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Ennio Coltorti
in
L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ
di
Luigi Pirandello
regia Ennio
Coltorti
con Ennio Coltorti, Sergio Smorfa, Simona Allodi, Gioietta
Gentile, Caterina Taccone, Matteo Fasanella, Antonio Coppola, Nina
Raja, Francesco Ricci, Ladislao Liverani, Michele Prosperi
Costumi di Rita Forzano
Scene di Jacopo Bezzi
Teatro
Arcobaleno – Stabile del Classico,
Via Francesco Redi 1/a (Roma)
28 novembre - 21 dicembre 2014 - venerdì, sabato e domenica
A distanza di 95
anni dalla sua prima messa in scena (era il maggio del 1919)
L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ di Luigi Pirandello arriva al
Teatro Arcobaleno di Roma dal 28 novembre al 21 dicembre con la
regia di Ennio Coltorti.
Uno dei testi più
amati e rivisitati del drammaturgo siciliano, prende vita per la prima
volta attingendo alla corporeità della Commedia dell’Arte, e
all’Opera Buffa esaltando la migliore tradizione performativa
italiana, per restituire al pubblico il Pirandello più puro e
viscerale, grottesco e ironico, attraverso la riscoperta
dell’animalità dei suoi personaggi. |
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In “L’Uomo, la
bestia e la virtù” Pirandello ha dato sfogo a tutta la sua ironia e
critica sociale, tanto da rendere questa storia di passione,
amore, matrimonio borghese e “corna” simbolo di una società malata,
la nostra, dove il limite tra bene e male è nascosto dalle apparenze
e dove maschere e parole giocano a nascondino con la verità.
Apologo in tre atti,
come definito dallo stesso Luigi Pirandello, L’Uomo, la Bestia e la
Virtù, narra la storia del Professor Paolino (uomo o forse
bestia?), la signora Perella (la presunta virtù) e il marito di questa,
Signor Perella (bestia o forse uomo) che culminerà in un “guaio” da
riparare in maniera ambigua e inaspettata.
Il tutto raccontato
attraverso il sarcasmo del drammaturgo - che anche nelle
didascalie gioca ad attribuire a ogni personaggio un equivalente
animalesco - e portato in scena da Ennio Coltorti, insieme a una squadra
di giovani attori che, per confrontarsi con
l’autore, ha utilizzato per mesi la tecnica della Commedia dell’Arte.
Un lavoro raffinato
che si fa forte delle indicazioni registiche dello stesso Pirandello,
per uno spettacolo tanto fedele al testo, da apparire un vero e
proprio omaggio a esso, a 95 anni dalla sua prima messa in scena.
L’Uomo, la Bestia e la
Virtù di Luigi Pirandello con la regia di Ennio Coltorti sarà in scena
al Teatro Arcobaleno dal 28 novembre al 21
dicembre.
Prezzo biglietti:
13 – 19 euro.
Info e prenotazioni: 06.4402719 -
info@teatroarcobaleno.it
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L’uomo, la bestia e
la virtù
Note di regia
Affrontare Pirandello
significa avere il coraggio di andare a frugare nei meandri delle
ipocrisie del nostro tempo. “Della nostra civiltà” direbbe l’autore,
alludendo forse in realtà a tutto il genere umano che nelle società più
“avanzate” indossa una maschera per nascondere il proprio egoismo
“bestiale”. “
Dio ci ha donato la
parola per nascondere il pensiero” sosteneva un grande cinico come
Talleyrand. Il gusto provocatorio di questo crudo aforisma rivela una
caratteristica spesso presente nei comportamenti degli uomini cosidetti
“civili”: per Pirandello ”l’uomo” civile maschera con la “virtù” la
propria “bestia” e quindi lui con la sua chirurgica abilità linguistica
e drammaturgica mostra fin dall’inizio, in questo testo, la bestia che è
in noi (è addirittura indicato nelle didascalie, per ogni personaggio,
l’equivalente animalesco) distruggendo inesorabilmente quella maschera
(dell’amore, della fedeltà, dell’onestà etc.) e rivelando alla fine
l’essenza utilitaristica, opportunistica e ipocrita degli esseri umani.
Lo
spettacolo, rispetta fedelmente il testo.
Dopo un primo periodo
dedicato all’apprendimento della tecnica della Commedia dell’Arte, si è
presa in esame l’opera del grande drammaturgo e il contesto storico in
cui si trovò ad operare. Poi, dopo un’approfondita analisi a tavolino
del testo, si è cominciata in palcoscenico una sorta di improvvisazione
sui personaggi partendo proprio dalla Commedia dell’Arte e dalla tecnica
della ricerca dell’animalità dei personaggi. |
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La scelta successiva
dell’allestimento scenico e dei costumi è stata fatta tenendo presente l’estrema
teatralità suggerita dalle didascalie e dalla struttura del testo.
Il riferimento musicale
all’Opera Buffa di fine ottocento (sicuramente conosciuta e apprezzata
dall’autore) concludeva la scelta dei riferimenti a quello stile grottesco cui
Pirandello (grande estimatore del teatro tedesco di quel tempo) fece così
profondamente ricorso nello scrivere quella che divenne presto la commedia più
comica e più rappresentata tra quelle regalateci da questo nostro grande autore
che tutto il mondo ci invidia.
Ennio Coltorti
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