Con assonanze del tutto personali come sempre indaga in un suo
vocabolario immaginifico che stimola la riflessione. Le sue
parole, come boe galleggianti, emergono raccontando umori e
suggestioni ben al di la dei loro significati apparenti e
invitano a un lungo viaggio nella memoria attivando un dialogo
intimo con noi stessi. I colori o gli umori della Città
trasfigurati attraverso l’esperienza anche distante di altri
territori sono protagonisti e si ritrovano quasi prigionieri in
uno spazio che sembra voler dire molto più dei singoli vocaboli
di Bucarelli.
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Insistendo nelle sue tematiche sull'identità, la
comunicazione, lo scritto contrapposto al visuale, il
cognito e l’incognito, Bucarelli continua a sperimentare
in questi nuovi lavori un mix di fotografia e
tridimensionalità. L'effetto è sorprendente e
spettacolare, senza mai perdere il gusto dell’ironico
messo al servizio di un contrappunto intellettuale che
porta l'osservatore dentro ad un meccanismo più
complesso di quello che aveva creduto accostandovisi.
Così le parole si animano tra giochi barocchi e
minimalisti nelle solide cornici di ferro e nei colori
delle terre, degli optical acrilici e delle immagini
fotografiche dialogando con l’inquietudine di chi vi si
avvicina.
Dalle
botole dell’antico pavimento tre prigioni contemporanei
cercano con mani argentee di andare oltre. Sono i "sé",
i nuovi lavori, con cui Bucarelli gioca con la
spazialità fisica e intellettuale, un sé da cui si cerca
di uscire, ma anche un sé.... capace di destabilizzare
il tempo. Accanto a loro torna "Confine" che con il
piombo dei carpentieri Pievesi segna anch' esso un
"sé.." fragile e mobile nel verde brillante della
campagna circostante e con il rosso dei mattoni. E'
ancora uno spazio da attraversare il mare spumeggiante
blu come un cielo notturno dell’Umbria di Shaa'r, la
Porta della speranza verso un nuovo Io. I bianchi fiori
di mandorlo di Mula, gioco tra lingua e dialetto (in
provenienza da Trieste) riflette sulla complessità
dell’identità umana e il bisticcio tra percezione e
realtà (ma quale? Se...). In una cornice piovono gocce
d’argento e scandiscono il sottile e inquietante confine
tra il tempo e il temporale, tra la meteorologia e il
suo scatenarsi; la luce si scompone in orizzonti
sintetici dove solo il contrasto, come in un processo
alla Mondrian, resta a testimoniare l’essere
nell’astrarsi dal tempo in cui è. |
dal 23 Ottobre 2011 al 15 Gennaio 2012
Museo Civico Diocesano di S. Maria dè Servi -
Città della Pieve
Venerdì/sabato/domenica dalle 10 alle 12,30 e
dalle 15,30 alle 18
Informazioni: tel. 0578.299375 065815223
Organizzazione:
Maddalena Santeroni
Angelo Bucarelli
Eclettico e versatile, Angelo
Bucarelli è entrato nel mondo artistico romano degli inizi degli
anni Settanta, dividendosi tra pittura, scultura, fotografia e
cinema, lavorando, fra l’altro, anche come assistente di Claude
Lelouche e di Federico Fellini. Nel 1978 ha avuto la sua prima
personale a Roma alla Galleria Pan di Carola Barbato. In
seguito, ha sperimentato altre forme di espressione artistica,
come la grafica, realizzando numerose pubblicazioni, fra
cataloghi d’arte e libri illustrati. Celebre fu il libro
gonfiabile di plastica ideato con Roberto D’Agostino. Nel 1983
si è trasferito a New York, dove è entrato in contatto con
l’ambiente culturale newyorkese e ha lavorato affianco a
importanti artisti come Richard Poussete Dart, Arman, Arnaldo
Pomodoro, Beverly Peppers o Larry Rivers. Inoltre, nella città
americana ha svolto la sua attività sia come art director di
Artforum International, la prestigiosa rivista newyorkese, sia
come curatore di diversi progetti, mostre ed allestimenti.
Nel 1989 è ritornato a Roma dove, da allora, vive nella
sua casa-studio-laboratorio a Trastevere, dividendo la sua
passione per la scultura con le attività di stimato e apprezzato
curatore di mostre, eventi e progetti culturali internazionali.
Negli ultimi anni ha intensificato il lavoro di scultura
concettuale, lavorando materiali come il ferro, il bronzo, il
rame e l’alluminio, realizzando sculture che giocano
sull’identità e la forza evocatrice della parola. Dope le mostre
del 1978 un lungo periodo come curatore, organizzatore e
designer, ritrova nel 2006 la scultura. Nel 2007 é al Mart di
Rovereto, a Milano alla My Own Gallery, a Capri alla Conchiglia.
Nel 2009, è in “Unconditional Love” alla 53a Biennale di
Venezia, ed è stato invitato alla 4° Biennale di Arte di Baku in
Azerbaijan. Nel 2010 con Corrado Anticoli: Nomi e Cognomi al
Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado. Maggio 2011 a Trieste
con la Mostra : Trieste Scontrosa Grazia – esposizione insignita
della Medaglia del Presidente della Repubblica. Settembre 2011,
a Roma al Museo Centrale Montemartini, Cities of New York.
Santa Maria
dei Servi,
Insieme a Santa Lucia, San Francesco, Sant’Agostino, è il più
importante degli insediamenti monastici che si attestano
nell’allora Castel della Pieve intorno alla metà del sec. XIII o
poco dopo. I Servi di Maria trovano collocazione fuori Porta
Romana tra gli anni 1260 – 1270. L’importante storia dell’Ordine
servita a Città della Pieve è attestata anche dalla
straordinaria vicenda artistica che si incentra soprattutto tra
il sec. XVI e il sec. XVIII, tra Rinascimento e Barocco. Il
percorso museale ruota intorno all’opera più significativa e
sorprendente della vecchiaia di Pietro Perugino, la “Deposizione
dalla Croce”. L’interno della Chiesa è stato completamente
modificato nel primo ventennio del ‘700 e costituisce il più
bell’esempio barocco di Città della Pieve. Significativi sono i
resti dell’edificio trecentesco, come le splendide crociere
gotiche del coro, della sagrestia e del coro inferiore. Un
intervento di restauro ha recuperato l’aula liturgica, gli
stucchi, gli intonaci, riportando le colorazioni originarie, e
le opere pittoriche degli altari.
Dalla chiesa attraverso un percorso si arriva ai restaurati vani
sottostanti dove sono esposte le tele di proprietà
ecclesiastica. Le opere documentano la pittura a Città della
Pieve tra la seconda metà del sec. XVI e i primi del sec. XVII.
Periodo questo particolarmente importante in quanto la città
diventava un vero e proprio centro artistico nel lasso di tempo
che va dall’insediamento della famiglia dei della Corgna (1550)
all’elevazione a Città e a sede di Diocesi (1600).
Straordinarie sono le testimonianze artistiche di questa nuova
esposizione. Nel 1564 arrivava in Città, trovandovi stabile
dimora, il pittore toscano Nicolò Circignani detto “Il
Pomarancio”, dal quale nasceva intorno al 1568 il non meno
famoso Antonio, che lascerà numerose opere nella suo luogo
natale. Inoltre, andrà citata la presenza di un altro importante
pittore toscano, Salvio Savini. Da Orvieto approdava a Città
della Pieve nel 1578 il pittore Cesare Nebbia. Nel 1581,
dall’orvietano Ferdinando Sermei nasceva Cesare, pittore noto
soprattutto ad Assisi. Si segnala infine la presenza del pittore
perugino Alessandro Brunelli, notevole artista riscoperto
recentemente. I dipinti sono disposti secondo una sequenza
tematica incentrata sulla Vita di Cristo, in particolare
sull’episodio della Crocifissione e sui dogmi di Maria.
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