grande poeta dai suoi
cittadini".
Raccolta la somma non rimaneva che eseguire l'opera e, a
tal fine, venne utilizzato un blocco di marmo di Carrara
di grandi dimensioni che giunse a Firenze nell'estate
del 1863. Nell'aprile del 1865 la statua fu collocata
sulla base dove fu, finalmente, completata.
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Il Consiglio comunale aveva deliberato, con atto
del marzo 1864, che, date le proporzioni e la convenienza di
collocare il Monumento al Divino Poeta presso al Tempio di Santa
Croce, al Pantheon di tante glorie Italiane", la scultura fosse
collocata al centro di Piazza Santa Croce, anziché in Piazza
Vecchia di Santa Maria Novella come in precedenza ipotizzato.
L'inaugurazione fu fissata per il 14 maggio 1865, in occasione
del sesto centenario della nascita del poeta. Successivamente,
con delibera del 15 giugno 1967, la Giunta Municipale approvò i
lavori per lo spostamento del monumento a Dante dal centro della
Piazza di Santa Croce, in modo da restituire a quello spazio il
suo originario valore e consentire, così, lo svolgimento del
calcio storico.
Per la sistemazione definitiva fu proposta, tra le altre, la
collocazione su un'apposita piazzola realizzata
sulla gradinata della Basilica di Santa Croce, nell'angolo con
Via San Giuseppe ma questa soluzione suscitò numerose polemiche
oltre all'opposizione dei Frati francescani. Alla fine,
comunque, tale sistemazione fu confermata e il progetto
esecutivo, approntato dalla Divisione Belle Arti, fu approvato
dalla Soprintendenza nel febbraio 1969.
La crisi dell'Amministrazione comunale comportò un ritardo nella
esecuzione dei lavori il cui inizio ebbe luogo il 19 maggio 1971
protraendosi fino al settembre quando la statua venne
definitivamente ricollocata. L'inaugurazione della nuova
collocazione avvenne il 7 ottobre 1971.
Da allora nessun intervento è stato più realizzato e lo stato
del monumento, nelle sue componenti in marmo bianco di Carrara,
rosso di Verona, marmo bardiglio e arenaria, mostrava non
piccole problematiche. Per effetto dell'inquinamento
atmosferico, dei turisti ma anche delle passate vicende del
monumento.
Ad esempio, i silicati, quasi certamente impiegati nel restauro
a fine anni Sessanta, interagendo negativamente con gli effetti
delle escursioni termiche provocate dal clima sul monumento
completamente esposto agli agenti atmosferici, potrebbero aver
favorito il formarsi di fenomeni esfoliativi consistenti,
evidenti in alcune porzioni più esposte, anche in concorso con
l'azione acida dei depositi inquinanti presenti nell'atmosfera.
Nelle porzioni dilavate dalle precipitazioni atmosferiche il
modellato evidenziava una superficie opaca fortemente erosa e di
consistenza zuccherina mentre, in tutte le porzioni in cui il
particellato inquinante può accumularsi, erano evidenti croste
nere di spessore anche consistente. Molte parti delle superfici
scultoree del basamento, in particolare le teste dei marzocchi,
apparivano soggette ad attacchi biologici e presentavano
integrazioni anche estese e tassellature. La presenza di
volatili andava aggiungendo agli strati inquinanti ulteriori
depositi organici altamente corrosivi. A tutto ciò si andava ad
aggiungere il degrado meccanico prodotto da un consistente
flusso turistico verso la basilica di Santa Croce, quindi
tutt'intorno al basamento, spesso utilizzato come appoggio e
talvolta addirittura oggetto di arrampicate.
Il piede in arenaria risultava consunto e soggetto alla classica
rottura con esfoliazione della matrice in pietra. Inoltre già
durante lo smontaggio del monumento, nel 1968, si era constato
che la testa della statua presentava una grossa lesione
all'attaccatura del collo con il busto, tanto da richiedere un
consolidamento tramite l'inserimento di perni metallici.
Gli interventi di restauro, pur nella specificità dei diversi
materiali impiegati nella realizzazione del monumento, hanno
seguito una metodologia sostanzialmente omogenea. Alla fase di
analisi, è seguito un intervento di eliminazione dei depositi e
delle incrostazioni, seguito dal lavaggio con acqua deionizzata
e dalla applicazione temporanea di un trattamento biocida,
trattamento che dopo i tempi necessari di azione è stato
eliminato. Alla nuova pulitura con bicarbonato d'ammonio in
soluzione acquosa supportato da polpa di carta e sepiolite, è
seguito un ulteriore lavaggio, per passare quindi ad una
integrazione e alla stuccatura delle fessure, per completare il
tutto con il consolidamento delle zone di distacco. Conclusa la
fase di pulitura e consolidamento, là ove necessario, si è
proceduto all'applicazione di un prodotto idrorepellente e di un
secondo antiscritta, entrambi studiati ed applicati in modo da
non alterare nel tempo le pietre sottostanti.
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