|
LA NATURA OBLIQUA
ALFREDO CASALI,
ANGELO DEL BON, MARIO GIACOMELLI
a cura di Chiara
Gatti
Il Chiostro arte
contemporanea
viale Santuario 11,
Saronno
Inaugurazione domenica, 23 febbraio ore 17.00
Fino all’11 maggio
2014
Nel De rerum natura,
Lucrezio, diceva che «gli atomi cadono in linea retta nel vuoto, in base
al proprio peso: in certi momenti, però, essi deviano impercettibilmente
la propria traiettoria, finendo per incrociarsi fra loro». Legato ai
concetti della fisica epicurea, Lucrezio immaginava così la formazione
dei corpi. Come un'aggregazione di particelle solide e indivisibili,
capaci di sommarsi per dare origine alle più diverse forme della natura.
Una caduta libera nel vuoto, che grazie a un minimo andamento obliquo
poteva a suo giudizio, generare la vita.
Ecco allora spiegato
il titolo della nuova mostra che Il Chiostro arte contemporanea ha
progettato nell'ambito del suo ciclo di “dialoghi a tre”. Ovvero
collettive concentrate sull'incontro ideale fra autori di diverse epoche
e linguaggi, accomunati tuttavia da un denominatore sottile, invisibile
come gli atomi, eppure determinante. |
|
|
In questo caso, la
natura, come specchio di un ordine logico, quasi fisico, presente
all'origine delle cose. La natura che sboccia da un incrocio di fattori,
dallo scontro di molecole in un reticolo di direzioni. La natura che è
rigorosa, calcolata, matematica. Ma che, all'interno di questo suo
equilibrio perfetto, di questa sua armonia, finisce sempre per stupire,
provocare percezioni inattese, incantare con risultati lirici. Lo
insegnava Cézanne quando ritraeva il mondo secondo «il cilindro, la
sfera, il cono», a caccia di una regola nel visibile, ma senza perdere
mai di poesia, sospensione.
Così, Angelo Del Bon,
maestro del chiarismo storico, con i suoi colori acquosi, le forme
sbriciolate nel colore, delineava paesaggi e nature morte guidato da un
sesto senso per la linea, tremula ma precisa, anche lei (come gli atomi
di Lucrezio) tesa a incrociare trame in un tessuto impalpabile di
riflessi. Più solido, nella composizione e nel contrasto netto fra zone
d'ombre e di luce, è il lavoro del grande fotografo Mario Giacomelli,
ugualmente impegnato nella ricerca di una logica nella visione del
creato, nei suoi campi arati come grafici cartesiani, nelle colline
fatte a scacchi, nelle ombre lunghe che, sull'erba, disegnano, tragitti,
parabole, prima di sciogliersi nel buio profondo. Allo stesso modo,
Alfredo Casali sposa con garbo ragione e poesia nelle sue nature aeree,
scorci punteggiati di alberi in assenza di gravità, galleggianti nel
vuoto, proprio come particelle in sospensione. Nel sogno o in un
equilibrio calcolato. Legge e miracolo di natura. O di pittura. |
Alfredo Casali
Alfredo Casali nasce a
Piacenza nel 1955. Dopo varie esperienze artistiche tra pittura, poesia
visiva e studi filosofici (nel 1983 si laurea a Bologna con Luciano
Anceschi), Casali approda a un originale linguaggio fondato su alcuni
elementi archetipici ricorrenti all’interno di veri e propri cicli. Sono
le case, i tavoli, gli alberi, le nuvole, le lavagne a costituire da ora
i riferimenti permanenti di una poetica rarefatta ed essenziale. Tra i
primi ad accorgersi e a valorizzare la sua arte è Giovanni Fumagalli,
che lo vuole tra gli artisti della sua galleria (la storica Galleria
delle Ore di Milano) e che, dal 1986 al 1996, fungerà da guida e da
maestro. Nel 1993 è invitato alla XXXII Biennale d’Arte Città di Milano
e alla III Biennale di Cremona, dove torna nel 1999 per la VI edizione.
Numerose le mostre, anche personali, in Italia e all’estero, fra cui la
recente personale al Centro Culturale San Fedele di Milano, la
partecipazione alla mostra dedicata a Imre Reiner e all’astrazione
internazionale in programma al Museo d’arte di Mendrisio, oltre alla
mostra Sogno e Confine, Casali, Cemak, Folon e Giacometti, allestita nel
2012 alla Galleria Biffi di Piacenza.
Angelo Del Bon
Angelo Del Bon nasce a
Milano nel 1898. Nel 1922 si diploma a Brera con Ambrogio Alciati e nel
1928 è già invitato alla Biennale di Venezia. L’anno successivo
partecipa alla seconda mostra del gruppo di Novecento, ma è anche l’anno
in cui stringe amicizia con Edoardo Persico, il critico che definirà le
linee di un’arte libera dai canoni di Novecento, da apprezzare più per
la spontaneità del linguaggio che non per l’impostazione
classicheggiante. |
|
Persico rivendica l’importanza
del colore, e del colore chiaro in particolare, da cui deriva il nome del gruppo
appunto del Chiarismo, così come lo definirono Leonardo Borgese e Guido Piovene.
Del Bon, insieme a Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni e Adriano Spilimbergo,
delineano una tendenza in cui quello che conta non è lo stile, ma il contenuto
spirituale, l’ansia esistenziale. Da qui il segno incerto di Del Bon e i suoi
colori chiari e acidi, quasi un espressionismo introverso che si traduce in una
“tensione senza gridi” come aveva scritto Marina De Stasio in un bel testo per
una mostra alla Galleria San Fedele di Milano. Del Bon esegue nel 1933 un
affresco per la “Villa Studio di Figini-Pollini alla Triennale e nel 1934 vince
il prestigioso Premio Principe Umberto con l’opera Lo Schermidore. Vivrà
fino al 1952 tra Milano e Mantova, sviluppando una pittura in cui le figure e le
cose sono colte nella dimensione più indifesa, ma lirica (Elena Pontiggia).
Muore prematuramente a Desio nel 1952. Opere di Del Bon sono esposte
permanentemente in collezioni pubbliche milanesi come Museo del Novecento e Casa
Boschi di Stefano e in vari musei italiani.
Mario Giacomelli
Mario Giacomelli nato nel 1925
a Senigallia dove è scomparso nel 2000, lavorò tutta la vita nella Tipografia
Marchigiana e si dedicò alla fotografia (in gioventù anche alla pittura e alla
poesia) soltanto nel tempo libero, fotografando i dintorni di Senigallia. Le sue
immagini rappresentano un vero e proprio capitolo nella storia della fotografia.
Nel corso degli anni Cinquanta, ma soprattutto dopo che il MoMA di New York
acquistò la serie Scanno, nel 1963, Giacomelli acquisì grande fama in Italia e
all’estero. Nelle sue foto, quasi sempre in bianco e nero, di cui curò
personalmente la stampa fino a portare a galla i segni che più lo interessavano,
la realtà era trasfigurata in idee e sensazioni, superando il dibattito allora
in corso nella fotografia italiana, fra formalisti e neorealisti. Il segno che
ottenne nelle sue stampe è memorabile; i neri carichi e il forte contrasto
chiaroscurale hanno contribuito a evidenziare il segno grafico di un paesaggio
traghettato in una visione astratta delle sue forme e i suoi confini. Giacomelli
ha altresì affrontato temi esistenziali, legati all’iconografia dell’amore e
della sofferenza, soprattutto nei lavori a sfondo sociale.
Il Chiostro arte contemporanea
Orario: da martedì a venerdì
10/12.30 – 16/18.30
Sabato e domenica 10/12.00 e
pomeriggio su appuntamento.
Chiusura per festività dal 20
al 27 aprile
Per informazioni:
tel. 029622717
info@ilchiostroarte.it
www.ilchiostroarte.it
|
|