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Inoltre, come è sempre
stato, i figuranti restano immobili in forme
plastiche per tutto il tempo della sfilata, dando
vita e dei veri e propri quadri viventi, una sorta di
pagina tridimensionale di letteratura popolare. Si
tratta di un linguaggio che, anche in questo nuovo
secolo/millennio, conserva tutta la sua forza di
comunicazione e di impatto emotivo per l’originalità
delle idee, per la ricercatezza dei costumi e dei
colori, per l’imponenza e l’arditezza delle forme. Un
linguaggio che resta ancorato alla tradizione, pur
adeguandosi ai mutamenti di costume e di cultura. Come
una volta, i costruttori dei carri lavorano
gratuitamente per oltre un mese, per la soddisfazione di
un premio simbolico, per l’applauso della folla e,
soprattutto, per l’affermazione dell’idea che esprimono
con il carro.
Quella di
Mezzaquaresima era festa di origine pagana che
interrompeva il grigiore della Quaresima con un giorno
di carnevale. Prendeva così vita la sfilata del carro
della Vecchia (rappresentata da un enorme e grottesco
mascherone) e il corteo di carri accompagnati dal lancio
di confetti e di aranci. La Vecchia, nella tradizione
romagnola, era vista come la colpevole di tutti i mali
della stagione agricola passata e per questa
colpa, dopo un processo caricatura, veniva segata (da
qui la ricorrenza della “Segavecchia”) o, come succedeva
a Casola, bruciata in piazza tra canti, urla e balli con
un rogo di purificazione e di buon auspicio per la
stagione che stava per iniziare.
Info: Ufficio Informazioni
Turistiche Casola Valsenio tel. 0546 73033
www.terredifaenza.it
https://proloco-casolavalsenio.blogspot.com
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