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L’Ariosto, nel XXXIII canto dell’
Orlando Furioso, cita i fratelli Dossi tra i pittori di quai la fama
sempre starà fin che si legga e scriva al pari di Leonardo,
Mantegna, Bellini, Michelangelo, Raffaello, Sebastiano del Piombo e
Tiziano. Dosso, il più famoso dei fratelli Dossi, raggiunse gloria,
fortuna ed ebbe commissioni dalle più importanti corti rinascimentali
italiane. La mostra, allestita in quelle stesse sale che tra il 1531 ed
il 1532 lo videro protagonista a Trento assieme al fratello Battista
nella decorazione del Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio,
racconterà lo straordinario percorso di questo eccentrico pittore del
Rinascimento. Ideata dalla Galleria degli Uffizi di Firenze nell’ambito
del progetto “La città degli Uffizi”, la rassegna proporrà una trentina
di dipinti che metteranno a confronto le opere di Dosso e Battista
tracciando le tappe artistiche di Dosso alla corte di Alfonso d’ Este a
Ferrara, a Pesaro presso la duchessa Eleonora d’ Urbino fino a Trento al
servizio del principe vescovo Bernardo Cles. Questi magnifici dipinti
realizzati da Dosso nel corso della sua lunga e fortunata carriera
dialogheranno con gli affreschi del castello. Il principe vescovo
Bernardo Cles, consigliere degli imperatori Massimiliano I e Carlo V,
grande umanista, amico di Erasmo da Rotterdam e cardinale che sfiorò
l’elezione a pontefice, ha per Dosso parole di elogio e ammirazione. Del
resto, Dosso arriva a Trento preceduto da grande fama tanto da essere
pagato il doppio rispetto ai colleghi Fogolino e Romanino, anche loro
impegnati a rendere magnifica la residenza principesca. |
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La rassegna sarà un modo per
ricordare anche il legame che unì i Dossi alla città del Concilio:
Trento fu infatti la città che diede i natali a Niccolò Lutteri il padre
di Dosso e Battista, e dove visse prima di trasferirsi a Mirandola sul
finire del Quattrocento. Verosimilmente un giovanissimo Dosso iniziò da
Mirandola un percorso formativo che lo portò a conoscere i più grandi
maestri del Rinascimento. Nella complessa pittura di Dosso, originale,
elegante ed allegorica, affiora costantemente l’influenza dei grandi
maestri: da Venezia apprende la lezione di Giorgione ( in mostra vi sarà
il celebre Suonatore di flauto della Galleria Borghese), da Roma conobbe
la maestria di Raffaello ( in mostra alcune stampe da Raffaello di
Marcantonio Raimondi) , con Tiziano ( in mostra vi sarà il ritratto di
un cavaliere di Malta proveniente dagli Uffizi) vi fu un costante
colloquio artistico, a Ferrara incontrò Michelangelo ( in mostra due
magnifici disegni di Casa Buonarroti). Dagli inizi del Cinquecento
divenne ben presto il pittore favorito dei duchi di Ferrara,
abbandonando la corte soltanto in due occasioni, la prima a Pesaro al
servizio della duchessa Eleonora di Urbino e la seconda a Trento quando
affrescò diversi ambienti del Castello del Buonconsiglio. Vita di corte,
la sua. Dalle vallate trentine alla corte degli Este a Ferrara, vale a
dire in uno dei centri culturali più raffinati del mondo d’allora.
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Qui, ma anche altrove, trovò una
committenza intelligente, stimolante, non contraria, anzi apertissima ad
accogliere le sue meravigliose creazioni che risentono e risuonano di
storie sacre, mitologiche con il filtro dell’invenzione, delle
conoscenze alchemiche, di una sottile vena di intelligente ironia e
divertimento. La mostra, curata dallo storico dell’arte Vincenzo
Farinella, e coordinata dal direttore del Buonconsiglio Franco Marzatico,
porterà alla luce nuovi documenti e si potrà tracciare un inedito
ritratto del grande pittore estense. La possibilità di allestire
l'esposizione nelle sale dossesche del Castello stimolerà ad una
revisione del delicato problema della collaborazione instauratasi a
Trento tra i due fratelli, convocando altre opere dello stesso ambito
cronologico, di poco precedenti o posteriori la realizzazione della
decorazione del Buonconsiglio, analogamente frutto dell'intervento
congiunto di Dosso e di Battista. La mostra sarà articolata in cinque
sezioni, orientate a fare luce in particolare sull'attività svolta dai
due fratelli pittori nel terzo e quarto decennio del Cinquecento, a
monte e a valle dell'intervento nel Magno Palazzo di Bernardo Cles. Trai
capolavori dosseschi ci sarà anche il magnifico dipinto Giove pittore
di farfalle quadro enigmatico quanto la Tempesta del
Giorgione . La storia del dipinto, conservato fino a qualche anno fa al
Kunsthistorisches Museum di Vienna ed ora custodito nel Castello del
Wawel a Cracovia, ha affascinato gli studiosi per il messaggio che cela
e per la straordinaria qualità esecutiva. Opera confiscata nel 1939 dai
nazisti alla famiglia del conte Lanckoronski, è una delle più
significative prove della maturità del pittore ferrarese. |
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E’ un palese omaggio alla pittura,
rappresentata da Giove intento a dipingere sulla tela alcune farfalle mentre
Mercurio si rivolge ad una figura femminile chiedendole di fare silenzio per non
disturbare la divinità. Naturalmente non mancheranno i capolavori dosseschi
conservati agli Uffizi, alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, alla Galleria
Estense di Modena, alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara, alla Fondazione Roberto
Longhi di Firenze, alla Collezione Cini di Venezia, alla Pinacoteca Brera di
Milano, alla
Galleria Borghese di Roma.
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Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
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