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Frutto di una
stringente ricerca comparativa, sostenuta dalle tesi filosofiche sulla
ritenzione del tempo tessute da molteplici autorevoli personaggi, da
Jorge Luis Borges a Gilles Deleuze, l’esposizione tende a considerare
l’arte come un passage in cui tempo, materia e forma finita si
addensano intorno alle epoche che abitano, rappresentandole.
Il confronto tra le
opere di Pietro Canonica e quelle di Roberto Paolini pone l’accento
sulla sinonimia della visione che hanno avuto sul loro tempo e avvalora
la tesi del processo artistico come risoluzione del furore creativo,
stimolando la conoscenza dell’arte scultorea. Pur con le dovute
differenze intrinseche all’uso dei materiali presi in considerazione ma
anche dei committenti e dei siti finali, i due artisti sembrano
richiamarsi l’un l’altro per quel portato auratico che contraddistingue
la ieraticità della loro produzione artistica.
Pietro Canonica,
piemontese d’origine e romano d’adozione interviene, attraverso le sue
sculture, sul giogo della materia come mezzo per lo spirito. Roberto
Paolini, anch’egli piemontese d’origine e emiliano d’adozione, quasi
cento anni dopo e a distanza, gioca con la materia considerandola come
un veicolo d’espressione da abbandonare appena conclusa. Un fil rouge
che dalle sale espositive al piano terra attraversa la ricca gipsoteca
snodandosi fino agli ambienti del piano superiore, con innesti
espositivi minimi e intimisti. Qui il pubblico potrà ammirare uno dei
pochi esempi di residenze private d’artista rimaste in Italia.
Un’occasione per scoprire, rivalutare e conoscere il patrimonio
nazionale artistico, mezzo di visione lucida e storicamente definita del
periodo che esso rappresenta in un momento in cui l’arte funge da punto
di congiuntura e scambio internazionale, ieri come oggi. |