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CORSA DEI BUOI - Asigliano Vercellese (VC)
LA CORSA DEI BUOI
La corsa dei buoi
asiglianesi è da lungo tempo contrastata dagli studiosi e storici che
richiedono un documento, una prova, come “verità storica” e non come
“voce popolare”.
La voce popolare
dice che una peste locale nel 1436 portasse morte e desolazione tra gli
uomini e gli animali nel paese; i suoi abitanti disperati chiesero
grazia a
San Vittore con la promessa di fare correre gli animali più lenti, i
buoi, in segno di gioia e gratitudine.
Il Santo esaudì queste preghiere e la peste cessò il suo incedere. I
primi documenti storici che accennano alla “corsa” risalgono al 1658
scritti da un certo C.A. Bellini, che annota sia la corsa coi carri che
la distribuzione del pane.
Altri documenti,
li troviamo nell’archivio parrocchiale asiglianese in una relazione
fatta dal Parroco don Francesco Bernardino Lanino nel 1770 dove vengono
descritti i festeggiamenti a S.Vittore: “dopo messa (Parrocchiale),
fanno correre quanto mai si possa dire quattro cara tirati da buoi
carichi di pane, qual pane terminata la corsa si benedice (nell’oratorio
di S.Vittore) e lo distribuiscono”. |
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Un altro
fattore molto determinante sul mancato accenno delle origini
della corsa dei buoi in documenti sono le numerose lotte che la
fortezza di Asigliano dovette soccombere nei secoli fino a
giungere nell’ultima battaglia del 1545. Infatti, anche in
questa contesa è stato distrutto per l’ennesima volta il Comune,
quindi la Parrocchia e il Castello dei Signori, che si trovavano
ubicati dentro ad essa, quindi eventuali documenti, furono
dispersi tra le fiamme.
Con la
tradizionale "corsa" non si esaurisce tutta la festa patronale.
Il folklore di questa giornata non sminuisce il senso della
preghiera e della vocazione verso Colui che dal 1436 è stato
eletto Custode della comunità asiglianese. Gli stessi elementi
che potrebbero essere, a prima vista profani, acquistano il
senso del sacro e diventono dei "segni".
I BUOI,
ai quali si vuole quasi correggere la natura tranquilla e
pacifica, sono segno di offerta sacrificale; non solo in onore
al Santo. Vi è sacrificio e offerta da parte degli uomini,
insieme al sacrificio degli animali per propiziare il Signore:
sembra di sentire riecheggiare nel libro di Giona, l'imperiosa
parola del re di Ninive che ordina."Uomini e bestie, bovi e
pecore, non vadano al pascolo, non bevano acqua: si converta
ciascuno dalla sua cattiva condotta".
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IL CARRO TRIONFALE o CARRO DEL PANE
vuole continuare la
"Grande Messa" celebrata in chiesa. Il pane
benedetto viene conservato in tutte le case e riporta al
"segno eucaristico". Per proteggere gli animali
dall'afta epizootica nell'anno 2001, per la prima volta
il Carro del Pane non era trainato dai buoi ma da un
trattore.
IL CERO
che viene accolto da una famiglia in rappresentanza di
tutto il popolo, è segno della luce. In origine questo
grosso Cero pesava 50 chilogrammi, oggi qualche chilo in
meno.
I "NASTRI"
colorati, infine, e la loro distribuzione sono simboli.
Nel
corso dei secoli questa bella festa ha subìto delle
sospensioni, non per mancanza di fede, ma per fattori
esterni. Troviamo una testimonianza scritta il 5 maggio
del 1846. Il sindaco Giovanni Varalda, riunita la giunta
comunale, propone la sospensione della Festa Patronale
per la mobilitazione di militari della Guardia Nazionale
per il disimpegno di vari servizi pubblici d'urgenza.
Motivi analoghi anche negli anni 1859 e 1862.
La
fantasia popolare fece nascere in quegli anni la
leggenda dei rumori di carri lanciati a briglia sciolta
nella notte lungo il selciato vicino alla chiesa votiva
del Santo e di saette di fuoco scaturire dallo scalpitio
degli zoccoli senza che nessun animale vi corresse.
Nella
delibera del 1866 troviamo che la riconferma della Festa
Patronale non soltanto era dovere della chiesa, ma era
compito anche dell'Amministrazione Civica indurre i suoi
abitanti a parteciparvi. |
L'INCANTO dei CARRI.
La tradizione vuole, nel giorno del sabato che precede la festa
patronale, allo scoccare delle ore 12,00 col suono festoso delle
campane, che si proceda all'incanto dei carri che daranno vita,
di domenica, alla corsa dei buoi per lo scioglimento del voto.
Il rito viene celebrato in Municipio alla presenza dei Priori,
delle Autorità Comunali capeggiate dal Sindaco e da tutta la
popolazione asiglianese che per l'occasione riempie
all'inverosimile la sala del Consiglio comunale. L'atmosfera è
"rovente" per gli aspiranti protagonisti dello scioglimento del
voto. le occhiate e i gesti d'intesa tra gli "Auriga" sono parte
integrante dell'asta dei carri, battuta dalla guardia comunale
del paese. Un rituale che si replica ogni anno a partire dal
1700. Nei tempi antichi, quando i buoi abbondavano nelle
campagne, tutti i contadini desideravano partecipare all'impegno
preso dai nostri antenati per sciogliere il voto con lo
svolgimento della "corsa dei buoi". Allora, i Priori di quei
tempi, e qui siamo sul finire del 1700, escogitarono questa
forma di appannaggio che li aiutasse a sostenere le numerose
spese per la realizzazione della festa. Ancora oggi "l'asta" si
svolge offrendo "emine" di grano. L'Emina o Mina o
Quartone, è un'antica misura agraria vercellese introdotta verso
il 1650 pari a litri 23,005556: l'emina poi si divide in 16
coppi di Vercelli da litri 1,43847 cadauno; il quarto di coppo o
quartina era di litri 0,35946. Dobbiamo sottolineare che alcuni
partecipano all'incanto per sciogliere un "voto" contratto con
San Vittore in un momento di difficoltà familiare, risolto
felicemente. partecipano all'asta, senza badare al numero di "emine"
pur di accaparrarsi o il "Carro del Pane" o un carro per la
corsa, e mantenere la promessa fatta a San Vittore. si inizia
l'incanto con "il carro del Pane" dopodichè segue l'incanto dei
quattro carri (ognuno formato da una coppia di buoi) che
gareggiano alle ore 12 della seconda domenica di maggio.
Asigliano Vercellese (Vercelli)
Domenica 8 maggio ore 12.00
www.asigliano.it
comitato@asigliano.it
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