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I due, nel
viaggio, mentre attraversano strade spettrali e complanari deserte,
danno vita ad un duello di parole sprezzante e spietato dal quale
affiorano ferite e desideri inconfessabili, pensieri acuminati simili a
colpi di spada, meditati con sapienza per ferire e sedurre al contempo.
Scrivono i registi Giommarelli e Gardumi nelle note:
“Quanto è importante dire tutta la verità all'interno
della relazione d'amore? Quanto peso ha il mistero che ognuno di noi
porta invariabilmente dentro di sé, nell'alimentare la fiamma viva del
rapporto? La curiosità nutre la fantasia e si scatena solo di fronte a
ciò che pensiamo di non conoscere completamente, che crediamo ci
nasconda almeno un segreto (...). Questobrevissimo spaccato di vita
coniugale si può leggere in molti modi, ma quello che abbiamo voluto
percorrere è forse il più imprevedibile, in cui la parola, piuttosto che
affermare, nasconde (...). Quello che portiamo in scena è un tentativo
estremo di ricostruire il desiderio attraverso il fantasticare,
trasfigurando la realtà dentro un volo pindarico che rischia di
sollevare sempre più in alto, solo per far precipitare ancora più
brutalmente”.
Nella
seconda parte radice quadrata di tutto è l'ironia, se in
Splat è una mosca, tra gli insetti più sordidi, a raccontare al
pubblico, e dunque ai suoi “quattro lettori”, le bassezze dell'essere
umano, e il disagio di vedersi diverso. Infine nel monologo
L'esame diventa necessaria una riflessione sul mondo della
scuola e, da ultimo, inaspettatamente, sui professionisti del teatro. |