“Bollywood – The Show!”
è uno musical originale che tra danze tradizionali, musiche
coinvolgenti e grande spettacolo rappresenta le vicende della
più grande dinastia cinematografica indiana, la famiglia
Merchant.
“Bollywood – The Show!”
è lo show di
Bollywood di maggiore successo in tutto il mondo. Una produzione
internazionale, applaudita da oltre 500.000 spettatori nella
stagione passata solo in Italia, “Bollywood – The Show!”
arriva a Bologna dal 27 al 30 gennaio al Teatro
EuropAuditorium.
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Una
combinazione di successo tra la variegata musica
indiana, le canzoni popolari e i ritmi inebrianti,
costumi straordinari, danze sensuali, interpreti
affascinanti e la magia contagiosa dei film di Bollywood.
Bollywood è l’industria cinematografica della metropoli
indiana Mumbai (chiamata Bombay fino al 1995). Il nome
Bollywood è nato alla fine degli anni ‘70 e consiste in
un gioco di parole: la lettera iniziale di Hollywood
viene sostituita dalla lettera B come Bombay, la
capitale nella quale risiede la più grande industria
cinematografica del mondo.
Alla
creazione di “Bollywood – The Show!” hanno
partecipato tutti i talenti dell’industria
cinematografica indiana: le scene di danza sono di
Vaibhavi Merchant, coreografa pluripremiata del
cinema indiano.
Elaborati effetti di luce e coloratissimi
costumi offrono allo spettatore una vera e propria festa
dei sensi della durata di due ore. Gli oltre 1.000
costumi provengono dall'atelier dello stilista Bipin
Tannas, che ha vestito le star di Bollywood per
tutti i piu' grandi film indiani: nei suoi laboratori
vengono lavorati innumerevoli pallettes, bottoni, tele
di seta e costumi policromi.
Le
musiche, ricostruite con amore e cura filologica, sono
di Salim e Sulaiman Merchant, un mix di ritmi
tradizionali e delle più celebri hit musicali del cinema
indiano, con la presenza, tra gli altri, di strumenti a
percussione recuperati dai riti antichi.
In
“Bollywood – The Show!” i contrasti tra la
tradizione indiana e l’affascinante mondo del cinema
sono presentati nella tipica storia d’amore
“bollywoodiana” nella quale tutti gli ingredienti sono
dosati, come in uno speziato piatto al curry.
“Bollywood – The Show!”
è il coloratissimo omaggio all’industria cinematografica
indiana che ricrea 100 anni di musica e danza
tradizionale nel breve spazio di 100 minuti. |
Prevendite biglietti
presso la biglietteria del teatro EuropAuditorium in Piazza
Costituzione 4 a Bologna (apertura dal lunedì al sabato ore
15-19), presso il Circuito VIVATICKET-CHARTA, i punti d'ascolto
delle IperCoop e il Circuito TICKETONE, oltre alle prevendite
abituali di Bologna e con carta di credito
su
www.teatroeuropa.it
Per informazioni: 051 37.25.40 – 051
63.75.199
info@teatroeuropa.it
NOTE DI REGIA -
La saga di una
grande dinastia
“Bollywood
– The Show” è un’epopea che tratta di famiglie, dinastie e sogni
e attraversa oceani e generazioni.
Mio nonno ha
trascorso la sua intera esistenza in India e mio padre è nato e
cresciuto nella vecchia Bombay. Da bambino guardavo film in
Super 8 sulla sua vita in India negli anni ‘40. Da allora
l’India mi ha incantato. Ho vissuto esperienze straordinarie
attraversando il Rajastan in treno, percorrendo il Kashmir a
piedi e studiando i cortei rituali della tradizione indiana.
Tre anni fa, a
Mumbai, ho avuto il grande onore di incontrare Vaibhavi
Merchant. Inizialmente volevo solo proporle di creare le
coreografie di un nuovo spettacolo di danza. Ero sicuro che la
variegata musica indiana (le canzoni popolari, i tamburi
esaltanti e i ritmi dinamici) erano gli ingredienti perfetti per
dar vita a uno spettacolo teatrale fantastico, con costumi
straordinari, danze sensuali, interpreti affascinanti e la magia
contagiosa dei film di Bollywood. Sapevo che Vaibhavi aveva
creato i balletti del campione d’incassi “Lagaan”
e che stava lavorando alle coreografie pompose ed esotiche del
film “Devdas” e alla deliziosa produzione
“Hum dil de Chuke Sanaam”. Sapevo anche che Vaibhavi,
era la coreografa di maggior successo di Bollywood, considerata
la “regina delle storie d’amore”. Ignoravo invece, che lei
stessa discendesse da un’antica e affascinante dinastia. Tra i
suoi antenati figurano famosi ballerini di Kathak di Jaipur. Suo
nonno, il famoso Hiralal, è stato il re della danza indiana,
nonché coreografo di alcuni classici dell’epoca d’oro del cinema
hindi. La loro storia abbraccia 70 anni di produzioni
cinematografiche all’interno di un’industria straordinaria. La
famiglia Merchant ha così costituito la base della storia.
Ho quindi
compreso che la storia che volevo raccontare si sarebbe dovuta
basare su eventi reali. Tuttavia, l’ho arricchita con tutti gli
elementi caratteristici di una pellicola “Bollywood-Masala”,
comprimendola drammaturgicamente: volevo celebrare sia i
classici film di Bollywood che quelli contemporanei. Vaibhavi è
riuscita a coinvolgere nel progetto Salim e Sulaiman Merchant,
due tra i più famosi e moderni compositori musicali dei giorni
nostri. Naturalmente è stato subito chiaro che anche i due
fratelli si chiamavano “Merchant” (mercante) di cognome e così
abbiamo costituito la famiglia dei “mercanti di Bollywood”. Da
allora la nostra famiglia è considerevolmente cresciuta,
adottando molti dei più grandi attori, ballerini, designer e
artisti indiani di ogni genere. La famiglia ha visitato
l’Australia, la Nuova Zelanda e ora anche l’Europa per
incontrare nuovi parenti: il resto della compagnia e voi, gli
spettatori.
Siamo
diventati una famiglia fantastica, e mi auguro che apprezzerete
il tempo che passerete con noi, i “mercanti di Bollywood”.
Insieme, forse, potremo fondare una nuova dinastia di stelle del
cinema.
di Toby
Gough
LA STORIA
Una vera
storia di Bollywood è come un piatto indiano al curry. Occorre
saper dosare le spezie giuste: il conflitto, la storia d’amore e
il lieto fine!
Bollywood – The Show
unisce la fiction alla realtà. Il conflitto tra Ayesha
(coreografa e regista moderna di successo), e suo nonno
Shantilal (il grande re del cinema tradizionale indiano), è
tratto infatti dalla storia familiare di Vaibhavi Merchant, la
coreografa dello spettacolo.
La vicenda ha
inizio in India, nei deserti della regione del Rajastan, nel
tempio di Shiva. La famiglia Merchant è custode della tradizione
della danza Kathak (la danza degli dei). Shantilal Merchant è
l’ultimo esponente di una lunga stirpe di guru e ora la
tradizione rischia di estinguersi. In passato, nell’era d’oro
dell’industria cinematografica di Bollywood, aveva lavorato come
regista e coreografo. La lacerazione del paese aveva spezzato il
cuore e l’anima della gente e Shantilal pensava che il cinema
avrebbe potuto curarne le ferite. In un momento in cui
l’industria cinematografica rischiava di diventare estremamente
commerciale e anarchica, corrotta dalle mode occidentali e
denaro sporco, Shantilal aveva fondato una scuola di danza nel
deserto, nella quale insegnava e manteneva in vita le danze
tradizionali folcloristiche.
Contro il suo
volere, sua nipote Ayesha abbandona il Rajastan diventando la
regina tra le coreografe e le registe della Bollywood
contemporanea. La chiamano “la principessa delle storie d’amore”
e tutto ciò che tocca si trasforma in oro.
Nonostante
appartengano alla stessa famiglia, la loro concezione di
coreografia cinematografica non potrebbe essere più diversa:
Shantilal crede che il cinema possa cambiare la vita delle
persone, mentre Ayesha sostiene che il cinema possa aiutare la
gente a fuggire dalla realtà.
Il conflitto
risiede proprio nei concetti di realtà e fantasia.
Il loro
dissidio, che sembra essere insormontabile, è nato nel momento
in cui Ayesha si è ribellata alla formazione classica, decisa a
seguire lo stile di danza moderno occidentale.
Quando Ayesha
viene a conoscenza dell’imminente morte del nonno, decide di
fargli visita per rappacificarsi. Il suo viaggio la riporta nel
cuore dell’India, nel deserto del Rajastan e quindi tra le
braccia del suo amore d’infanzia Uday.
Ayesha viene
letteralmente sopraffatta dalle coloratissime danze e dai ritmi
martellanti dei tamburi delle feste folcloristiche del Rajastan
e percepisce la forza della secolare tradizione familiare.
Nei templi si
spengono i fuochi, Shantilal muore e non c’è nessuno che
manterrà l’antica tradizione della danza degli dei. Ayesha
decide di sposare Uday e di rimanere nel Rajastan per proseguire
la scuola di danza del nonno mantenendo quindi la tradizione
familiare, ma a suo modo: conducendo la scuola con un nuovo
equilibrio tra moderno e antico.
E così nel
finale dello spettacolo assistiamo a una colorata, toccante ed
energica fusione tra elementi di danza folcloristici, classici,
moderni, occidentali e indiani. Le lacrime si sono asciugate, le
vecchie ferite si sono rimarginate e un antichissimo conflitto
si risolve in un possente viaggio nel cuore sacro della danza.
Viaggio
nella musica dell’India
La storia
della famiglia Merchant di Bollywood ha rappresentato, per noi,
un viaggio all’interno della musica, della danza e del cinema
indiani. Il nostro compito era quello di ricreare 100 anni
di musica nel breve spazio di 100 minuti.
L’India è
una nazione musicale:
ogni villaggio, regione e stato possiede il proprio folclore e
la propria scuola di musica tradizionale (o ‘Gharana’). La
musica a Bollywood deriva da una lunga tradizione di Ggharana e
di maestri che hanno tramandato queste tradizioni di generazione
in generazione: maestri come Ustaad usavano uno strumento ad
arco, molto simile al violoncello ma decisamente più piccolo. La
sua peculiarità deriva dal modo in cui viene suonato: con la
parte posteriore della punta delle dita anziché con la punta
stessa. Ustaad Sultan Khan contiene ‘Kesariya Balam’,
un’autentica composizione popolare originaria del Rajastan che
chiede agli amati di fare ritorno a casa. La melodia è in ‘Raga
Maand’ e vi si può sentire la voce di Karsan Sagathia. Il Maand
è un particolare Raga che si è sviluppato come musica di corte
nel Marwar. È molto complesso, ma col tempo si è tramutato nelle
forme popolari che conosciamo oggi.
Le ballate di
principi cavalieri e di eroi popolari locali cantate utilizzando
il Raga Maand hanno una potenza evocativa in grado di risuonare
in tutto il deserto. La prova della sua popolarità è data dal
fatto che gli è dedicato un intero festival musicale a Jodpur.
Sia Karsan Sagathia che Ustaad Sultan, provengono dalle
desertiche regioni rurali del Gujarat.
Ogni attività
umana è vista in India come un dono del cielo, con un’origine
divina, e le rappresentazioni artistiche non ne fanno eccezione.
La musica viene fatta risalire alla dea Saraswati, spesso
raffigurata nell’atto di suonare la vina (strumento musicale
a sette corde, simile al liuto) o a Krishna, che suona il
flauto. Shiva, come Nataraja, è il dio della danza. Si dice
che per tenere lontano il demone Tripurasur, la danza creata dal
dio onnipotente Shiva Shankar abbia chiamato a sè i Rasa (le
emozioni provocate dalla musica) “Veera” (eroismo) e “Radura”
(rabbia). Oggi questa forma di Nritya (tipo di danza) è chiamata
‘Tandava’ (e talvolta anche ‘Shiv Tandava’). Spesso durante la
danza, le forze distruttive raffigurate dalle emozioni eroiche e
di rabbia raggiungono tali livelli che il pubblico è in grado di
percepire le forze vendicative e la terra agitarsi sotto i suoi
piedi.
Per ricreare
la Tandava, abbiamo lavorato con Pundit Bhavani Shankar, maestro
in pakhavaj. Il pakhavaj è uno strumento del nord
dell’India molto simile al dholak (piccolo tamburo a due
superfici, suonato con due piccole bacchette di legno) ma dal
suono più profondo e potente. Lo strumento acquisisce una
risonanza più profonda grazie a un impasto per l’accordo che
resta sempre attaccato alla superficie destra. Si dice che fosse
lo strumento del dio Ganesha e che deriva dallo strumento di
Shiva, il damru (piccolissimo tamburo, a forma di
clessidra; si dice che Shiva lo abbia suonato durante la sua
Tandava Nritya). Pundit Bhavani Shankar
e il pakhavaj possono essere ascoltati nella “danza di Shiva”
che apre lo spettacolo.
Seguiteci in
questo viaggio mistico di musica e danza in continua evoluzione,
melodie evocative e ritmi scoppiettanti di Bollywood!
Salim e
Sulaiman Merchant
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