Antoni Clavé (Barcellona 1913 – Saint
Tropez 2005), è tra gli artisti più
interessanti su cui si accenderanno i
riflettori durante la 56. Biennale di
Venezia. È infatti protagonista di una
grande retrospettiva organizzata dalla
Galleria d'Arte Maggiore di Bologna presso i
magnifici spazi della Scoletta dei Battioro,
sul Canal Grande. Tra i maggiori
protagonisti dell'arte dello scorso secolo,
Clavé è un artista dalla personalità
poliedrica capace di scarti inaspettati e di
inesauribile complessità, uno spirito
curioso e sempre voltato verso la
sperimentazione. La mostra veneziana vuole
mettere in luce la continua sfida ai
processi artistici tradizionali operata da
Clavé per tutto l'arco della sua carriera,
spaziando attraverso le diverse produzioni
dell'artista
Pochi sono gli artisti che nel corso
del XX° secolo sono riusciti, come Antoni
Clavé, a coniugare un'altissima coerenza
artistica e intellettuale con una mai sopita
tendenza alla sperimentazione. Ed è proprio
quest'unità, nella complessità, ad essere
protagonista della mostra organizzata
durante la 56. Biennale d'Arte di Venezia.
Aperta dalla grande scultura in bronzo,
“Guerrier et bouclier”, in esposizione si
troveranno gli oli in omaggio al grande
maestro Greco, assieme alle sperimentazioni
degli anni '70 a tecnica mista, con
l'utilizzo del collage e dei rilievi su
foglia d'alluminio e le grandiose tele degli
anni '90. Se la scultura ha per tema la
figura umana – un guerriero, ultimo erede di
una civiltà scomparsa, una composizione
ricca di mistero eppure pervasa di ironia -,
le opere degli anni '70 recano,
letteralmente, in assenza le tracce degli
oggetti che compongono la quotidianità
dell'artista. Si prosegue poi con gli omaggi
a Greco, ripetuto in varianti sempre
diverse, come un leitmotiv o un'ascendenza
che pervade la sua produzione. Si vede così
come Clavé sia preso in una riscrittura
della proprie influenze, come sia capace di
far proprio l'esempio dei maestri, perché
anch'egli maestro. Nelle opere più recenti,
grandi tele a olio, la figurazione si perde,
diluitasi in una mai perduta gestualità
pittorica, in cui si inseriscono collage e
si intersecano tecniche diverse: ogni
decennio apre a nuove sperimentazioni, ogni
tecnica è assunta dall'artista come mezzo
per conoscere ed esprimere il mondo. Vu à
Vicky Street, con il suo rosso - colore
simbolo per chi conosce l'opera dell'artista
– presenta una gestualità non furiosa, ma
guidata da un'istintualità artistica,
pensata, dove il pennello segna le linee del
mondo e del pensiero. In queste opere, dalle
notevoli dimensioni, rivivono elementi e
suggestioni che hanno pervaso tutta la
carriera di Clavé, i suoi colori notturni,
la sua capacità di far convivere la materia
con l'intelletto, il mondo con la sua
sublimazione artistica, la tradizione
storica con le scoperte dei suoi viaggi,
come quello compiuto negli anni '80 a New
York dove scopre i muri, i manifesti, i
graffiti che diventano parte dell'opera
d'arte.
Mai come in Clavé vediamo un'applicazione di
quella che Henri Focillon chiamò «poesia
dell’azione»; se ci dovesse essere una
conferma che l'animo prende forma attraverso
le mani e le mani sono la forma dell'animo
d'artista, la produzione dell'artista
sarebbe il documento decisivo, un elogio
della mano, per dirla con le parole del
critico francese. In Clavé, il gesto è la
prosecuzione del pensiero, un'organizzazione
del caos, una chiamata a cui l'artista non
abdica mai, fino alla fine della sua
carriera. Clavé indaga, dunque, il fondo
della realtà con gli oggetti, con gli
strumenti o con un'idea e riscopre laggiù la
grazia che si mostra nel disordine
dirompente: così le macchie chiare e le
punte di rosso che illuminano di bagliori
inaspettati i toni bruni, il nero, il grigio
e il blu di Prussia, come stelle. Una
produzione generosa e irrompente, ricca di
svolte e fatta di sperimentazioni ardite con
tanti slanci verso il nuovo e l’inconsueto,
il tutto filtrato dal ricordo della calda
terra natale.
Info: Galleria Maggiore, Bologna tel.
+39051235843
info@maggioregam.com
www.maggioregam.com
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